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Niente risultati: addio Sharapova-Groeneveld

La sconfitta a Indian Wells ha convinto Maria Sharapova a chiudere la collaborazione con Sven Groeneveld, suo coach negli ultimi quattro anni. A parte i comunicati al miele, il rientro post-squalifica non è stato all'altezza: un solo torneo vinto e troppe sconfitte inattese. Ma non faticherà a trovare un sostituto.

Il Premier Mandatory di Indian Wells ha già offerto qualche sorpresa. Nel primo giorno con le teste di serie in campo, salutano il torneo Johanna Konta (n.11 del draw), Svetlana Kuznetsova (n.19) Elise Mertens (n.22) e Barbora Strycova (n.25), ma la notizia arriva da fuori dal campo: con un annuncio a sorpresa, Maria Sharapova ha comunicato la separazione con coach Sven Groeneveld. La partnership è durata quattro anni e le ha fruttato il suo ultimo Slam (Roland Garros 2014) ma, soprattutto, non è stato scalfito dalla lunga sospensione per il caso meldonium. Il fatto che Groeneveld sia rimasto al suo fianco per 15 mesi di stop, beh, faceva pensare che la partnership sarebbe durata ancora a lungo. Ma il primo anno di attività dopo il rientro non è stato dei migliori. Da aprile 2017 a oggi, la russa non è stata capace di rientrare tra le top-40 WTA. Per lei è un fallimento. “Voglio ringraziare Sven per la sua incredibile correttezza, etica del lavoro e, cosa più importante, l'amicizia che si è creata e che andrà oltre questa collaborazione – ha scritto Maria tramite un comunicato – negli ultimi anni sono stata incredibilmente fortunata ad avere un leader come lui nel mio team”. In contemporanea, è uscito un comunicato dello stesso Groeneveld. “Maria è stata una delle lavoratrici più attente e professionali con cui abbia mai lavorato. La sua forza e il suo spirito combattivo continueranno ad essere una risorsa sui cui fare affidamento. Ho il massimo rispetto per lei come giocatrice e come persona”.

“TROPPI STOP E RIPARTENZE”
Tornata lo scorso anno a Stoccarda (dove ha subito centrato una semifinale), ha faticato più del previsto a tornare tra le migliori. Di fatto, non le ha ancora agganciate. L'unico titolo è arrivato al WTA International di Tianjin, mentre adesso viene da una serie di tre sconfitte consecutive: Kerber a Melbourne, Niculescu a Doha e Osaka a Indian Wells. Il 2017 è stato un anno tribolato: il Roland Garros non le ha concesso una wild card per ragioni etiche, mentre ha saltato Wimbledon e parte della stagione americana per un infortunio. La sensazione – al netto di illazioni prive di fondamento – è che il lungo stop le abbia fatto perdere lo smalto tecnico-fisico e quell'aura di invincibilità che emanava contro quasi ogni avversaria. “Ho dovuto sistemare alcune questioni fisiche ed è stato frustrante, perché da quando sono tornata ci sono stati tanti stop e ripartenze” aveva detto dopo la sconfitta contro la Osaka. “Per questa ragione, non ho trovato il ritmo di gara che avrei desiderato. Ho bisogno di un po' di tempo, mi è già capitato in passato. Tutto questo fa parte del processo, me ne rendo conto”. Detto che per Masha non sarà certo difficile trovare un nuovo allenatore (nonostante tutto, ci sarà la fila per allenarla), probabilmente anche il tecnico olandese non faticherà a trovare un nuovo impiego: vuoi per la correttezza e la lealtà mostrata verso la Sharapova, vuoi per un background di primo piano: prima della Sharapova, aveva allenato Monica Seles, Arantxa Sanchez, Marie Pierce, Ana Ivanovic e Caroline Wozniacki nel settore femminile, mentre tra gl uomini lo abbiamo visto all'angolo di Stich, Rusedski, Kiefer, Ancic e Haas.

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