Statistiche web
Riccardo Bisti
20 December 2016

Nole in crisi? No problem, la Serbia ha un altro n.1!

Con uno splendido finale di stagione, Miomir Kecmanovic ha acciuffato in extremis la leadership Under 18. Classe 1999, si allena in Florida da tre anni e nel 2017 si dedicherà al circuito pro. “Voglio vincere un torneo e chiudere tra i top-300 ATP, forse anche più in alto”. E ha già conosciuto Djokovic.

Perdendo la finale del Masters, Novak Djokovic ha rinunciato a chiudere il 2016 al numero 1 ATP. Tuttavia, la Serbia può consolarsi: grazie ai successi all'Eddie Herr Championships e all'Orange Bowl, il 17enne Miomir Kecmanovic ha scippato a Stefanos Tsitsipas il primo posto del ranking ITF riservato agli Under 18. Una risalita clamorosa che lo ha convinto, a partire da gennaio, a intraprendere l'attività professionistica. L'avventura inizierà con alcuni tornei Futures in Florida, dopodiché proverà a lanciarsi nel mondo Challenger, peraltro con la prospettiva di avere un paio di wild card in tornei ATP. Obiettivi chiari: “Vorrei vincere un torneo Future e chiudere la stagione tra i top-300 ATP – ha detto in un'intervista con ESPN presso la IMG Academy di Bradenton – credo sia un traguardo fattibile. Anzi, se dovessi giocare bene nella seconda parte dell'anno, potrei andare addirittura oltre”. Quella che un tempo era l'Accademia di Nick Bollettieri gli ha messo alla costole coach José Lambert, molto ottimista sulle doti del suo allievo. A suo dire, è già in grado di giocare alla pari con i top-100. “Se non avrà problemi fisici e giocherà tutti i tornei, non vedo ragioni per cui non possa imitare il percorso di Michael Mmoh, bravo a chiudere l'anno tra i top-200 ATP. Ha un anno più di lui. Miomir lo sta guardando e vorrebbe trovarsi al suo posto tra dodici mesi”.

TENNISTA A 6 ANNI. PER NOIA
Dopo qualche anno in cui i junior hanno impiegato un po' di tempo per sfondare tra i professionisti, oggi i ragazzi della Next Generation si fanno valere quando sono ancora in età da liceo. E' il caso di Taylor Fritz e Alexander Zverev, ulteriori stimoli per Kecmanovic. “Quello che hanno fatto è difficile da imitare – dice il diretto interessato – ognuno ha il suo percorso, io penso solo al 2017 e cercherò di fare del mio meglio e giocare senza pressione”. Negli ultimi dodici match ha perso solo un set, e ha già intascato qualche partita tra i professionisti. Per crescere ancora, il serbo vuole migliorare sul piano tattico e mentale, cercando di far fruttare una delle sue caratteristiche principali: la capacità di adattarsi allo stile dell'avversario. Nel frattempo le aziende gli hanno messo gli occhi addosso: qualche soldo in più fare bene, anche se di questo si occupa il suo manager Alexei Nikolaev, orientato a focalizzarsi sui partner americani. Kecmanovic ha iniziato a giocare all'età di 6 anni: il tennis è stata una reazione alla noia. La famiglia si era trasferita in un resort presso il Monte Zlatibor e lui si annoiava. Per combattere il torpore, i suoi nonni lo hanno portato su un campo da tennis. In pochi anni ha iniziato a vincere tutto, sia in Serbia che all'estero. La svolta è arrivata nel 2013, quando Nikolaev lo ha notato in un torneo a Mosca, dove peraltro si era infortunato al collo alla vigilia: no problem, vinse anche lì. All'età di 14 anni, più o meno come accadde a Djokovic, ha lasciato il paese natale e si è trasferito dove ci sono più possibilità.

I CONSIGLI DI DJOKOVIC
Ma se Nole era andato in Germania, lui ha scelto addirittura gli Stati Uniti. A Bradenton lavora con Lambert da tre anni, ma mantiene un rapporto quotidiano con i genitori Dragutin e Maja, che peraltro hanno un ottimo lavoro: sono entrambi medici chirurghi. Lui studia l'inglese da quando aveva 6 anni e lo parla già perfettamente, mentre è a un anno dal diploma di scuola superiore. Ovviamente, segue un corso online. “I miei genitori non hanno fatto i salti di gioia quando sono andato via di casa, specie così giovane, ma sapevano che era la scelta migliore per diventare un buon giocatore”. A Bradenton non gli manca niente, a partire dall'ambizione, magari di diventare l'erede di Djokovic. I due si sono conosciuti, hanno condiviso qualche allenamento e Nole gli ha dispensato qualche consiglio. “Mi piace il suo gioco e il suo stile – dice Kecmanovic, nato a Belgrado come Djokovic – ammiro la sua forza mentale: quando tutto gli va contro, trova sempre un po' di energia extra per vincere e dimostrare di essere il migliore”. Vero fino a qualche tempo fa: adesso sono tempi duri anche per Nole. Per questo, i serbi sono contenti di aver trovato questo ragazzotto pieno di ambizioni. I brufoli e l'aspetto semplice ingannano. Ma lavorerà anche su quello.
© RIPRODUZIONE RISERVATA