23 April 2013

Mapei, il lento diventa rock

A pochi mesi dal rifacimento dei campi con nuova resina Mapei, siamo stati invitati al Tc Sondrio per assaggiarne le caratteristiche. La nuova superficie è caratterizzata da rimbalzi alti, piacevolmente lenta. Fabio Damato, Product Specialist dell’azienda, ci ha poi parlato del loro nuovo business ... di ROBERTA LAMAGNI

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di Roberta Lamagni

Il Tc Sondrio sorge in piena Valtellina, ai piedi delle Alpi alla garbata altitudine di 300 metri. Sei campi da tennis di cui tre coperti, scuola Sat e agonistica in piena attività, un vero circolo sportivo dove soci e giovani allievi trascorrono qualche ora per tenersi in forma, stare in compagnia e discutere del proprio sport preferito.

Di recente quattro dei sei campi sono stati rifatti, per sostituire vecchie superfici che, a detta dello storico maestro Orlando Salomoni “erano diventate troppo veloci per poterci palleggiare”.

Il lavoro è stato affidato a Mapei, leader mondiale nei prodotti per l’edilizia, colle e sigillanti, che da qualche anno ha aperto una finestrella del proprio business anche nel settore tennis. Ha omologato le proprie finiture secondo i canoni Itf, aggiudicandosi tre diverse categorie di superfici - grado 1, il più lento, grado 3 e 4 - e con la professionalità e l’esperienza che compete a una grande azienda ha cominciato a farsi conoscere.

Il bilancio, dopo poco più di un anno dall’apertura della “linea”, non può essere che positivo: un centinaio di campi realizzati in Italia con lavori completati e avviati anche all’estero, in Croazia e in Spagna.

“La finitura scelta dal Tc Sondrio è di grado 1 - ci spiega Fabio Damato (nella foto della Parte 2), Product Specialist Mapei -, la preferita dai centri sportivi. Molti maestri mi hanno confermato che il grado 1 è ideale per l’insegnamento, perché con un rimbalzo lento il ragazzo ha una frazione in più per ragionare, colpire e imparare meglio la tecnica”.

E allora, curiosi di assaggiare questa nuova superficie scendiamo in campo.

I colori del rettangolo richiamano alla memoria il torneo di Miami: interno blu, su cui il riflesso delle luci lascia affiorare del viola, ed esterno verde.

“In Mapei abbiamo 20 colorazioni diverse, anche se i più richiesti sono proprio il verde e il blu. C’è da considerare che i colori molto chiari si sporcano più facilmente, quindi la scelta dipende anche dal programma di manutenzione che uno ha in testa. E’ consigliabile pulire i campi una volta a stagione, meglio in estate perché si asciugano più velocemente, con un idrolavaggio o una lavasciuga”.

Al tatto il campo è poroso ma un occhio distratto fatica ad accorgersene.

Parte 2

Palle e scarpe si usurano molto?

“La classe 1 porta inevitabilmente ha un’usura iniziale maggiore rispetto a superfici meno abrasive. Il vantaggio del nostro materiale si ha nei confronti della concorrenza, perché utilizziamo una sabbia sferica. La sabbia è l’elemento che dà la finitura, il grip al campo e sul mercato ne esistono di vari tipi proposti insieme alla resina. Con una sabbia spigolosa la pallina e la scarpa hanno sicuramente un’usura superiore. Ad oggi però non abbiamo mai avuto lamentele per un consumo eccessivo di palle e scarpe”.

Con un tubo appena stappato per alzare il livello di difficoltà, mettiamo dunque alla prova la risposta del campo.

I primi scambi dal centro, all’altezza del rettangolo del servizio, ci danno già qualche indicazione. I rimbalzi sono gradevolmente alti. In questa fase la velocità è limitata, senza dubbio, ma la rotazione riceve una buona risposta dal terreno.

Poi si inizia a fare sul serio. Scambi regolari, rimbalzi lenti, che ti concedono sempre il tempo dell’ultima correzione e soprattutto l’affidabilità tipica da campo in duro senza il tranello di accelerazioni inattese ogni qualvolta la palla colpisce la riga.

E’ il campo allenante per eccellenza, a qualunque livello di gioco, perché rispetto ai rimbalzi incostanti di una terra battuta o alle velocità a volte vertiginose di superfici lisce, questa pavimentazione aumenta la media-scambio di qualunque tipologia di giocatore, riducendo gli errori. Non stiamo parlando di incontri ufficiali dove la rapidità spesso aiuta a raccogliere punti, ma di un terreno su cui è piacevole esercitarsi e migliorare.

