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25 March 2015

Nike, prudenza dopo il boom

Il titolo Nike ha ripreso a correre dopo i risultati trimestrali, ma il management affina i calcoli per valutare l'impatto del dollaro forte ... di PIERPAOLO RENELLA

Nike, prudenza dopo il boom

di Pierpaolo Renella

 

Il titolo Nike (nella foto la sede di Beaverton in Oregon) vola, ma la prudenza resta obbligatoria. Venerdì 20 marzo, a Wall Street, il prezzo della più grande azienda sportiva di tutti tempi ha segnato il massimo storico di 103,79 dollari, con un incremento del 37% nell’ultimo anno. Nike ha una capitalizzazione record di 88 miliardi di dollari (si pensi che Lvmh, il più grande gruppo del lusso al mondo, arriva a 90). Una crescita che non è esagerato definire stellare sotto tutti i punti di vista. A partire dai ricavi, che nel trimestre concluso a febbraio si sono attestati a quota 7,5 miliardi, in salita del 13% rispetto all’anno precedente, e dell’utile netto, ancora in crescita in doppia cifra: i profitti, infatti, si sono attestati a 791 milioni, in crescita del 16% rispetto a un anno fa. A livello geografico, significativa è la ripresa del mercato cinese (+15%) a quota 801 milioni di ricavi. Tra i punti fermi del business c’è la dinamica degli ordini futuri (con consegna tra marzo e giugno): +11% su scala globale, contro il 9,9% atteso dagli analisti.

 

Nike è il marchio sportivo meglio posizionato al mondo, che ha anticipato il trend dei consumatori nel segmento lifestyle: le Nike Air ad es. sono percepite come un prodotto fashion, utilizzato per andare a lavoro e nel tempo libero.

 

Il problema oggi è la situazione valutaria. Il management sta guardando con attenzione al dollaro, che ha un grande impatto sulle attività. Il dollaro forte peserà su ricavi, margini e profitti nel prossimo esercizio che parte in giugno, ha dichiarato il direttore finanziario del gruppo Don Blair. “Le pressioni valutarie sono aumentate”, ha ribadito l’amministratore delegato Mark Parker giovedì 19 marzo. “Questo è il contesto in cui tutte le aziende operano e Nike non è immune”. Uno strumento per reagire alla fluttuazione dei cambi è l’aumento dei prezzi dei prodotti venduti fuori dal mercato statunitense, ma Blair ha escluso questa eventualità.

 

Infine, una notizia importante viene dal mercato del basket americano: Adidas ha annunciato che non rinnoverà il contratto con la NBA al termine della stagione 2016-2017. Nike (col marchio Jordan) e Under Armour sono in prima fila per sostituire il marchio tedesco come fornitore tecnico ufficiale della Lega.

 

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