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Riccardo Bisti
28 November 2018

Murray: “Non mi rivedrete a Washington”

È probabile che lo scozzese non giochi più nella capitale americana: è risentito per le dichiarazioni della direttrice del torneo, Keely O'Brien, rea di averlo rimproverato quando annunciò il ritiro dall'ultima edizione. “Non credo di giocarlo ancora perché la direttrice non ha detto cose positive". Il torneo è in crisi, ma un magnate dovrebbe salvarlo e tenerlo a Washington.

Il 2018 è stato un anno difficile per Andy Murray. Il rientro dopo l'operazione all'anca, cui si è sottoposto lo scorso gennaio, è stato decisamente complicato. Uno dei tornei migliori lo ha giocato a Washington, ma difficilmente lo rivedremo nella capitale amministrativa degli Stati Uniti. Per lui era il terzo torneo dopo il rientro e si è ritirato prima di giocare i quarti di finale. Motivo? La stanchezza dopo tre lunghi match di tre set, l'ultimo terminato alle 3 del mattino contro Marius Copil. Una battaglia spettacolare, chiusa davanti a non più di 100 persone. Andy non le mandò a dire, dicendo che giocare così tardi non è buono per nessuno. Programmato una ventina d'ore dopo per sfidare Alex De Minaur, ha annunciato il forfait. Tutto più o meno normale, non fosse che si è risentito per le dichiarazioni della direttrice del torneo, Keely O'Brian. Quando fu informata della possibilità del forfait, disse: “Spero che Andy prenda in considerazione il suo ruolo nello sport, come modello di riferimento globale per tanti ragazzi e bambini di tutto il mondo. Quando le cose si fanno difficili e le condizioni non sono buone, non è corretto rinunciare”. Vista le reputazione di Andy, noto per essere un combattente e paladino dell'integrità (dal doping e dalle scommesse: ha prestato il suo volto anche nel video educativo della Tennis Integrity Unit), il commento sembrò particolarmente infelice. Nessun elemento del clan Murray commentò pubblicamente la faccenda, ma manifestarono il loro disappunto con la stessa O'Brien, il quale cerco di sistemare il danno con una dichiarazione, in cui diceva di attendere con ansia il ritorno di Murray nel 2019. A quanto pare, lo scozzese non ha dimenticato l'incidente e lo ha confermato in un botta e risposta con alcuni fan su Instagram.

UN TORNEO VERSO LA SALVEZZA
A precisa domanda sul torneo di Washington, ha detto: “Probabilmente non lo giocherò perché la direttrice del torneo mi ha non ha detto cose buone su di me”. (To rinse, nel linguaggio gergale, significa "far fare una figuraccia a qualcuno, ndr), significa In questo momento, Andy si trova a casa dopo essere tornato da una vacanza alle Maldive. A breve, tuttavia, dovrebbe partire per Miami e iniziare la preparazione in vista del 2019. Con il fisico nuovamente a posto, la sua stagione scatterà con il Brisbane International. Da parte sua, il torneo di Washington sta attraversando un periodo molto difficile, anche sul piano finanzario, ma dovrebbe essere salvato dall'intervento dell'uomo d'affari Mark Ein, già proprietario dei Washington Kastles, una delle squadre del World Team Tennis. Secondo alcune fonti, starebbe per prendere in mano l'evento per un periodo di cinque anni. Ein avrebbe battuto una dozzina di concorrenti, tra i quali anche Larry Ellison, proprietario del torneo di Indian Wells. Tra gli interessati a rilevare la licenza dal Washington Tennis & Education Foundation c'erano anche alcuni stranieri, ma Ein avrebbe avuto la meglio perché intende mantenere il torneo a Washington. Il torneo costa circa 10 milioni di dollari all'anno ed è un investimento piuttosto rischioso, perché in quel periodo dell'anno c'è il rischio di maltempo. Nel 2018 è andata malissimo, con nove giorni di pioggia che hanno falcidiato il programma, costringendo a orari improbabili e doppi turni. Ein è un volto noto del mondo del tennis, essendo già vicepresidente USTA (che peraltro ha appena nominato il nuovo presidente, l'ex doppista Patrick Galbraith). Il suo intervento potrebbe essere salvifico, visto che l'accordo con il title sponsor CITI era scaduto nel 2018 e gli organizzatori erano riusciti a strappare un prolungamento di un anno. Col senno di poi, sarà utile per gestire una delicata transizione. Anche se non ci sarà Andy Murray.

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