INGRESSO VIETATO AL ROLAND GARROS
Ma tutti sanno che anche i dilettanti prendevano soldi per giocare: semplicemente, avveniva sottobanco. Era così sin dal 1926, quando furono organizzati i primi tornei Open, eppure faceva comodo a molti. Nel 1960 la federazione britannica chiese l'unificazione, ma la proposta non passò per una manciata di voti. La distinzione tra professionisti e dilettanti ha inquinato l'albo d'oro degli Slam per moltissimi anni. Ancora oggi, ci si domanda che percezione avremmo della storia se Laver e Rosewall non avessero saltato 64 Slam in due (20 il primo, 44 il secondo). Sentite Barthes: “Per sei anni non ho potuto giocare gli Slam. Inoltre mi era assolutamente vietato entrare al Roland Garros. Ero appena tornato dagli Stati Uniti, non vedevo l'ora di ritrovare i miei amici, ma mi trovai il direttore del torneo a bloccarmi l'ingresso”. Non si diede per vinto e fece parte degli “Handsome Eight”, i magnifici otto che firmarono il primo contratto con Lamar Hunt, fondatore del WCT: Ken Rosewall, Rod Laver, Andres Gimeno, Nikki Pilic, Manolo Santana, John Newcombe, Cliff Drysdale e lo stesso Barthes. “Fu Hunt a gettare le basi del tennis come lo intendiamo oggi. Intendeva il tennis come spettacolo e divertimento, voleva che la gente partecipasse prima, durante e dopo il punto”. Un visionario, il primo a gettare le basi verso quello che sarebbe diventato il nostro sport. Il WCT si giocava in palazzi enormi, pensati per il basket e l'hockey su ghiaccio. “Ed erano pieni! - ricorda Barthes – avevamo le macchine con i nostri nomi, spogliatoi dedicati, giocavamo con abiti colorati. Quando entravo in campo io, suonava la marsigliese ed ero illuminato da un fascio di luce nell'oscurità. In confronto, il Roland Garros era un torneo per straccioni”. Il delirio durò per qualche mese, poi Hunt riportò il suo circuito su standard tradizionali perché qualcuno aveva esagerato, a partire dal pubblico. Però i soldi circolavano, costringendo il tour tradizionale a prendere atto di quello che stava succedendo.