LA LOTTA PER IL N.1 ATP
Secondo Nadal, la differenza risiede nei campi, ma soprattutto nelle palline. “E poi può anche essere vero il contrario: nel 2005 ho vinto in Canada e ho perso al terzo turno dello Us Open. Se giochi bene nelle settimane precedenti trovi una certa fiducia, ma se perdi non bisogna preoccuparsi”. Quello che esordirà mercoledì a Toronto, contro Benoit Paire (che al primo turno si è imposto in due set su Jared Donaldson), è un Nadal tranquillo e sereno. Non potrebbe essere altrimenti: a 32 anni è numero 1 ATP ed è (stra)favorito per chiudere la stagione in vetta, grazie soprattutto alla programmazione part-time di Roger Federer. In questo momento, la “Race” gli concede 1740 punti di vantaggio sullo svizzero, che peraltro è stato superato anche da Sascha Zverev. Il recente successo a Wimbledon ha rilanciato le ambizioni di Novak Djokovic: il serbo ha detto che un eventuale successo allo Us Open lo metterebbe in buona posizione per ambire al numero 1, già nel 2018. Per ora, tuttavia, siamo nel campo delle buone intenzioni. La verità è che Nadal può incrementare il suo bottino a Toronto, laddove si è imposto nel 2008 e ha colto la semifinale nel 2010. Curiosamente, non ha partecipato alle ultime tre edizioni (2012, 2014 e 2016). Il maiorchino ha poi apprezzato la mini-vacanza perché gli ha permesso di ricaricare la mente, ben più che trascorrere ore e ore sui campi di allenamento. Alla sua età, e con tanti infortuni alle spalle, deve stare attento. “Ho 32 anni e non più 18. Ho un diverso approccio alla vita. Quando sono in campo ho ancora tanta passione, con il giusto spirito combattivo e la voglia di lavorare duro per continuare a vincere. Ma quando si cresce, tuttavia, le sensazioni sono diverse”.