MENO TERRA BATTUTA
Sulla base di questo, ha detto che gestirà la programmazione in base a quello che otterrà di torneo in torneo. “Se vincerò molte partite, di sicuro ridurrò il numero complessivo di tornei che sono solito giocare. Mi spiego: nel 2016 ho avuto la mia miglior stagione, con 15-16 tornei: non sono molti, ma se vinci tante partite puoi arrivare a giocarne un'ottantina. Per questo proverò a ridurre il numero di partite piuttosto che preoccuparmi di partecipare a più tornei possibili. Se vinco un titolo, posso sempre saltare la settimana successiva, cosa che in passato non facevo mai”. Murray può considerare l'esempio di Roger Federer: negli ultimi due anni, lo svizzero ha saltato per intero la stagione sulla terra battuta e ha vissuto ottime stagioni, soprattutto il 2017. Saltando gli eventi primaverili, ha ridotto il rischio di infortuni e ha potuto concentrarsi su Wimbledon. Gli è andata bene nel 2017, mentre quest'anno si è arreso nei quarti di finale a Kevin Anderson. Nel valutare il suo programma nel 2019, Murray ha ammesso che potrebbe seguire le orme di Federer, anche senza saltare del tutto i tornei sulla terra. “Tra aprile e maggio potrei ridurre il mio programma, in modo da concedermi più periodi di allenamento in modo da dare tempo al mio fisico per riposare e recuperare. Non l'ho fatto troppo spesso nel corso degli anni, ma mi sono semplicemente adeguato al calendario”. Nell'anno in cui ne compirà 32, potrà certamente pensare più a se stesso che alla classifica. E chissà se sarà contento della wild card ottenuta dalla Gran Bretagna nella nuova Coppa Davis. Sarà uno stimolo in più a convincerlo a partecipare?