Marco Caldara
24 March 2018

Aga la Maga regala un altro miracolo

Sul Centrale che nel 2012 le ha regalato il più importante titolo in carriera, Agnieszka Radwanska ritrova un tennis vintage, manda in tilt il sistema operativo della Halep e la spunta in rimonta. Nonostante il suo illustre passato, aveva battuto solo una volta una n.1: sei anni fa a Sydney con la Wozniacki. Va fuori un altra big: tabellone apertissimo.
E se fosse tornata Aga la maga? Per dirlo è ancora (molto) presto, ma una certezza c’è: era da tempo che Agnieszka Radwanska non mostrava il tennis che nel 2012 l’ha portata sul secondo gradino della classifica mondiale. L’ha fatto di nuovo a Miami, dove l’atmosfera del Centrale che sei anni fa le ha regalato il titolo più importante in carriera le ha permesso di respirare un’aria vintage. A farne le spese è toccato addirittura alla numero uno del ranking WTA Simona Halep, battuta 3-6 6-2 6-3 al termine di un match dai due volti, nel quale la polacca ha ricordato al pubblico di tutto il mondo come mai per anni e anni è stata eletta la “fan favorite” del circuito WTA. Un ruolo che le ha soffiato proprio la rumena, dispetto del quale si è vendicata prendendosi la terza vittoria contro una top-5 negli ultimi 4 anni. Pochissime per una del suo calibro. Un dato che la dice lunga sulle difficoltà incontrate nelle ultime stagioni, che l’hanno fatta finire spesso nel dimenticatoio, oscurando in parte in passato di altissimo livello. Fra il 2008 e il 2016 ha chiuso otto stagioni su nove nella top-10, arrivando in finale a Wimbledon, vincendo tre Mandatory, due Premier Five e la seconda edizione giocata a Singapore delle WTA Finals. Poi lo scorso anno è crollata e oggi è solo numero 32 del ranking, ma le trame del suo tennis sono rimaste le stesse, e possono diventare particolarmente indigeste. La Halep lo sa, ci aveva già raccolto cinque sconfitte in dieci precedenti, e ci è cascata di nuovo dopo un primo set positivo, vinto senza particolari difficoltà. Il problema è che poi sono tornati gli spettri già visti a Indian Wells contro Naomi Osaka, e pure nel match d’esordio di due giorni fa in Florida, vinto soprattutto perché Oceane Dodin è andata in tilt sul 4-2 al terzo, iniziando a regalare (molto) più del dovuto. La Radwanska, invece, non ha fatto una piega. E nelle fasi finali è stata semplicemente superiore, spuntandola dopo 1 ora e 44 minuti, con soli 18 errori gratuiti in tutto il match. Fanno sei per set. Quando sono così pochi, batterla è davvero dura.
“L’ALTRA VITTORIA SU UNA N.1? NON NE HO IDEA”
Il tennis della Radwanska è noto: le avversarie devono stare molto attente a non cascare nelle sue trappole, altrimenti venirne fuori diventa molto difficile. La Halep ci è riuscita alla grande nella prima fase dell’incontro, ma da metà in poi si è lasciata innervosire troppo, e col serbatoio di fiducia in riserva dopo gli ultimi due match ha iniziato a commettere tantissimi errori. Nel terzo set è anche riuscita a scappare sul 2-0, siglando il break con un punto meraviglioso, ma la Radwanska l’ha subito ripresa e poi ha iniziato a mescolare ancora di più le carte. Nel sesto game si è addirittura inventata una palla corta in risposta, che ha spedito Simona a colpire dalla sua panchina. Non è bastato per darle il 4-2, ma è servito per infastidire ancora di più l’avversaria, facendo da prologo al break arrivato nell’ottavo game. L’emblema del match della Halep è il diritto-rigore sbagliato sul 3-5 30-30, ultima chance per rientrare nel match. Ha fatto tutto alla grande, ma al momento di tirare il winner, con i piedi sulla riga del servizio, ha sparato la palla in rete, regalando il match-point. E poi, non paga, ha commesso in fretta un altro errore, consegnando alla Radwanska la seconda vittoria in carriera contro una n.1, dopo quella colta nel 2012 a Sydney contro la Wozniacki. Talmente datata che non la ricordava nemmeno lei. “Non ne ho idea, aiutami”, ha detto all’intervistatore che le chiedeva quale fosse. “Battere di nuovo una numero uno è speciale – ha aggiunto – anche perché negli ultimi due mesi Simona stava giocando un grande tennis. Non ho iniziato bene, commettendo tanti errori, e all’inizio non sono stata aggressiva a sufficienza. Il primo set è scappato via velocemente, ma poi è successo lo stesso nel secondo, a mio favore. Il terzo invece è stato una battaglia punto a punto: sono felice di averla portata a casa. Mi sono davvero goduta il match e l’atmosfera: vincere una partita così davanti a un pubblico simile è il massimo che si può chiedere”.
SI APRE IL TABELLONE
Era dal torneo di Wuhan dello scorso anno che la Halep non perdeva prima delle semifinali, ma nel complesso la sconfitta non è così preoccupante. La Radwanska è sempre pericolosa, e fra secondo e terzo set ha giocato benissimo. L’unico rimpianto, per la numero uno, può essere quello di salutare in anticipo un torneo che nel 2017 per lei era stato preziosissimo. Non tanto per la classifica, visto che aveva perso ai quarti con Johanna Konta, ma quanto perché proprio quella sconfitta le era costata la rottura con coach Darren Cahill, molto deluso dalla sua scarsa determinazione durante il match. Un episodio che è servito a scuoterla: ha fatto mea culpa e ha richiamato Cahill, ha cambiato completamente atteggiamento e da lì è iniziato il percorso che l’ha portata al numero uno della classifica WTA. Nel frattempo, dopo l’eliminazione di Serena Williams, delle due finaliste di Indian Wells e della numero 2 Caroline Wozniacki, il quarto turno del Miami Open sarà privo anche della numero uno. Significa che le chance per tutte le altre continuano ad aumentare.

WTA PREMIER MANDATORY MIAMI – Terzo turno
Agnieszka Radwanska (POL) b. Simona Halep (ROU) 3-6 6-2 6-3
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