Viste le possibili conseguenze, a Daniel Evans è andata di lusso.
Con una decisione di tre pagine, pubblicata martedì 3 ottobre sul proprio sito e girata come da prassi agli organi di stampa, l’International Tennis Federation ha comunicato che la positività alla cocaina riscontrata nel mese di aprile
costerà al britannico un anno di squalifica, metà della quale è praticamente già trascorsa. Evans era stato trovato positivo a un test delle urine svolto in data 24 aprile 2017, durante l’ATP 500 di Barcellona. Il campione, analizzato nei laboratori WADA di Montreal,
ha evidenziato delle tracce di cocaina e del suo metabolita (la Benzoilecgonina), così il 16 giugno è stata comunicata la violazione al giocatore, e dieci giorni più tardi è scattata la sospensione provvisoria da parte dell’ITF, in attesa della decisione. Come era lecito pensare già ai tempi della conferenza stampa rivelatrice di Evans, che leggendo un breve comunicato aveva ammesso di aver assunto cocaina precisando di averlo fatto fuori dalle competizioni,
è stato determinante proprio il fatto che l’utilizzo sia arrivato in un contesto totalmente estraneo al tennis. Particolare che, norme alla mano, fa tutta la differenza del mondo.
COCAINA PROIBITA SOLO DURANTE LE COMPETIZIONI
La cocaina rientra infatti nella categoria degli stimolanti, sostanze che per la WADA sono proibite solamente “in-competition”, ovvero nei controlli svolti durante i tornei.
L’eventuale positività nei test effettuati a domicilio, nelle settimane di assenza dal circuito, non ha invece alcuna rilevanza per l’antidoping, perché in quel caso l’utilizzo della sostanza viene considerato ricreativo e non legato all’attività sportiva. La linea è molto sottile, visto che la sostanza può rimanere rintracciabile nelle urine fino a sette giorni dopo il consumo, quindi un utilizzo nella settimana precedente a un torneo può venire scovato durante il torneo stesso, proprio come pare sia andata nel caso di Evans. Ma il periodo dell'assunzione resta fondamentale nella determinazione di una eventuale sospensione. Evans ha ammesso la positività di fronte all’ITF, in una lettera datata 26 giugno, fornendo la sua versione dei fatti. Nella sentenza si legge che il 27enne di Birmingham
ha spiegato di aver assunto una piccola dose di cocaina in data 20 aprile 2017, il giovedì precedente al torneo di Barcellona, e di aver conservato la sostanza rimasta prima in una tasca (dei pantaloni, si deduce) e poi in una tasca di un beauty case, per poi gettarla il giorno seguente. Nella stessa tasca del beauty case erano presenti anche delle pastiglie di un medicinale (autorizzato) che il britannico ha assunto dal 20 al 24 aprile 2017, data del test risultato positivo. Secondo la difesa di Evans, le pastiglie si sarebbero contaminate con la cocaina e sarebbero la ragione della presenza della sostanza nel suo corpo durante il torneo.