Marco Caldara
31 August 2018

L’aiuto (sotto indagine) di Mohamed Lahyani

Allo Us Open scoppia il caso Lahyani: durante Kyrgios-Herbert l’arbitro è sceso dal seggiolone per parlare con l’australiano, in difficoltà e visibilmente disinteressato all’incontro. Un’iniziativa ai limiti del regolamento che ha scatenato il putiferio, perché da quel momento Kyrgios ha cambiato marcia e ha ribaltato il match.
Di questi tempi, nel 2017 sulla scrivania del referee dello Us Open c’era un fascicolo a nome Fabio Fognini, per i fattacci del suo match di primo turno contro Stefano Travaglia, mentre dodici mesi dopo a finire sotto la lente di ingrandimento è un nome decisamente meno inaspettato, quello di Mohamed Lahyani. Sì, proprio il giudice di sedia più noto (e amato) al mondo, protagonista di un episodio che ha scatenato un putiferio durante il match vinto da Nick Kyrgios contro Pierre-Hugues Herbert. Sul punteggio di 6-4 3-0 per il francese, con l’australiano in evidenti difficoltà e apparentemente disinteressato al match a tal punto da ricevere ripetuti fischi dal pubblico del Campo 17, l’arbitro svedese è sceso dal seggiolone e si è avvicinato a Kyrgios, per capire cosa stesse succedendo. Fin lì tutto normale, se non fosse che la discussione si è trasformata in una sorta di coaching improvvisato di una cinquantina di secondi, naturalmente non permesso. Da regolamento, i giudici di sedia sono tenuti a invitare i giocatori a dare il 100%, pena un warning per “lack of best effort”, ma l’impressione è che Lahyani sia andato un pochino oltre. Malgrado l’audio dell’accaduto sia inquinato dalla musica e da vari rumori, si sente il giudice di sedia pronunciare frasi come “ti voglio aiutare” e “questo non sei tu”, con una gestualità che ricorda esattamente quella degli allenatori chiamati in campo durante i tornei WTA. In un altro contesto la strana chiacchierata sarebbe magari passata sotto traccia, invece ha fatto insorgere gli appassionati di mezzo mondo perché ha sortito esattamente gli effetti sperati. Non si potrà mai provare che il motivo della reazione di Kyrgios sia stata veramente la ramanzina di Lahyani, ma fatto sta che da quel momento l’australiano ha cambiato registro e pochi minuti dopo ha ribaltato la partita, aggiudicandosi il secondo set al tie-break e poi dominando terzo e quarto, fino a chiudere per 4-6 7-6 6-3 6-0.
HERBERT NON CI STA
A mettere la pulce nell’orecchio alla USTA ci ha pensato un tweet di Donna Vekic (vendetta? Era lei la fidanzata di Wawrinka coinvolta da Kyrgios nel famoso banging gate di Montreal 2015), che ha scritto “non sapevo che gli arbitri fossero autorizzati a tenere dei discorsi motivazionali”. Fedele al suo classico modo di fare via social, Kyrgios ovviamente non si è tirato indietro. Prima ha gettato benzina sul fuoco (“non essere delusa se sei già fuori dallo Us Open”), ma appena dopo ha cancellato il tweet e più tardi si è – più o meno – scusato, col seguente messaggio: “non avrei dovuto scrivere subito dopo il match, ognuno può avere la sua opinione ma assicuro che non si è trattato di coaching”. La questione ha fatto rapidamente il giro della rete e il comportamento di Lahyani ha sollevato tante polemiche, anche da parte di personaggi noti nel settore dell’officiating come Richard Ings, ex responsabile dei regolamenti per conto dell’ATP. “Mi sto spremendo le meningi – ha scritto quest'ultimo sul proprio account Twitter – per individuare una situazione che richieda che il giudice di sedia parli in quel modo con un giocatore. Ho arbitrato migliaia di incontri, sono stato responsabile degli ufficiali di gara dell’ATP, ma non me ne viene in mente nemmeno una”. Naturalmente, l'episodio ha monopolizzato le conferenze stampa di Kyrgios ed Herbert, col secondo naturalmente stupito per l’accaduto. All’inizio non si è sbilanciato, ma col passare dei minuti si è lasciato andare. “In campo non ho sentito cosa si siano detti – ha spiegato – , ma ho visto che da quel momento Nick ha giocato al 100%, concentrato su ogni punto. Non posso sapere cosa sarebbe successo se non l’avesse fatto, ma sicuramente l’arbitro non deve parlare così a un giocatore. Può invitarlo a stare attento, per evitare il warning, ma glielo può dire anche dalla sedia. Non deve dire certe frasi che ho sentito nel video, non fa il coach, non è il suo lavoro. Ci parlerò: credo sia andato oltre ciò che rientra nelle sue facoltà. Devo rivedere il video, ma l’ho trovato inappropriato. Ha commesso un errore: siamo tutti umani, sbagliamo tutti. Ma se io rompo una racchetta ricevo una multa. Credo che qualche provvedimento vada preso”.
KYRGIOS: “NON È STATO COACHING”
Di ben altra opinione Kyrgios, che ha spiegato che sarebbe dispiaciuto se Lahyani venisse sanzionato per l’accaduto. “Non si è trattato di coaching. Mi ha detto che non stavo dando una bella immagine di me stesso, ma lo sapevo anche da solo, e non è che stessi particolarmente ascoltando ciò che aveva da dirmi. Non mi ha aiutato. È successo sul 3-0, e poi sono andato sotto per 5-2. Potrei capire se da quel momento in poi avessi vinto sei game di fila, ma non è stato così. Non credo che Lahyani meriti una punizione. Mi era già successo qualcosa di simile, lo scorso anno a Shanghai e qualche giorno fa a Cincinnati. L’arbitro mi ha spiegato che non potevo andare avanti così, e la stessa cosa è successa qui”. Sulla questione si è espresso anche Federer, prossimo avversario di Kyrgios, che (stranamente: i big non lo fanno mai) ha preso una posizione chiara. “Non è compito dell’arbitro scendere dalla sedia. Capisco quali fossero le sua intenzioni, ma doveva limitarsi a chiedere cosa non funzionasse, dalla sedia. Invece è stata una conversazione, è durata troppo. Una conversazione può aiutare a cambiare il proprio approccio mentale. Non credo che succederà di nuovo”. A qualche ora dall’accaduto la USTA ha rilasciato un comunicato in cui ha spiegato i fatti. Si legge che Lahyani ha lasciato la sedia per assicurarsi di poter comunicare con Kyrgios, visto che durante il cambio campo c’era parecchio rumore. Gli ha chiesto se si sentisse male, ricordandogli della possibilità di chiedere l’intervento del medico, e gli ha fatto presente che se avesse continuato così, senza troppo impegno, sarebbe stato costretto a prendere provvedimenti. Nella nota, però, non c’è nessun accenno a un eventuale indagine in corso, tanto che in una dichiarazione scritta successiva alla conferenza stampa Herbert ha detto di sentirsi trattato come uno stupido. Tuttavia, la questione non è affatto chiusa. È stato confermato che la stanno esaminando attentamente il direttore del torneo, il referee e il responsabile degli ufficiali di gara, per valutare se prendere provvedimenti. Da una prima analisi dei fatti la possibilità sembra molto concreta.
Il comunicato dello Us Open
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