Palle e scarpe si usurano molto?
“La classe 1 porta inevitabilmente ha un’usura iniziale maggiore rispetto a superfici meno abrasive. Il vantaggio del nostro materiale si ha nei confronti della concorrenza, perché utilizziamo una sabbia sferica. La sabbia è l’elemento che dà la finitura, il grip al campo e sul mercato ne esistono di vari tipi proposti insieme alla resina. Con una sabbia spigolosa la pallina e la scarpa hanno sicuramente un’usura superiore. Ad oggi però non abbiamo mai avuto lamentele per un consumo eccessivo di palle e scarpe”.
Con un tubo appena stappato per alzare il livello di difficoltà, mettiamo dunque alla prova la risposta del campo.
I primi scambi dal centro, all’altezza del rettangolo del servizio, ci danno già qualche indicazione. I rimbalzi sono gradevolmente alti. In questa fase la velocità è limitata, senza dubbio, ma la rotazione riceve una buona risposta dal terreno.
Poi si inizia a fare sul serio. Scambi regolari, rimbalzi lenti, che ti concedono sempre il tempo dell’ultima correzione e soprattutto l’affidabilità tipica da campo in duro senza il tranello di accelerazioni inattese ogni qualvolta la palla colpisce la riga.
E’ il campo allenante per eccellenza, a qualunque livello di gioco, perché rispetto ai rimbalzi incostanti di una terra battuta o alle velocità a volte vertiginose di superfici lisce, questa pavimentazione aumenta la media-scambio di qualunque tipologia di giocatore, riducendo gli errori. Non stiamo parlando di incontri ufficiali dove la rapidità spesso aiuta a raccogliere punti, ma di un terreno su cui è piacevole esercitarsi e migliorare.
Alle rotazioni in topspin, come anticipato, risponde un rimbalzo alto che si ritrova tale e quale nell’esecuzione del kick al servizio. I tagli da sopra di conseguenza faticano a rimanere bassi. Il back è scarsamente incisivo, può servire per un recupero ma se intendete approcciare la rete con questo colpo, preparatevi a parare un buon passante.
Al servizio slice né lode né infamia. I colpi di controbalzo meritano invece una segnalazione: chi è solito avvantaggiarsi della palla che tocca a terra e schizza contro il piatto, avrà inizialmente brutte sorprese, perché tarda ad avvicinarsi. E’ solo questione di abitudine, però, perché già alla fine della prima ora il ritmo più dolce vi sarà entrato nel braccio. In sintesi: campo lento per tutti, per qualcuno anche rock.
Detto della finitura, su quale sistema si appoggia?
“Qui a Sondrio hanno preferito un hard court: quattro mani di resina sull’asfalto. Il classico hard court è una superficie di 1,5-2 millimetri, rigida e veloce, che però può essere resa lenta dalle finiture, come in questo caso. Abbiamo poi un sistema comfort, composto da un tappetino in gomma granulare di 4 millimetri che dà un leggero assorbimento, è più elastico, su cui stendiamo della resina. Questa è la soluzione migliore per le articolazioni. Ne esiste anche una intermedia, il cushion, realizzata mettendo all’interno della resina acrilica un polverin in gomma granulare: 3-4 passate di questo composto danno un effetto semielastico”.
Qual è la differenza di prezzo in base al sistema?
“L’hard court è quello con il costo minore, perché vengono impiegati meno prodotti. La forbice di prezzo tra il sistema più rigido e quello più elastico varia dai 15-16 euro al metro quadrato - si parla di lavoro chiavi in mano escluso il sottofondo - ai 30 euro del sistema superiore. La finitura incide per pochi centesimi di euro al metro quadro. Qui il consumo di materiale è basso, tra i 300 e i 500 grammi al metro quadrato”.