FRANCESCA L'APRIPISTA
Impossibile capire cosa le passasse per la testa, o prevedere un suo comportamento. Per esempio, qualcuno avrebbe mai detto che avrebbe trascorso la mattina successiva al titolo a Parigi... a scrivere? Una raccolta di pensieri che sono rimasti privati ma, chissà, magari sarebbero stati migliori rispetto ai (non indimenticabili) versi pubblicati anni fa da Guillermo Vilas. Sul campo da tennis, Francesca non ha mai finto. Il suo stile di gioco rappresentava esattamente la sua personalità. Talento mischiato a voglia di lavorare, desiderio di superare oggettivi limiti fisici (di altezza, di cilindrata, anche di tenuta mentale). Risultato? Un mischione indecifrabile per le avversarie, anche per le compagne. Da ragazzina, Francesca era quella che restava in discoteca fino alle 3 e poi alle 9 era la prima a entrare in campo. Sul campo era quella che palleggiava per 50 colpi e nel punto dopo faceva chip and charge. La rivoluzione è scattata nell'autunno 2009, quando – archiviata la lunga parentesi con Daniel Panajotti – si è trovata a lavorare al Centro FIT di Tirrenia, sotto la guida di Renzo Furlan. L'ex top-20 ATP ha sempre minimizzato il suo apporto, o almeno non l'ha enfatizzato. Ma la verità è che ha siringato di ordine l'esuberanza tecnico-tattica di Francesca, portandola al top nelle due magiche settimane del 2010. Lei è stata intelligente a recepire i messaggi e a metterli in pratica, giocando un torneo fantastico che l'ha fatta diventare, in eterno, Nostra Signora del Grande Slam. Cinque anni dopo ci sarebbe stata la finale Pennetta-Vinci, in mezzo i clamorosi risultati di Sara Errani, ma l'apripista è stata lei. Pazza, nel senso più positivo del termine. Per oltre 15 anni ci ha fatto divertire, ci ha fatto disperare, ci ha fatto emozionare. Ci ha saputo sorprendere fino a quando le sue gambe nervose hanno avuto benzina. Per questo, non smetteremo mai di ringraziarla.