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Nottingham, il talismano di Ashleigh Barty

Ashleigh Barty si era già imposta a Nottingham nel 2012, quando aveva 16 anni. Sei anni (e un ritiro) dopo, intasca il suo secondo titolo WTA battendo Johanna Konta. Un tennista britannica non vince un torneo di casa dal 1981. Ashleigh può essere una mina vagante a Wimbledon.

Tra la gerarchia del seeding e fattore campo, ha avuto la meglio il ranking WTA. Rispettando lo status di prima testa di serie, Ashleigh Barty si è aggiudicata il torneo di Nottingham. L'aborigena ha superato la “quasi connazionale” Johanna Konta al termine di una finale molto combattuta, chiusa col punteggio di 6-3 3-6 6-4. Per Ashleigh è il secondo titolo WTA, sempre nella categoria “International”, dopo quello conquistato l'anno scorso a Kuala Lumpur.È stata una succosa rivincita, dal momento che l'anno scorso aveva perso nei quarti, proprio contro la Konta. “È una grande sensazione, giocare una finale ti riempie di adrenalina – ha detto la Barty – ma credo di aver giocato bene per tutta la settimana. Ho costruito il successo migliorando partita dopo partita. Sapevo che Jo avrebbe rappresentato l'ostacolo più impegnativo: per questo sono contenta di aver vinto, a maggior ragione in una partita di alta qualità. È stato un classico match da erba, perché il servizio l'ha un po' fatta da padrone”. Intascato il primo set, peraltro dopo aver cancellato le prime cinque palle break fronteggiate, la Barty pensava di poter chiudere in due set. A maggior ragione quando, sul 3-3 del secondo, la Konta ha annullato un paio di palle break. Sullo slancio per il pericolo scampato, la britannica (che però è nata in Australia e ci ha vissuto fino a 14 anni di età) ha raccolto tre giochi consecutivi che hanno allungato il match al terzo. Senza avvertire particolare pressione, la Barty è salita 4-1 al terzo prima che la Konta la riprendesse sul 4-4. Il match si è deciso al fotofinish: dopo aver tenuto un durissimo game di servizio nel non gioco, la Barty ha raccolto gli ultimi cinque punti e ha sigillato la vittoria.

GRAN BRETAGNA, SUCCESSO RIMANDATO
“Ho grandi ricordi del torneo di Nottingham, sin da quando era una tappa ITF – ha detto la Barty, già vincitrice nel 2012 sia in singolare che in doppio – ho sempre giocato bene ed è emozionante lasciare di nuovo questo torneo con il trofeo in mano”. Prosegue la maledizione delle giocatrici britanniche nei tornei di casa: la Konta sperava di imitare Sue Barker, ultima a vincere un torneo WTA in Gran Bretagna (Brighton 1981, sul sintetico indoor). Per trovare l'ultimo successo sull'erba bisogna andare al 1975, quando Virginia Wade si impose a Eastbourne. Questo, ovviamente, limitandosi ai tornei WTA, perché è ben più noto il suo grande successo a Wimbledon 1977. A proposito di giocatrici britanniche, c'è stato un filo di commozione alla consegna del trofeo, poiché è stato intitolato a Elena Baltacha, prematuramente scomparsa qualche anno fa. “Johanna è la semifinalista in carica di Wimbledon e l'anno scorso era arrivata in finale anche qui, dunque si trova bene sull'erba – ha concluso la Barty – credo che vincere oggi sia stata la ciliegina sulla torta”. La soddisfazione di aver giocato un buon torneo, soprattutto dopo una stagione difficile, supera la delusione per la sconfitta. Infatti Johanna Konta ha detto di aver raccolto molti “segnali positivi” da questa settimana. Dovrà raccogliergli in questi giorni, poiché a Birmingham avrà un primo turno complicatissimo contro Petra Kvitova. A Nottingham è stato un vero festival australiano: oltre alla tappa WTA, si è giocato un ricco ATP Challenger vinto dal baby Alex De Minaur, classe 1999, che ha festeggiato nel migliore dei modi l'ingresso tra i top-100 certificato già lunedì scorso. In finale, ha superato in due set il redivivo Daniel Evans.

WTA NOTTINGHAM – Finale
Ashleigh Barty (AUS) b. Johanna Konta (GBR) 6-3 3-6 6-4

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