La Davis è diventata una questione di soldi. Il maxi-montepremi stabilito da Kosmos elargirà parecchio denaro ai giocatori e alle loro federazioni, senza che queste debbano intervenire in prima persona per pagare i tennisti. Per questo, probabilmente, la settimana di Madrid sarà piena di giocatori di fascia medio-alta, quelli che non possono permettersi di rinunciare a un sostanzioso bonifico. La confessione arriva da Robin Haase, ragazzo schietto, che ha ben descritto quello che succederà dal 2019. Il numero 50 ATP non ama la nuova formula e, ai tempi della riforma, aveva ben descritto i suoi sentimenti in un post pubblicato su Twitter. “Ho sempre giocato a tennis perché è la mia passione. Ok, molti giocatori possono guadagnarsi da vivere e lo faccio anch'io. Tuttavia, non è la ragione per cui ho iniziato. Ed è sempre stato un onore rappresentare il mio Paese”. I numeri lo certificano: Robin gioca in Davis dal 2006 e ha messo insieme 56 partite, con un bilancio di 34 vittorie e 22 sconfitte. Tuttavia, la piramide economica del tennis è sempre più ripida: secondo Haase, i primi 20 possono permettersi di rinunciare ai quattrini di Kosmos, ma tutti gli altri no. Per questo, se l'Olanda dovesse qualificarsi alla fase finale (per riuscirci dovrà battere la Repubblica Ceca a Ostrava: complicato, ma non impossibile), andrà a Madrid per le Davis Cup Finals. Lo farà per la bandiera, certo, ma soprattutto per soldi. “Ogni giocatore ha la garanzia di intascare di circa 150.000 dollari. Non mi trovo nella posizione di rifiutare una cifra simile – ha detto – può permetterselo qualcuno dei primi venti, ma io no”. E stiamo pur sempre parlando di un giocatore che ha intascato quasi 6 milioni e mezzo di dollari in carriera (lordi), quasi un milione nel solo 2018.