Alle rotazioni in topspin, come anticipato, risponde un rimbalzo alto che si ritrova tale e quale nell’esecuzione del kick al servizio. I tagli da sopra di conseguenza faticano a rimanere bassi. Il back è scarsamente incisivo, può servire per un recupero ma se intendete approcciare la rete con questo colpo, preparatevi a parare un buon passante.

Al servizio slice né lode né infamia. I colpi di controbalzo meritano invece una segnalazione: chi è solito avvantaggiarsi della palla che tocca a terra e schizza contro il piatto, avrà inizialmente brutte sorprese, perché tarda ad avvicinarsi. E’ solo questione di abitudine, però, perché già alla fine della prima ora il ritmo più dolce vi sarà entrato nel braccio. In sintesi: campo lento per tutti, per qualcuno anche rock.

Detto della finitura, su quale sistema si appoggia?

“Qui a Sondrio hanno preferito un hard court: quattro mani di resina sull’asfalto. Il classico hard court è una superficie di 1,5-2 millimetri, rigida e veloce, che però può essere resa lenta dalle finiture, come in questo caso. Abbiamo poi un sistema comfort, composto da un tappetino in gomma granulare di 4 millimetri che dà un leggero assorbimento, è più elastico, su cui stendiamo della resina. Questa è la soluzione migliore per le articolazioni. Ne esiste anche una intermedia, il cushion, realizzata mettendo all’interno della resina acrilica un polverin in gomma granulare: 3-4 passate di questo composto danno un effetto semielastico”.

Qual è la differenza di prezzo in base al sistema?

“L’hard court è quello con il costo minore, perché vengono impiegati meno prodotti. La forbice di prezzo tra il sistema più rigido e quello più elastico varia dai 15-16 euro al metro quadrato - si parla di lavoro chiavi in mano escluso il sottofondo - ai 30 euro del sistema superiore.  La finitura incide per pochi centesimi di euro al metro quadro. Qui il consumo di materiale è basso, tra i 300 e i 500 grammi al metro quadrato”.

Parte 3

Il colore incide sul prezzo delle finiture?

“Non nel nostro caso perché tutte le colorazioni hanno lo stesso prezzo. Questo è possibile grazie al sistema tintometrico, lo stesso dei colorifici. Abbiamo una base neutra di materiale e a seconda dell’ordinativo coloriamo la quantità richiesta. I vantaggi sono due: il cliente non è costretto a ‘fare magazzino’, ad acquistare più della quantità che gli serve, e nel caso in cui ne abbia bisogno nuovamente non abbiamo problemi a riprodurre lo stesso colore e soprattutto la stessa tonalità”.

Vi occupate anche del fondo?

“Non facciamo asfalti ma se c’è la necessità di fare un sottofondo in calcestruzzo, abbiamo tutte le soluzioni per fornire informazioni e tecnologie. Oltre ad avere i classici prodotti per un ripristino del cemento, per il sottofondo abbiamo un sistema - Mapecrete - che permette di fare un cemento monolitico, senza giunzioni. Il problema del cemento è che l’eventuale umidità di risalita dal terreno può creare bolle d’aria e rigonfiamenti nella resina, che è impermeabile. Come un coperchio sull’acqua che bolle in pentola. Il motivo per cui negli anni si è scelto di applicare questi sistemi sull’asfalto è perché è poroso - quindi ha una facile adesione - e perché la morfologia dell’asfalto impedisce all’umidità di arrivare alla resina. Noi abbiamo conoscenze approfondite sui cementi e sui composti da applicare prima della resina, quindi possiamo mettere qualunque sistema al di sopra”.

Un altro problema è costituito dai giunti di dilatazione...

“Sì, i tagli che vengono fatti nel cemento per evitare le fessurazioni classiche. Per ovviare a questo utilizziamo degli additivi antiritiro all’interno della mescola del calcestruzzo, in modo che l’applicatore non sia costretto a fare giunti. Con il sistema Mapecrete possiamo garantire fino a 1500-2000 metri quadrati senza giunti”.

Quali sono gli obiettivi per la prossima stagione?

“Mapei è un marchio conosciuto in Italia e all’estero. Abbiamo realizzato i primi campi nel 2009 presso l’Accademia di Vavassori a Palazzolo sull’Oglio e ora abbiamo al nostro attivo anche importanti centri nel sud Italia come quello di Foggia. Per l’estero c’è il vantaggio di avere le strutture, perché esiste una filiale con stabilimento di produzione in quasi ogni paese d’Europa. E’ per noi un settore nuovo ma abbiamo un’azienda importante e affidabile alle spalle, dobbiamo solo farci conoscere”.

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