“TROPPI STOP E RIPARTENZE”
Tornata lo scorso anno a Stoccarda (dove ha subito centrato una semifinale), ha faticato più del previsto a tornare tra le migliori. Di fatto, non le ha ancora agganciate. L'unico titolo è arrivato al WTA International di Tianjin, mentre adesso viene da una serie di tre sconfitte consecutive: Kerber a Melbourne, Niculescu a Doha e Osaka a Indian Wells. Il 2017 è stato un anno tribolato: il Roland Garros non le ha concesso una wild card per ragioni etiche, mentre ha saltato Wimbledon e parte della stagione americana per un infortunio. La sensazione – al netto di illazioni prive di fondamento – è che il lungo stop le abbia fatto perdere lo smalto tecnico-fisico e quell'aura di invincibilità che emanava contro quasi ogni avversaria. “Ho dovuto sistemare alcune questioni fisiche ed è stato frustrante, perché da quando sono tornata ci sono stati tanti stop e ripartenze” aveva detto dopo la sconfitta contro la Osaka. “Per questa ragione, non ho trovato il ritmo di gara che avrei desiderato. Ho bisogno di un po' di tempo, mi è già capitato in passato. Tutto questo fa parte del processo, me ne rendo conto”. Detto che per Masha non sarà certo difficile trovare un nuovo allenatore (nonostante tutto, ci sarà la fila per allenarla), probabilmente anche il tecnico olandese non faticherà a trovare un nuovo impiego: vuoi per la correttezza e la lealtà mostrata verso la Sharapova, vuoi per un background di primo piano: prima della Sharapova, aveva allenato Monica Seles, Arantxa Sanchez, Marie Pierce, Ana Ivanovic e Caroline Wozniacki nel settore femminile, mentre tra gl uomini lo abbiamo visto all'angolo di Stich, Rusedski, Kiefer, Ancic e Haas.