Marco Caldara
28 March 2017

Fognini fa l’americano. E fa un altro record.

Splendido Fognini a Miami: sfodera una prova perfetta nel momento ideale, (ab)batte Donald Young in due set e diventa il primo italiano a raggiungere per due volte i quarti di finale in un Masters 1000 sul cemento. E meno male che un tempo sembrava competitivo solo sulla terra. Se il livello è questo ha qualche chance anche contro Nishikori. (Foto Ray Giubilo)
Si può amarlo, si può odiarlo, ma bisogna anche essere onesti e dire che alla fine quello che combina qualcosa di grande è quasi sempre Fabio Fognini. Sarebbe fin troppo facile lasciarsi prendere dall’entusiasmo perché l’azzurro torna finalmente a farsi vedere (e bene) nel tennis che conta, come sarebbe troppo facile aggrapparsi alla fredda realtà e dire che ha riportato l’Italia nei quarti di finale al Masters 1000 di Miami a 25 anni dall’ultima volta (Caratti nel ’91, Nargiso nel ’92 gli unici precedenti) facendo solamente il suo dovere. Come spesso accade, la verità sta nel mezzo: è vero che il 29enne ligure ha battuto quattro avversari alla sua portata, sfruttando la chance che il tabellone gli ha offerto, ma è vero pure che un sacco di volte (vedi Indian Wells, per citarne una) quella chance se l’era lasciata sfuggire, (ri)aprendo i soliti discorsi sull’eterno incompiuto, che può quasi sempre ma riesce quasi mai. E allora bravo, sul serio, per il traguardo raggiunto e per il modo in cui si è sbarazzato di Donald Young, con un 6-0 6-4 che già da solo racconta quasi tutto. Fabio doveva vincere e non ha lasciato spazio ad alternative, dimenticando i due precedenti sfavorevoli e dominando anche più di quanto ci si aspettasse, fino a conquistare il suo terzo quarto di finale in carriera in un Masters 1000, dopo Monte-Carlo 2013 e Cincinnati 2014. Young gli ha dato una mano con una partenza da dimenticare e una prova al di sotto del suo livello, che non sarà quello da nuovo McEnroe come si auguravano anni fa negli States ma non è nemmeno da 23 errori e soli 7 vincenti, ma Fognini ha almeno altrettanti meriti, anche solo per aver fatto valere al 100% tutte le sue qualità. Rispetto a Young madre natura gliene ha regalate molte di più, ma quante volte se l’è dimenticato? Stavolta invece le ha stampate sul cemento del Grandstand già nel primo game e le ha osservate in continuazione, e così gli sono bastati appena 65 minuti per infilare il quarto successo consecutivo a Crandon Park, guadagnarsi un posto fra gli ultimi otto e arraffare 180 punti preziosi per avvicinarsi ai primi 30, il primo obiettivo dichiarato per la stagione 2017.
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QUELLA FIDUCIA CHE FA MIRACOLI
Fognini ha giocato talmente bene che è difficile individuare le chiavi del successo: semplicemente, ha funzionato tutto alla grande. Ha messo il rivale all’angolo accelerando col diritto, non gli ha dato alcuna possibilità di reagire e ha spinto dall’inizio alla fine. Gli sono bastati 22 minuti per mettere in cassaforte il primo set contro un rivale davvero sottotono, e costruirsi quella sicurezza che gli ha fatto comodo quando Young è riuscito finalmente a farsi vedere. Lo statunitense si è conquistato una palla-break nel secondo game del secondo set, ma Fognini ha reagito lasciandolo immobile con uno splendido rovescio incrociato e poi ha deciso che con le difficoltà al servizio poteva bastare così. Grazie a un’ottima percentuale di prime, il ligure non perde la battuta dall’ultimo game del primo set della sfida con Chardy: fanno 18 turni tenuti consecutivamente, peraltro concedendo palle-break solamente in due. Un rendimento sorprendente che gli ha lavato via dalla mente i cattivi pensieri e gli ha permesso di concentrarsi solamente sui tanti aspetti positivi, aiutandolo ad allungare definitivamente sul 2-2 del secondo set. Young gli ha cancellato una prima palla-break con un ace, ma lui se n’è guadagnata una seconda, ha preso in mano lo scambio con la risposta e l’ha chiuso col diritto, conquistando il break che ha risolto la partita. Dei classici cali nel finale neanche l’ombra: nell’ultimo game nemmeno la protesta di Young per un “challenge” negato dal giudice di sedia (perché chiesto troppo tardi), e il primo fallo di piede del match, sono bastati a distrarlo. Un drittaccio di Young gli ha offerto il match-point, un magnifico rovescio lungolinea l’ha convertito e l’ha reso il primo italiano di sempre a raggiungere per due volte i quarti di finale in un Masters 1000 sul veloce. Fa un certo effetto che a riuscirci sia lui, che fino a qualche tempo fa sembrava capace di fare grandi cose solo sulla terra battuta. A differenza di altri connazionali ha capito in tempo che non era così, e ora può approfittarne presentandosi ai quarti con una ritrovata fiducia. E quella, si sa, può fare miracoli. Anche se dall’altra parte della rete ci sarà Kei Nishikori. Meglio ancora se quello menomato visto contro Delbonis.

MASTERS 1000 MIAMI – Ottavi di finale
Fabio Fognini (ITA) b. Donald Young (USA) 6-0 6-4

GLI HIGHLIGHTS DI FOGNINI-YOUNG
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