Riccardo Bisti
06 August 2018

"New York non passa da Canada e Cincinnati"

Giunto a Toronto per il primo dei due Masters 1000 estivi, Rafael Nadal sostiene che le condizioni di gioco sono ben diverse rispetto allo Us Open. “Vincere aumenta la fiducia, ma se si perde non bisogna abbattersi: l'ho dimostrato l'anno scorso, giocando male qui e vincendo lo Us Open”. A 32 anni, la maturità non gli ha tolto passione e ambizioni.

In assenza di Roger Federer, la stella del Masters 1000 di Toronto sarà lui. Qualche giorno di vacanza dopo la dolorosa sconfitta a Wimbledon contro Novak Djokovic, ed ecco che Rafa Nadal è pronto. Al suo arrivo in Canada, non si poteva che ripartire da lì. La delusione è smaltita, così come il nervoso per aver giocato tutto il match sotto il tetto. “Lo sport è così – ha detto Nadal – mi sono trovato nella posizione di poter vincere il torneo, ma ho perso un match che avrei potuto vincere. Ho avuto le mie buone chance, ma Novak ha meritato. Ho provato a riposarmi un po', godendomi le Isole Baleari. Poi sono tornato ad allenarmi a Maiorca prima dell'inizio di questo torneo”. Anche se l'anno scorso si giocava a Montreal, lo spagnolo è in cerca di rivincite. Dodici mesi fa, con il numero 1 ATP in ballo, perse una partita combattuta contro il rampante Denis Shapovalov. Perdere non fa mai piacere, ma ricordare quel mach lo ha indotto a un'interessante riflessione sui due Masters 1000 estivi. A suo dire, Canada e Cincinnati hanno scarsa influenza in vista dello Us Open. In effetti, lo scorso anno non fece grandi cose e poi avrebbe vinto a Flushing Meadows. Secondo Rafa, le condizioni di gioco sono molto diverse. “Credo che quello che succederà nelle prossime due settimane non avrà un grande impatto allo Us Open. I buoni risultati servono per ottenere fiducia, ma le condizioni di gioco sono totalmente differenti rispetto a quelle che troveremo a New York. Bisogna giocare un torneo alla volta: per esperienza, posso dire che se gioco bene in Canada e a Cincinnati potrei avere un approccio più semplice allo Us Open, ma non sarebbe decisivo. L'anno scorso non ho giocato bene in Canada, ma poi ho vinto a New York”.

LA LOTTA PER IL N.1 ATP​
Secondo Nadal, la differenza risiede nei campi, ma soprattutto nelle palline. “E poi può anche essere vero il contrario: nel 2005 ho vinto in Canada e ho perso al terzo turno dello Us Open. Se giochi bene nelle settimane precedenti trovi una certa fiducia, ma se perdi non bisogna preoccuparsi”. Quello che esordirà mercoledì a Toronto, contro Benoit Paire (che al primo turno si è imposto in due set su Jared Donaldson), è un Nadal tranquillo e sereno. Non potrebbe essere altrimenti: a 32 anni è numero 1 ATP ed è (stra)favorito per chiudere la stagione in vetta, grazie soprattutto alla programmazione part-time di Roger Federer. In questo momento, la “Race” gli concede 1740 punti di vantaggio sullo svizzero, che peraltro è stato superato anche da Sascha Zverev. Il recente successo a Wimbledon ha rilanciato le ambizioni di Novak Djokovic: il serbo ha detto che un eventuale successo allo Us Open lo metterebbe in buona posizione per ambire al numero 1, già nel 2018. Per ora, tuttavia, siamo nel campo delle buone intenzioni. La verità è che Nadal può incrementare il suo bottino a Toronto, laddove si è imposto nel 2008 e ha colto la semifinale nel 2010. Curiosamente, non ha partecipato alle ultime tre edizioni (2012, 2014 e 2016). Il maiorchino ha poi apprezzato la mini-vacanza perché gli ha permesso di ricaricare la mente, ben più che trascorrere ore e ore sui campi di allenamento. Alla sua età, e con tanti infortuni alle spalle, deve stare attento. “Ho 32 anni e non più 18. Ho un diverso approccio alla vita. Quando sono in campo ho ancora tanta passione, con il giusto spirito combattivo e la voglia di lavorare duro per continuare a vincere. Ma quando si cresce, tuttavia, le sensazioni sono diverse”.

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