IL FATAL SETTIMO GAME
Non è bastato, almeno fino al 3-2 Venus, peraltro dopo un break regalato al quarto game, con ben tre doppi falli. Ma prima o poi la tensione passa, e quando passa non ce n'è per nessuna. Il break decisivo arrivava al settimo game, poi acciuffava il 5-3 dopo aver rimontato da 0-30. Sul finire del primo set ha ritrovato il servizio, chiudendo il parziale con un paio di ace. Onestamente, poca qualità. Si è visto qualcosa di meglio nel secondo set, dove Venus ha provato ad essere più propositiva. Sull'1-1, rimontava un delicato turno di battuta da 0-40 con tre ottime prime palle e cinque punti di fila. Era l'occasione per girare la partita, o almeno provarci, ma ormai il servizio della sorella era entrato a pieno regime. E Venus era (molto) vulnerabile sulla seconda palla. A un certo punto, la percentuale di trasformazione si è ridotta al 20%. Anche stavolta, il settimo game è stato decisivo. Serena ha bruciato due palle break con altrettanti errori (rovescio in rete e risposta larga), ma Venus non ha mostrato la ferocia agonistica che l'aveva spinta in finale. Niente da fare, soffre troppo le sfide con la sorella. E la terza era quella buona: una risposta-bomba sigillava il 4-3. Una sentenza, crudele e imperiale. Pochi minuti dopo, nonostante uno svantaggio di 15-30 nell'ultimo game (dopo che Venus si era aggiudicata lo scambio più lungo del match, 24 colpi), le due si scioglievano in un abbraccio lungo e intenso. Senza parole, ma dal grande significato.