Di giornate grigie o nere Martina, fiorentina, figlia di un ex calciatore (Claudio, serie B con la Sambenedettese, C con il Modena) e di un maestra di tennis (Monica) in passato ne ha vissute tante, anzi troppe. A Pontedera per quattro anni, dopo l’addio del 2010, aveva trovato tranquillità, un ritmo regolare di vita dopo aver vinto il match più duro. «Da una parte sentivo i riflettori puntati addosso, dall’altra in casa c’era tensione, perché i miei si stavano separando», ha raccontato un paio di mesi fa alla rivista Starbene «Aggiungiamoci un paio d’incidenti fisici. Stavo male e l’anoressia ha trovato in me un’avversaria spiazzata. Ripensandoci a distanza è stato forse un modo per farmi prendere sul serio, per urlare quanto profondo fosse il mio malessere. Non mi piaceva più giocare a tennis, non mi sembrava che ne valesse più la pena. Non è certo stata una decisione presa per la paura di un confronto, venivo da un momento di grandi vittorie».
Quando si è accorta che fuori dal circuito era «serena, ma non ero felice», ha chiamato Giancarlo Palumbo al centro federale di Tirrenia. «Voglio ricominciare a giocare, mi date una mano?». La risalita è iniziata con l’Itf di Caserta, quarti di finale raggiunti dopo essere partita dalle qualificazioni, pian piano è arrivato il resto. Con a fianco il fidanzato Marco, con in testa la voglia di iniziare una carriera nuova, diversa. Di scacciare i demoni con un ace.