PRIMO BLOCCO – Alcuni retroscena sulla finale di Coppa Davis tra Francia e Belgio. A cinque giorni dalla sfida, Yannick Noah aveva detto a Pierre Hugues Herbert che non sarebbe stato nel quartetto, lasciando spazio al doppio Mahut-Benneteau. Tuttavia, impressionato dalla reazione di Herbert, ha cambiato idea all'ultimo. “Se mi fossi trovato al posto del giocatore, probabilmente me ne sarei andato!” dice Jacopo Lo Monaco. Quella di Lille non è stata una grande finale, con il solo doppio come match davvero equilibrato. “Giocando così male nel game più importante, Bemelmans si è auto-escluso dall'eventuale quinto match”. Il problema dei belgi è che il tennis di Darcis non fa neanche il solletico a Lucas Pouille, che dunque ha portato a casa un punto che si ricorderà tra decenni. “Si conferma sempre di più il tennista-quadrifoglio” scherza Jacopo, che continua a considerarlo piuttosto sopravvalutato. La sua fortuna rappresenta un buon 50% dei meriti della Davis francese (“In Giappone non c'era Nishikori, contro la Gran Bretagna mancava Murray, mentre tra i serbi non c'era Djokovic”). Il 35% dei meriti va Yannick Noah, che però ha effettuato alcune scelte rischiose: per sua fortuna, gli è andata bene. Il restante 15% va agli altri componenti della squadra. Il Board dei tornei del Grande Slam ha approvato alcune norme e proposte: riflettiamo sulla riduzione delle teste di serie, che nel 2019 torneranno a sedici. Secondo Jacopo è un bene: oggi si tutelano troppo i top-players. La prima voce di Eurosport è favorevole anche lo shot-clock: a suo dire, potrebbe avere effetti benefici anche sul modo di stare in campo di alcuni giocatori. Sapendo di avere soltanto 25 secondi, qualcuno potrebbe evitare di fare scambi troppo lunghi.