“I PIÙ FORTI CORRONO DAPPERTUTTO”
Come detto, Lukas Lacko era un giovane molto promettente. Nel 2005, quando la sua Slovacchia raggiungeva una storica finale di Coppa Davis, era il terzo più bravo tra i minorenni, con tanto di semifinale al Roland Garros junior. Oggi ha 30 anni, è diventato papà, ed è stato al massimo numero 44 ATP. Il suo palmares è un po' scarno: una finale ATP (Zagabria 2012), quattro terzi turni negli Slam e un continuo rimbalzare tra i tornei ATP e i Challenger (dove peraltro vanta undici vittorie). Quando gli chiediamo se è soddisfatto della sua carriera, la sua sincerità è disarmante. “So di avere dei limiti. Ho alcuni punti forti, ma anche delle debolezze. Sono ben consapevole che per me è molto complicato superare determinati scogli. Sarà dura diventare top-20 o top-30 perché, quando vedi giocare certi giocatori, ti rendi conto che sono praticamente perfetti. Io sono un po deficitario negli spostamenti e nella fase difensiva. Mi piace attaccare, ma quando giochi contro i più forti loro corrono dappertutto. E le mie armi non sono così incisive... “. È raro ascoltare un'ammissione del genere. Sembra quasi una deposizione delle armi di fronte ai più forti. E allora proviamo a incoraggiarlo, ricordandogli la qualità del suo dritto. “Sì, è un buon colpo, ma non come quelli dei più forti – continua Lacko – io servo bene, ho un buon dritto ma per entrare tra i top-30 avrei bisogno di un colpo super speciale. Io me la cavo in tutto, quest'anno avrò perso solo 1-2 volte al primo turno, ma poi arrivi nei quarti e trovi un giocatore più forte e non c'è niente da fare. Stessa storia negli Slam: magari arrivi al terzo turno, come mi è capitato qualche volta, ma poi trovi un top-15. Io ho un brutto record contro i top-15: 0 vittorie e 18 sconfitte. Un paio di volte ci sono andato vicino, ma la verità è che per batterli bisogna essere più forte”. Ma se sul campo si abbandona al realismo, senza lasciare spazio ai sogni, al di fuori sta vivendo un momento splendido: un paio d'anni fa, infatti, è diventato padre del piccolo Lucas. “A ben vedere, la mia vita non è cambiata molto. Ho più responsabilità, ma per il resto la paternità non ha creato problemi alla mia carriera. Io e la mia fidanzata abbiamo fatto alcune scelte che mi hanno consentito di giocare ed essere un buon padre: ammetto che nel primo anno c'è stata un po' di confusione, ma adesso funziona tutto molto bene”. Come la sua combinazione servizio-dritto, che lo rende uno dei favoriti d'obbligo per la vittoria finale.