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Riccardo Bisti
02 September 2018

Neanche l'effetto Lendl sveglia Sascha dall'incubo

Ancora un fallimento per Alexander Zverev: il suo Us Open termina al terzo turno contro il connazionale Philipp Kohlschreiber. Messo in difficoltà tatticamente, non ha trovato le contromisure. “Ho iniziato un processo che mi porterà ad essere competitivo l'anno prossimo”.

Scherzando ma non troppo, durante il match, qualcuno sosteneva che Alexander Zverev “sarebbe finito in manicomio” se avesse perso questa partita. Nessuno pensava che il tedesco avrebbe potuto perdere contro il connazionale Philipp Kolhlschreiber, che ogni tanto ha il colpo in canna ma gli è nettamente inferiore. Invece, azzerando l'effetto Lendl che tante aspettative aveva creato, Sascha si è arreso in quattro set e ha collezionato l'ennesimo fallimento Slam. Il suo miglior risultato, dunque, rimane il quarto di finale faticosamente centrato a Parigi. Poche storie: c'è qualcosa che non va. Sascha prova a dissimulare, ma è chiaro che la faccenda lo fa impazzire. Lo ha dimostrato in conferenza stampa, in cui ha accolto con una certa sofferenza le domande sull'argomento. “Lendl ha detto che si tratta di un processo – rivela Zverev – sperava che facessi bene allo Us Open, ma stiamo guardando principalmente all'anno prossimo. Voglio ancora vincere, voglio andare avanti, ma non sempre i sogni si trasformano in realtà”. Kohlschreiber lo conosce bene, sa che adottare un certo tipo di tattica può funzionare. Mai una palla uguale, tante variazioni, un po' come aveva fatto Steve Darcis in un vecchio match di Coppa Davis. Poteva portargli via anche il primo set: lo ha perso al tie-break, poi è stato di gran lunga il miglior giocatore in campo, fino a sigillare il 6-7 6-4 6-1 6-3 finale. Non accadeva dal 2009 che Philipp battesse un top-5 in uno Slam: l'ultimo era stato Novak Djokovic. Non è la prima volta che batte Zverev a New York: lo aveva già fatto nel 2015. “Ho risposto bene e ho saputo gestire nel migliore dei modi la sua potenza, rimandando di là quasi tutto. Inoltre, credo di aver adottato la giusta strategia: palle basse, alte, tanti angoli... con lo scorrere del match, credo di averlo un po' frustrato. Il match è diventato via via più fisico e per me è stato un vantaggio. Di solito non gioco così tanti rovesci in slice, però è un colpo che non giocano bene in molti. Alexander è un ragazzo alto e non ama ancora muoversi dentro il campo o scendere a rete”. Parola di Kohlschreiber, che adesso si giocherà un posto nei quarti contro Kei Nishikori.

Zverev-Kohlschreiber: gli highlights

"GLI SLAM? CI STATE PENSANDO UN PO' TROPPO"
Senza nulla togliere al Kohlschreiber, gli occhi sono tutti su Zverev. Nessuno pensava che Lendl avesse la bacchetta magica, ma una sconfitta del genere non era prevista. Nel quarto set aveva dato l'idea di poterla rimettere in piedi, come gli era capitato – per esempio – in alcuni match al Roland Garros. Avanti 3-0, invece, ha perso sei giochi di fila. “C'è molta attenzione sugli Slam – ha detto Zverev – in realtà ho fatto bene a Parigi, ma non negli altri tornei, per diverse ragioni. In Australia ho affrontato un Chung in grande forma, a Wimbledon stavo ancora recuperando dopo un infortunio, mentre qui ho trovato un buon avversario. Oggi non ho trovato il mio miglior tennis”. Secondo Paolo Bertolucci, l'unico aspetto che Zverev sembra aver risolto è quello atletico. Al contrario, deve migliorare su quello tecnico e mentale. L'impressione è che quest'ultimo lo stia bloccando: se è vero che Kohlschreiber lo conosce bene, negli ultimi scontri diretti lo aveva battuto facilmente. E allora, perché il patatrac è arrivato proprio allo Us Open? “Io ho commesso 50 errori, come non era accaduto negli ultimi match”. Ma perché succede proprio negli Slam? A quanto pare, Sascha non ha voglia di rispondere a questa domanda. O meglio, non gli va di parlarne con i giornalisti. “Negli Slam senti di essere lo stesso giocatore del tour ATP?” gli hanno chiesto. E lui. “State pensando un po' troppo a questa cosa”, negando che sia un pensiero ricorrente. Va bene, è il gioco delle parti. Probabilmente, le frasi più sagge le ha dette Lendl. Sperava che la scossa psicologica del nuovo coach avesse un effetto immediato, ma non è andata così. E allora tanto vale pianificare un lavoro che pochi conoscono come lui. A suo tempo, l'ex cecoslovacco giocò 8 Slam prima di raggiungere la finale, e ne dovette perdere quattro prima di poter stappare lo champagne. Pochi possono comprendere meglio di lui lo stato d'animo di Alexander Zverev. E pochi, meglio di lui, sapranno dare il giusto valore alla pazienza.

US OPEN 2018 – Terzo Turno
Philipp Kohlschreiber (GER) b. Alexander Zverev (GER) 6-7 6-4 6-1 6-3

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