LA MALEDIZIONE (SVANITA) DEGLI OTTAVI
Un risultato che vale doppio, sia perché dei match col georgiano aveva un cattivo ricordo, avendoci perso sia nel 2015 sia nel 2016 al turno finale delle qualificazioni del Roland Garros, sia perché
gli ha finalmente permesso di sfatare il tabù ottavi di finale. Nel Tour maggiore li aveva giocati ben tredici volte e aveva sempre perso, l’ultima la scorsa settimana a Montreal, dove malgrado un vantaggio di 6-0 2-0 contro Diego Schwartzman si era arreso per 0-6 7-5 7-5. Rimossa quella sconfitta, Donaldson è ripartito fortissimo a Cincinnati, conquistando al primo turno la miglior vittoria in carriera grazie al 7-6 6-3 con cui si è sbarazzato di Roberto Bautista-Agut, e poi ha approfittato del buco in tabellone battendo anche il lucky loser Ramanathan e Basilashvili, andando a prendersi il primo quarto di finale a livello ATP.
La storia particolare del 20enne del Rhode Island, transitata in Argentina per due anni e mezzo fondamentali per la sua formazione tecnica e atletica, ve l’avevamo raccontata durante lo scorso Us Open, quando dalle qualificazioni si arrampicò fino al terzo turno, battendo Goffin e Troicki. A quasi un anno di distanza è cambiata la guida, rimasta di altissimo livello visto che a succedere a Taylor Dent sono arrivati Mardy Fish e Jan-Michael Gambill (segno che c’è anche una discreta voglia di investire, e non fa mai male), mentre le ambizioni sono rimaste intatte.
Parlava di top-ten allora e lo ripete oggi, con in tasca la certezza di arrivare almeno al numero 51 del ranking ATP, e nel cassetto il sogno di un grande Us Open.