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Nonna Lela, il viaggio, Parigi e 110 giornalisti

La favola di Marco Trungelliti si chiude con il lieto fine: l'argentino batte Bernard Tomic e diventa il personaggio di giornata al Roland Garros. Lo hanno convocato nella sala conferenze principale, dove ha parlato davanti a 110 giornalisti. I dettagli delle 24 ore più folli della sua vita. Adesso sfiderà Marco Cecchinato.

La signora Lela compirà 90 anni la prossima settimana. Aveva già visitato Parigi, una ventina d'anni fa. Non avrebbe mai pensato di vedere di nuovo la Torre Eiffel, almeno fino a domenica pomeriggio. Era sotto la doccia, quando ha fatto irruzione la voce di suo nipote, Marco Trungelliti, 28 anni, numero 190 ATP. Oggi è il giocatore del momento, più dei Nadal e dei Djokovic. Nonna Lela lo ha accompagnato a Parigi, insieme al fratello Andre e a mamma Susi, nel viaggio della speranza che l'argentino ha compiuto domenica pomeriggio per poi presentarsi lunedì mattina, puntuale, a firmare il foglio dei lucky loser prima di scendere in campo contro Bernard Tomic. Ed era in tribuna a fare il tifo nel 6-4 5-7 6-4 6-4 con cui si è assicurato il secondo turno al Roland Garros "Anche se non sa nulla di tennis". Per lui è la terza volta consecutiva: nel 2016 aveva battuto Cilic (unica vittoria contro un top-10), mentre l'anno scorso aveva superato Quentin Halys, il ragazzo che quest'anno ha rinunciato alla wild card. Ma la vicenda di quest'anno ha attirato l'attenzione dei media di tutto il mondo. Dopo il successo, lo hanno convocato addirittura nella sala conferenze principale. Quella grande, quella bella, dove parlano i fenomeni. Ad aspettarlo c'erano 110 giornalisti. Nonna Lela ha seguito la partita a bordocampo. A ben vedere, la storia di Trungelliti non ha niente di speciale o clamoroso. Al posto suo, chiunque avrebbe fatto altrettanto. Però lui è stato bravo a raccontarla, a condividerla su internet, a gettare l'esca nel mare dei social network, laddove è pieno di pesci affamati di storie. A ben vedere. è stata sua moglie Nadir "Perché io non ho nessun account social". Fosse successo 20 anni fa, difficilmente ci sarebbe stato il clamore di oggi. Ma va bene così, anche perché Marco (argentino atipico: non ama il calcio, mentre è fanatico di basket) ispira simpatia. Barba incolta, sempre pronto a sorridere.

"1000 KM NON SONO NIENTE DI SPECIALE"
Domenica pomeriggio si trovava a Barcellona, dove vive con sua moglie. C'era anche la nonna: la sua presenza era una delle ragioni per cui aveva noleggiato un auto. Voleva farla conoscere la città. “Con mio nonno, era abituata a organizzare viaggi all'ultimo momento. Quando ho ricevuto la chiamata e le ho detto che saremmo andati a Parigi, è impazzita di gioia. Per fortuna avevo le valigie già pronte, ho solo dovuto aggiungere un paio di cose. Siamo partiti, fermandoci ogni due ore. Io temevo di non arrivare in tempo: mi dicevano che ce l'avremmo fatta, ma avevo paura che succedesse qualcosa per la strada”. Ha bevuto tanto caffè, mentre l'autoradio - grazie al Bluetooth - passava musica jazz e gli Abuelos de la Nada, gruppo rock piuttosto famoso in Argentina, anche a diversi anni dallo scioglimento. L'unica rimasta a Barcellona è stata Nadir, la moglie di Marco. Lavora in una multinazionale e non ha potuto prendersi il giorno di ferie. Il viaggio è stato tranquillo, anche per la qualità della strada, “molto migliore di quelle che ci sono in Argentina. Da noi devi confidare nelle tue capacità di guida e in quelle altrui, perché non sai mai se qualcuno è drogato. E poi, ogni argentino che non sia di Buenos Aires è abituato a coprire certe distanze. Siamo arrivati in hotel alle 23 e sono subito andato a dormire”. Soltanto quattro ore, perché ormai era perfettamente calato nel ruolo. Mica male, dopo essere arrivato a Barcellona nella notte tra venerdì e sabato ed essersi mangiato un gustoso asado. Sul campo, ha approfittato delle difficoltà di Tomic: aveva passato le qualificazioni (Trungelliti no: la favola del lucky loser è nata con l'inopinata sconfitta di giovedì sera contro Hurkacz), era a Parigi da una decina di giorni, ma non si è ancora liberato dagli spettri che gli hanno fatto perdere contatto con il tennis che conta. In tribuna, con l'aria perennemente arrabbiata, c'era papà John. Niente da fare: al secondo turno ci va Marco Trungelliti, atteso da un altro Marco, l'italiano Cecchinato. Si sono affrontati l'anno scorso, al Challenger di Ostrava, e vinse l'azzurro 7-6 6-3. C'è tanta Italia nella vita recente di Trungelliti: delle ultime dieci partite, cinque le ha giocate contro tennisti italiani. Gli incroci non sono ancora terminati. Comunque vada a finire, tornerà a Barcellona con un assegno da 79.000 euro in tasca. Suvvia, c'è di peggio.

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