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L'anti-protagonista che non tradisce mai

L'erba fa rifiorire il tennis bum-bum di Milos Raonic. Non è il massimo dell'estetica, ma il suo servizio lo rende super-competitivo. Aiutato da un tabellone oggettivamente semplice, centra i quarti e punta a una semifinale contro Federer. Sarebbe la terza: “Non posso aver paura, se faccio bene quello che devo avrò una chance contro chiunque”.

125,75. È la classifica media dei giocatori battuti da Milos Raonic nella sua corsa verso i quarti di finale a Wimbledon. Non esattamente un percorso proibitivo, anche se era stato tutelato dagli algoritmi che assegnano le teste di serie (è n.32 ATP, ma il seeding di Wimbledon lo colloca al n.13). Dopo aver superato Liam Broady, John Millman e Dennis Novak, ha battuto in quattro set l'americano Mackenzie McDonald, numero 103 ATP, col punteggio di 6-3 6-4 6-7 6-2. Nei quarti non avrà un match proibitivo: pescherà John Isner, mai così avanti a Wimbledon. Molti appassionati ipotizzano una finale tra Roger Federer e Rafael Nadal, peraltro a 10 anni dalla storica sfida del 2008, quando Rafa mise fine al dominio di Federer. Ma se Rafa avrà un paio di test molto complicati nei quarti e nell'eventuale semifinale, Roger Federer sembra avere un tabellone spalancato verso la finale. Sembra, perché in agguato c'è l'amministratore delegato della Milos Raonic Tennis, come il canadese si autodefinì un paio d'anni fa. Oggi, i suoi dipendenti principali sono Javier Piles e Goran Ivanisevic. Sul campo numero 12, si è affidato a un servizio sempre più in palla, per nulla condizionato dal caldo che sta rallentando la superficie. In due ore e mezza, ha tirato 37 ace. Avrà bisogno di fare altrettanto contro Isner, in una partita-sparatoria. Contro l'americano ha perso tre volte su quattro, ma ha vinto l'ultimo scontro diretto. Dei nove set giocati, sette sono arrivati al tie-break. “Non avremo molte opportunità nei rispettivi turni di servizio – ha detto Raonic – si deciderà tutto su piccoli margini. Il servizio di John? Incredibile”. Parlando delle sottili differenze con l'americano, ha detto che “forse io posso muovermi un po' meglio, mentre lui ha un'apertura alare maggiore”.

IL CAMPIONE DI CUI NESSUNO SI PREOCCUPA
La conferenza stampa di Raonic è diventata una lezione sul servizio e l'efficacia dello stesso. “Ciò che conta non è colpire gli spot desiderati, ma farlo bene. Federer, per esempio, ha un grande servizio al di là della potenza. In passato c'erano grandi battitori come Sampras, Ivanisevic, Rusedski... sapevi che avrebbero tirato in una certa direzione, ma non ci saresti arrivato comunque. Tra i giocatori attuali, mi piace molto il servizio di Gilles Muller, aiutato dalla rotazione mancina”. Il suo servizio-bomba, frutto di una rigida routine, rimane uno dei più incisivi. Non a caso, due anni fa lo ha spinto fino alla finale contro Murray, con tanto di vittoria su Federer in semifinale. Il suo stile di gioco meccanico, l'assenza di emozioni e persino il suo aspetto da eterno collegiale non accendono il pubblico. Qualcuno lo ha paragonato a Ivan Lendl, che una volta fu definito da Sports Illustrated “Il campione di cui nessuno si preoccupa”. Sembra che Raonic si trovi bene nei panni dell'antiprotagonista: dopo la vittoria su Novak al terzo turno gli hanno chiesto cosa fa nel tempo libero: “Non vedo nessuno e mi siedo sulla spiaggia”. Mica vero, perché è un sincero appassionato di arte. Quest'anno si è recato a Londra con parecchie settimane di anticipo e ne ha approfittato per andare al Tate Britain e al Tate Modern. Presso il Tate Britain si è anche goduto una rappresentazione (“All Too Human”), da lui definita “eccezionale”. Inoltre ha seguito alcune aste, e ha confermato di avere una passione per grandi personaggi come Leonardo Da Vinci e Michelangelo. Diciamo che utilizza il tempo libero in modo diversi rispetto a buona parte dei colleghi. Sull'erba si trova benissimo, avendo raggiunto almeno i quarto in quattro delle ultime cinque apparizioni londinesi. Se dovesse uscire dai “piccoli margini” del match contro Isner, potrebbe ritrovare Federer e provare a guastare la festa a una moltitudine di appassionati. “Non ho paura di affrontarlo. Provo a concentrarmi su me stesso e su quello che devo fare. Se lo faccio bene, posso avere una chance contro chiunque”. E poi, da qualche mese, al suo fianco c'è un certo Goran Ivanisevic. Lo chiamavano “Cavallo Pazzo” e c'era qualcosa di vero. Il croato, tuttavia, è specializzato in miracoli. In qualsiasi veste.

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