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Riccardo Bisti
20 November 2018

“Non c'è niente di peggio che essere normali”

È la frase tatuata sul bicipite di Borna Coric, possibile uomo chiave della finale di Lille. La Croazia si affiderà (anche) a lui per soddisfare la voglia di rivincita accumulata dopo la finale dei Mondiali di Calcio, perduta contro la Francia. Per cinque volte, Borna ha portato il punto decisivo. E adora giocare i grandi match. “Fosse per me, giocherei solo quelli”.

A Londra si è limitato a fare la riserva, palleggiando con i big e portando a casa la bella cifra di 110.000 dollari. Sulla terra rossa di Lille, in un clima infuocato, Borna Coric sarà protagonista assoluto. Passeranno da lui, nella stessa misura di Marin Cilic, le speranze croate di vincere l'ultima edizione della Coppa Davis. La stampa francese lo ha definito così: “22 anni, talento pazzesco e mente d'acciaio”. Esagerano sul secondo punto, ma è certo che Borna possiede le qualità necessarie per giocare bene in Coppa Davis: grande spirito combattivo, la capacità di giocare sotto pressione e un'ovvia passione per la maglia a scacchi della sua Croazia. Da quelle parti, il concetto di patria è particolarmente sentito, a maggior ragione dopo la beffa nella finale dei Mondiali di Calcio, in cui Modric e compagni si sono fermati a un passo dal traguardo. Il tennis non garantirà la stessa risonanza, ma per i croati è una gustosa chance di rivincita. Due mesi fa, nella complicata semifinale contro gli Stati Uniti, è stato proprio Coric a vestire i panni dell'eroe. Avanti 2-0, i croati si sono fatti riagganciare sul 2-2 a causa dell'inopinata sconfitta di Cilic contro Sam Querrey. Contro Frances Tiafoe, che non aveva nulla da perdere, si è trovato in svantaggio due set a uno ma poi l'ha spuntata dopo quattro ore di battaglia. Una vera sfida di Coppa Davis.

PIATTI: "PARLA SEMPRE DELLA DAVIS"
“È stato un pomeriggio difficile, soprattutto mentalmente, ma con l'aiuto del pubblico e la storia che abbiamo in questa competizione, sono riuscito a superare gli ostacoli” dice Coric, già in Francia in attesa che gli organizzatori mettano a disposizione il campo dove si giocherà nel weekend. Grazie a una deroga concessa dall'ITF, il campo sarà pronto mercoledì mattina alle 9. Vincitore dello Us Open Junior nel 2013, ad appena 16 anni, Coric ha già una certa esperienza in Coppa Davis. Non era ancora professionista quando fu mandato in campo contro Andy Murray. Poteva essere una mattanza, invece raccolse sei game. “Infatti la ricordo come una splendida esperienza. Ero felice di essere stato scelto e ho raccolto tanta fiducia per i match successivi, è stato importante e ho imparato molto”. Da allora, è diventato una specie di talismano. In Davis ha già vinto nove partite, e in ben cinque occasioni sono servite a dare il punto decisivo alla Croazia. “Giocare per il mio Paese è sempre un sentimento molto speciale. Nel 2016 ero infortunato, dunque non ho avuto la possibilità di giocare la finale contro l'Argentina. Fu un grande delusione. Quest'anno, invece, sarà una grande esperienza”. C'è anche un pizzico di Italia nell'impetuosa crescita di Coric, capace di chiudere il 2018 al numero 12 ATP. L'anno scorso, di questi tempi, era in 48esima posizione. La svolta è arrivata da quando si allena a Bordighera, nell'accademia di Riccardo Piatti. Ed è proprio il coach comasco a confermare la passione di Coric per l'Insalatiera. “Ne parla sempre. Come per tutti i croati, l'evento a squadre è molto importante, soprattutto se capita di affrontare una grande nazione di sport come la Francia”.

IL CLIMA INFUOCATO NON SPAVENTA
Piatti non lo segue a ogni torneo, ma niente paura: il coach itinerante è Kristijan Schneider, tecnico che gode di stima e fiducia. Insieme hanno vinto il torneo ATP di Halle e colto una bella finale a Shanghai. In entrambe le occasioni, si è tolto lo sfizio di battere Roger Federer. Nel complesso, quest'anno ha raccolto cinque vittorie contro i top-10 ATP. Non è una coincidenza. Di lui si ricordano anche vittorie contro Rafael Nadal ed Andy Murray. L'unico che ancora non riesce a battere si chiama Novak Djokovic, il big a cui dice di assomigliare di più. Insomma, è un uomo da grandi partite. A Lille, tutto sommato, non avrà bisogno di chissà quali imprese: sia Jo Wilfried Tsonga (o Jeremy Chardy) che Lucas Pouille gli stanno dietro in classifica. Le difficoltà potranno arrivare da un tifo indiavolato. Ma Borna non ha paura, da buon tifoso di Mike Tyson, e lancia un elegante grido di battaglia. “Ho sempre amato le grandi partite. Dovessi scegliere, giocherei solo quelle”. Sarà accontentato nel weekend, quando oltre 27.000 spettatori creeranno un'atmosfera da brividi, epica, perché sarà l'ultima partita della storia con il sacro format della Coppa Davis. Ci vorrà qualcosa di speciale per uscirne vincitori. Ma la risposta. Borna, ce l'ha tatuata sul bicipite destro. “Non c'è niente di peggio che essere normali”. Perfetto: a Lille, la normalità non servirà a nulla.

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