LA DIFFERENZA TRA SPERANZE E REALTÀ
Dopo averla vista in azione al Tie Break Tens, il noto quotidiano sportivo francese c'era andato giù duro: nell'edizione del 7 marzo avevano scritto di “significativo sovrappeso con evidenti conseguenze sugli spostamenti. In questo momento, c'è incompatibilità con la partecipazione al circuito professionale”. Lei si era mostrata lucida, ammettendo di doversi allenare per parecchie settimane in modo da ritrovare il peso forma e riguadagnare il tono muscolare. Memore del misterioso virus che l'aveva portata a pesare 41 chili, aveva aggiunto di non essere certa che il suo corpo fosse in grado di sostenere i ritmi di allenamento necessari per tornare ad alti livelli. La francese aveva ufficialmente annunciato il rientro lo scorso dicembre, pochi giorni prima di Natale. La notizia era già emersa un paio di mesi prima, ma lei aveva smentito. Spiegando le ragioni e le motivazioni del ritorno, diceva che l'obiettivo era proprio il Miami Open e che aveva ripreso ad allenarsi con continuità a ottobre. Al di là del clamore mediatico e l'entusiasmo che traspariva dalle sue parole, la realtà dei fatti è stata ben diversa. Marion sostiene che avrebbe voluto tornare al 100%., ma l'impressione è che quel 100% (almeno come lo intende lei) non sia più raggiungibile. L'idea originaria sarebbe giocare per tre anni, in modo da arrivare alle Olimpiadi di Tokyo 2020. La partecipazione olimpica, infatti, rappresenta un vuoto nella carriera di Marion: a causa del burrascoso rapporto con la FFT e i tanti rifiuti alla Fed Cup, non ha mai potuto giocare le Olimpiadi. Un bello stimolo, che però adesso deve fare i conti con una realtà non semplice. Mancano tre mesi al torneo di Birmingham: in condizioni normali, un tempo sufficiente per rimettersi in sesto. Dopo tutto quello che ha passato, tuttavia, il concetto di “normalità” di Marion Bartoli non è più quello di prima.