Il conto alla rovescia sta per finire. Fra meno di 48 ore
Novak Djokovic sarà di nuovo in campo al Mubadala World Tennis Championships di Abu Dhabi, a 170 giorni dal ritiro dal torneo di Wimbledon, al quale è seguito il più lungo stop della sua carriera. Per sistemare il gomito dolorante senza l’aiuto della chirurgia ci sono voluti quattro mesi e mezzo senza toccare racchetta, che anno fatto sprofondare il campione serbo al numero 12 della classifica ATP. Non era così indietro da dieci anni, ma dopo una preparazione iniziata a Monte Carlo, transitata da Bordighera e ultimata a Dubai,
il 30enne di Belgrado è pronto ad andare a riprendersi ciò che gli spetta, con molti colleghi che puntano su di lui come dominatore del 2018. In attesa di saperne di più a Melbourne, ecco il primo test nel classico torneo di esibizione di Abu Dhabi, che nel giro di pochi giorni ha perso Nadal, Wawrinka e Raonic, ma avrà comunque tutti gli occhi degli appassionati del mondo per il ritorno di “Nole”, che ha partecipato e vinto tre volte. Proprio negli Emirati Arabi Uniti, dove sarà al via insieme a Dominic Thiem, Kevin Anderson, Pablo Carreno Busta, Roberto Bautista Agut e Andrey Rublev,
Djokovic ha rilasciato una lunga intervista al portale Sport360, in cui ha toccato svariati argomenti. Dai problemi all’imminente ritorno in campo, gli obiettivi, il nuovo team, la programmazione e il futuro, ma anche la famiglia, la paternità e tanto altro. Vi proponiamo i passaggi più significativi.
I PROBLEMI AL GOMITO
“Per un anno e mezzo è stato come andare sulle montagne russe. Nel corso della mia carriera non avevo mai avuto operazioni, né problemi gravi che mi tenessero così a lungo lontano dai campi, e non avevo mai saltato un torneo del Grande Slam. È stata una decisione difficile, che non sono stato in grado di prendere fino a quando non è diventata inevitabile. È stato come se l’universo mi stesse inviando un messaggio. Non riuscivo più a giocare, praticamente non riuscivo più ad alzare il braccio. Non avevo scelta. Grazie all’infortunio ho imparato una lezione importante: non voglio assolutamente permettere mai più a un infortunio di arrivare fino a quel punto. Non è stato facile vedere il tennis in TV per tanti mesi, e non vedo l’ora di tornare di nuovo in campo. Tuttavia, credo che sia stata comunque una buona esperienza, forse necessaria, visto che non mi era mai capitato nulla di significativo. Ho sempre cercato, e lo farò ancora, di prendermi cura di me stesso, del mio corpo, di fare stretching, e di rispettare l’intero protocollo di cose da fare prima, durante e dopo gli incontri”.
LA CURA DEL SUO CORPO
“Nella mia vita ho speso un sacco di tempo per cercare nuove vie per permettere al mio corpo e alla mia mente di trovare capacità di recupero e un livello di performance sempre migliori, e durante questi mesi lontano dal campo ho provato a studiare il più possibile. Siamo fortunati ad avere tante modalità diverse di allenamento, così ho sfruttato questo tempo per scavare in profondità e imparare sempre di più. È la prima volta che non tocco racchetta quattro mesi e mezzo, e sono riuscito a colpire di nuovo bene la palla sin dal primo allenamento. Tuttavia, la questione più importante è che muscoli, legamenti e articolazioni devono recuperare il tono e rinforzarsi, per tornare ad abituarsi a sopportare lo stress del gioco”.
DURANTE L’ASSENZA
“Per la prima volta da quando ho iniziato a fare il professionista ho avuto l’opportunità di avere tanto tempo libero, per rilassarmi mentalmente e fisicamente, riposare, ed essere sia presente a fianco di mia moglie durante la nascita di nostra figlia, sia più presente per nostro figlio. Ma sono riuscito a fare tante altre cose, che mi hanno sempre affascinato ma non ho mai trovato il tempo per fare. Mi sono dedicato di più alla mia fondazione, partecipando a dei meeting, e ho preparato alcuni progetti. Ho trovato ispirazione in tante cose che erano sempre state in standby, e lo torneranno ora. Credo che fare un passo indietro e vivere per un po’ una vita normale permetta di imparare a vedere le cose da una prospettiva più ampia, e capire cosa in futuro andrà fatto meglio. In definitiva, ho avuto molto più tempo da dedicare anche a me stesso, per capire a che punto sono nella mia vita”.