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Riccardo Bisti
21 September 2018

“Quel viaggio in macchina, a Shanghai...”

Tony Godsick, storico manager di Roger Federer, ha raccontato come è nata l'idea di organizzare la Laver Cup. In una bella intervista con Tennis Magazine, ha poi svelato cosa significa e cosa comporta essere il manager del tennista più famoso del mondo. Le sue giornate iniziano ogni giorno alle 4.30.

“Tre anni fa, mentre tornavano da Shanghai, durante un viaggio in macchina, Roger prese la parola e disse che bisognava fare qualcosa per onorare Rod Laver. Un accordo di sponsorizzazione o qualcosa del genere”.
A parlare è Anthony Lewisohn Godsick, noto come “Tony”, storico manager di Roger Federer, l'uomo che sin dal 2005 rappresenta il più famoso tennista del mondo. Prima lo ha fatto per conto del colosso IMG, poi i due hanno pensato bene di staccarsi e creare la loro compagnia. L'hanno chiamata “Team8”. “Quest'uomo ha vinto 200 titoli e io guadagno di più giocando un'esibizione di quanto lui abbia intascato in tutta la carriera. Quello che ha fatto è stato straordinario” diceva Federer. È nata così, con una chiacchierata informale, la Laver Cup che prenderà il via stasera (ore 20, diretta SuperTennis). Federer e Godsick decisero di fare qualcosa di diverso, innovativo. “È andato oltre le aspettative. È qualcosa di mai visto. Lo scorso anno c'è stato il doppio Federer-Nadal: dicono che assomigli alla Coppa Davis, ma mi viene da ridere. Non c'è nulla di simile, sono appena tre giorni. Il nostro obiettivo è creare un evento di lunga durata, che diventi un appuntamento fisso in calendario e dia grande visibilità al tennis maschile. Oggi non puntiamo al business, ma fare in modo che tutti siano contenti di giocarla e che il pubblico non veda l'ora di seguirla”. Secondo Godsick, ogni singolo componente della Laver Cup (Tennis Australia, USTA, Team8 e l'imprenditore Jorge Paulo Lemann) ha a cuore il tennis. “E io sono andato a parlare con tutti gli Slam: volevamo portarla nelle quattro sedi dei Major, perché trovo criminale che certi impianti vengano sfruttati soltanto un paio di settimane all'anno”. La trattativa non è andata a buon fine, ma la competizione è nata comunque.

GENEROSO E PAZIENTE
Si è chiusa parlando di Laver Cup un'interessante intervista in cui Godsick ha raccontato il dietro le quinte del suo lavoro con Roger Federer. Una chiacchiarata fiume con Kamakshi Tamdon e pubblicata sul sito di Tennis Magazine, la nota rivista americana. Il manager americano (nonché marito di Mary Joe Fernandez) ha raccontato una serie di chicche. “Molti agenti credono di aver creato il giocatore. Io sono consapevole di essere stato molto fortunato: non so se ho aggiunto qualcosa alla sua carriera, ma sono certo di non averlo danneggiato. Roger è una grande persona: penso alla solidarietà. Ci sono tante fondazioni, spesso sono create per ragioni di immagine, mentre lui è davvero coinvolto. Entro la fine di quest'anno avrà donato 50 milioni di dollari”. Parlando degli aspetti più belli e più complicati del suo ruolo, Godsick ha detto di essersi innamorato della Svizzera. Ci va 10 volte all'anno e lo trova un Paese “miracoloso”, perché si passa dai laghi alla possibilità di sciare in pochi minuti. “Senza dimenticare le persone che lo circondano, da Mirka Vavrinec ai suoi amici, che poi sono diventati anche i miei”. L'aspetto più complicato riguarda la necessità di seguire tutti gli affari legati al nome di Federer, sparsi in tutto il mondo. Per questa ragione, le giornate di Godsick scattano alle 4.30 del mattino per assecondare il fuso orario europeo. D'altra parte, lo segue solo negli Slam e in pochi altri tornei. In quasi 14 anni di collaborazione, il cambiamento principale ha riguardato la popolarità. Oggi Federer è uno degli atleti più riconosciuti su scala mondiale, ma non sempre è stato così. “È più difficile muoversi: nel 2005 entrava in un ristorante e lo riconoscevano 2-3 persone, oggi lo riconoscono tutti. Ha le guardie del corpo, ma a lui piace essere indipendente. La cosa buona è che la fama non l'ha cambiato per niente. È la stessa persona di tanti anni fa, credo che la gente lo apprezzi soprattutto per questo. Dopo tanti anni, se non fosse davvero così, ormai si saprebbe. Forse la famiglia lo ha reso ancora più paziente”.

FUTURO LUMINOSO
Secondo Godsick, il suo assistito avrà sempre successo, qualsiasi cosa voglia fare, anche dopo il ritiro. Federer sa ascoltare, elaborare e dare risposte sensate. “Credo che potrà fare cose che non ha mai neanche immaginato". Tra queste c'è la compagnia Team8, aperta proprio in società con Godsick. “Io ho lavorato per 20 anni in una grande azienda – prosegue Godsick – ho imparato molto, vedevo che cresceva ma io non ne sarei mai diventato il proprietario. Ma io volevo qualcosa di più, che mi appartenesse. Allora ho pensato agli affari, fare qualcosa di più piccolo e insieme a Roger. Oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta. Possiamo prendere decisioni, essere creativi, fare attività che non potremmo svolgere in altre situazioni”. A livello manageriale, hanno già nomi importanti: Juan Martin Del Potro e la super promessa Cori Gauff, ma il portfolio di tennisti dovrebbe aumentare di 2-3 unità nei prossimi dodici mesi. “Sicuramente avremo un golfista, inoltre rappresentiamo Henrik Lundqvist, hockeista dei New York Rangers”. Per adesso, tuttavia, Federer è anche un cliente della sua Team8. E allora si prova a monetizzare un'immagine che non conosce cali di popolarità, anche se gli ultimi risultati sul campo non sono stati al pari delle aspettative. Il recente accordo con Uniqlo non è stato l'unico: Federer ha appena siglato un accordo con Rimowa, lussuoso marchio di valigie. Per le scarpe, invece, “non c'è fretta – dice Godsick – stiamo parlando con varie aziende. Quanto al marchio RF, dico alla gente di continuare a indossarlo. Sono fiducioso che al momento opportuno tornerà a Roger”. E il business avrà un nuovo impulso. C'è da scommetterci.

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