Riccardo Bisti
22 February 2018

Ma Genie poteva entrare o no in quella stanza?

Iniziato il processo a carico della USTA per la caduta di Eugenie Bouchard allo Us Open 2015, foriera di una ferita e di una commozione cerebrale. Per la prima volta, la giocatrice ha descritto l'accaduto. Il tema è chiaro: era autorizzata o meno ad entrare dove c'era un detersivo fortemente abrasivo?

La sua classifica WTA è scesa a livelli preoccupanti. Lunedì scorso, il computer ha collocato Eugenie Bouchard al numero 116 del mondo. Nonostante tutto, la canadese non smette di far parlare di sé: qualche giorno fa è uscita la nuova Swimsuit Edition di Sports Illustrated, dove compare in un servizio fotografico bollente. In occasione del Super Bowl, si è rifatta vedere in giro con il suo fan a cui aveva concesso un appuntamento dopo aver perso una scommessa sul pronostico del Super Bowl 2017. Adesso “Genie” è di nuovo protagonista, stavolta di una vicenda di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Falliti i tentativi di mediazione per i fatti dello Us Open 2015, è iniziata la causa legale tra i suoi avvocati e la USTA. Oggetto: il risarcimento chiesto dalla Bouchard per la caduta accidentale nella sala di fisioterapia di Flushing Meadows, durante lo Us Open 2015. L'inizio del processo, fissato per martedì scorso, era stata stabilito lo scorso dicembre. La Bouchard ha testimoniato mercoledì: davanti ai giudici del tribunale federale di Brooklyn, ha detto di aver avvisato la trainer Kristy Stahr che sarebbe andata nella stanza incriminata: una volta effettuato lo stretching e la conferenza stampa, tornata nella zona, non ci sarebbe più stato nessuno. Lungo il tragitto per fare un bagno ghiacciato, ha perso l'equilibrio e ha battuto la nuca sul pavimento. “Sono finita in stato di shock quando mi sono ritrovata a fissare il soffitto”. La Bouchard ha poi aggiunto di aver sentito una forte sensazione di bruciore sulla pelle: secondo i suoi avvocati, era frutto del contatto con il potente detersivo che era stato lasciato sul pavimento. Dopo il fatto, ha raccontato l'episodio a un'addetta agli spogliatoi, Karen Owens, la cui reazione è stata: “Oh no, non dovevi entrare lì!”. Le testimonianze delle due coincidono. La serata è poi terminata con una doccia, in cui la canadese ha lavato via la sostanza detergente che l'aveva fatta scivolare. La testimonianza di Genie è durata poco più di un'ora. Le sue risposte sono state concise e dirette, peraltro tradendo qualche emozione.

LE TESI DI ACCUSA E DIFESA
​Inizialmente le è stato chiesto di riassumere la sua carriera, dopodiché ha spiegato le dinamiche della sua routine post-match: quasi sempre, prevede stretching, interviste e bagno ghiacciato. Sono emersi altri dettagli interessanti: ad esempio, il nome del prodotto che l'ha fatta scivolare: si chiama Oasis 299 e non era mai stato usato prima di quella sera. Nel foglio illustrativo, è specificato che può causare gravi ustioni cutanee. C'è stata un po' di discordanza nella controparte: nessuno ha ammesso di aver applicato la sostanza sul pavimento. Secondo la Owens sarebbe stata un'altra dipendente, Christina Simmons. Quest'ultima ha negato, dicendo che all'epoca era incinta di sette mesi e le sue mansioni escludevano il contatto con sostanze chimiche. Interrogata dall'avvocato USTA, la Bouchard ha confutato la tesi secondo cui era vietato entrare nella stanza quando non c'era nessuno. A suo dire, i trainer e i massaggiatori incitano addirittura le giocatrici a entrare. Affermazioni sostenute dal suo avvocato Benedict Morelli, forte di tutto il materiale informativo dei vari enti governativi del tennis, dove non c'è menzione di alcun divieto. A giudicare l'eventuale colpevolezza della USTA sarà una giuria composta da sette elementi (quattro uomini e tre donne): in caso di vittoria per la Bouchard, in separata sede si discuterà sull'eventuale ammontare del risarcimento. Le conseguenze di quell'episodio hanno rallentato la carriera della Bouchard: partendo da questo presupposto, i suoi legali hanno intentato una causa, accusando la USTA di non aver preso le misure necessarie per avvertire i giocatori che il pavimento era bagnato. Da parte sua, la federtennis americana ha detto che la giocatrice avrebbe dovuto sapere di non dover entrare in quella stanza, senza essere accompagnata da un trainer o da qualsiasi altro impiegato del torneo. Inoltre, il personale addetto alle pulizie riteneva che tutti i giocatori avessero ormai abbandonato l'impianto. La causa sostiene che la caduta ha generato una commozione cerebrale e una “grave ferita alla testa”. Come detto, a causa dell'infortunio, si è dovuta ritirare dallo Us Open (dove era ancora in gara, sia in singolare che in doppio) e dai successivi tornei in Cina e Giappone. La tesi finale dell'accusa è semplice: quella caduta ha danneggiato la sua carriera.

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