POSSIBILE QUERELA PER DIFFAMAZIONE
Sulla questione sono stati interrogati sei testimoni, i quali hanno confermato le parole di Harrison. Subito dopo il match, i due si sono trovati nella stanza del supervisor Tom Barnes, ultima occasione in cui si sono parlati. “Ho detto a Barnes che avrei firmato un qualsiasi documento in cui sarei stato sospeso senza appello se fosse emerso un briciolo di prova a conferma di quanto detto da Donald – ha continuato Harrison – gli ho chiesto se avrebbe fatto altrettanto e ha declinato”. Tra i due non corre buon sangue: quello di New York è stato l'ultimo episodio di una saga iniziata otto anni fa, sempre via Twitter. Sembra che Young avesse manifestato il suo disappunto per la convocazione di Harrison in Coppa Davis. “Però stavolta è deludente che sia arrivato a questo livello di accuse, peraltro senza nessuna possibilità che potesse essere vero, però ha provato a cogliere l'occasione per danneggiare la mia immagine”. E allora c'è la possibilità di una querela per diffamazione, anche se Harrison non sa ancora bene come procedere. “Per come la vedo io, penso che debba subire le stesse conseguenze che avrei affrontato io se le accuse fossero state vere, perché altrimenti si può creare un pericoloso precedente in cui si può accusare qualcuno senza fondamento e non avere ripercussioni. Io credo che sia sufficiente che venga pesantemente multato, se non addirittura sospeso”. Harrison e Young si sono ritrovati al torneo di Delray Beach, dove hanno perso rispettivamente al primo e al secondo turno. Dopo i fatti di New York, non si sono più parlati.