Marco Caldara
27 November 2018

L'ItalChallenger fa 14: davanti solo Usa e Aus

È terminata con 14 titoli in 29 finali la stagione dell'Italia a livello Challenger. Un dato che impreziosisce l'ottimo 2018 del nostro tennis, anche perché i ben 19 tornei organizzati nello Stivale incidono solo in parte. Doppiette per Quinzi e Lorenzi (che può puntare ad agguantare Ramirez-Hidalgo), primi titoli in carriera per Caruso e un ritrovato Filippo Baldi.
Fino allo scorso anno qualcuno avrebbe storto il naso, perché se per trovare un’Italia super competitiva bisogna scendere a livello Challenger significa che ai piani alti c’è qualcosa che non funziona. Non si può dire lo stesso del 2018, dato che i sei titoli ATP raccolti da Fognini (tre), Cecchinato (due) e Berrettini (uno) il tricolore li aveva visti appena due volte nell’Era Open, nel biennio 1976-1977, quindi, piuttosto che rappresentare un ripiego, i tanti successi raccolti nei Challenger servono a rafforzare il valore di un’annata di spessore per il nostro tennis. Gli appuntamenti di Andria e Pune hanno mandato in archivio una stagione da 159 tornei sparsi in cinque continenti, con un totale di 14 titoli azzurri. Solo gli Stati Uniti e l’Australia, con 17, sono riusciti a fare meglio dell’Italia, che ha portato al successo dodici giocatori diversi. Le due doppiette le hanno firmate Paolo Lorenzi, che ad agosto ha vinto prima a Sopot e poi a Cordenons salendo a 21 titoli in carriera nell’ATP Challenger Tour (è il terzo all-time), e Gianluigi Quinzi. Il marchigiano è uno dei tre azzurri ad aver vinto quest’anno il primo titolo, ad aprile a Francavilla al Mare, e quattro settimane più tardi ha fatto il bis a Mestre. Poi ha mancato la tripletta a Perugia, perdendo a sorpresa in finale dal lucky loser Ulises Blanch, ma il 2018 di “GQ” ha dato comunque alcune delle risposte che il pubblico si aspettava, gettando le basi – si spera – per un 2019 ancora più importante. Per Lorenzi, invece, i Challenger sono stati un ripiego visto che non ha saputo confermarsi sui livelli delle stagioni precedenti, ma a 37 anni chiedergli di più sarebbe esagerato. Anzi, visto che non ha alcuna intenzione di dire basta, il toscano può puntare a diventare il più vincente di sempre a livello Challenger. I 29 titoli di Yen-Hsun Lu sono lontani, ma le 423 vittorie di Ruben Ramirez-Hidalgo molto meno. A “Paolino” ne servono 37: un obiettivo da mettere nel mirino per la prossima stagione, sempre che non riesca a tornare stabilmente nel Tour maggiore.
LA RINASCITA DI FILIPPO BALDI
Un dato che vale la pena sottolineare è che dei 14 titoli tricolori solo sei sono arrivati nei 19 tornei organizzati in Italia. Significa che il numero di vittorie degli azzurri non è particolarmente imbottito dal gran numero di Challenger organizzati nello stivale, tanto che, anche togliendo dal totale i sei successi “in casa”, l’Italia sarebbe comunque fra le prime sei nazioni più titolate. È arrivata in Italia la prima gioia per Salvatore Caruso, che ha vinto a Como in una stagione ricca di prime volte (primo Slam, primo titolo Challenger, prima vittoria ATP), mentre bisogna andare in Germania, sul veloce indoor di Ismaning, per trovare il primo titolo di Filippo Baldi, forse la miglior notizia azzurra del 2018 nell’universo Challenger. Dopo una brillante carriera junior il 22enne di Vigevano ha faticato per anni a uscire dall’inferno dei tornei Futures, ma da quando si è trasferito a Palermo per allenarsi con Francesco Aldi sembra rinato, e di certo ha ritrovato ambizioni di un certo livello. Si è scoperto ugualmente competitivo anche sul veloce indoor, ha scalato oltre 500 posizioni in un anno e mezzo e ha chiuso la stagione col best ranking al numero 172, dopo la finale ad Andria. Una dimensione ben diversa rispetto a quella alla quale si stava pericolosamente abituando, e che gli permetterà di iniziare il 2018 con le qualificazioni dell’Australian Open, suo primo Slam. Nel 2019 sarà uno degli osservati speciali, insieme a Lorenzo Sonego e Stefano Travaglia, che quest’anno hanno conquistato il loro secondo titolo Challenger. Il piemontese si è guadagnato la top-100 con la vittoria a Genova, poi ha un po’ tirato il fiato nel rush finale della stagione, mentre il marchigiano continua a mostrare segnali importanti in ottica top-100, ma per ora non l’ha ancora agguantata. Chissà che non possa fargli bene il trasferimento a Bologna, sotto la guida di Simone Vagnozzi e Umberto Ferrara (ai quali da poco si è aggregato Uros Vico), la coppia che ha fatto fare faville a Marco Cecchinato. Completano l’elenco dei titoli italiani tanti soliti noti: dallo stesso Cecchinato, che prima di esplodere ha vinto a Santiago del Cile ad Andres Seppi, campione lo scorso gennaio a Canberra, passando per Berrettini, Vanni, Giannessi e Fabbiano.
Filippo Baldi (destra) ha trionfato a Ismaning, in Germania
CHALLENGER: TUTTE LE VITTORIE AZZURRE DEL 2018
2 – Paolo Lorenzi – Sopot (Polonia) e Cordenons
2 – Gianluigi Quinzi – Francavilla al Mare e Mestre
1 – Andreas Seppi – Canberra (Australia)
1 – Matteo Berrettini – Bergamo
1 – Marco Cecchinato – Santiago (Cile)
1 – Stefano Travaglia – Marbella (Spagna)
1 – Luca Vanni – Samarcanda (Uzbekistan)
1 – Salvatore Caruso – Como
1 – Lorenzo Sonego – Genova
1 – Alessandro Giannessi – Banja Luka (Slovenia)
1 – Thomas Fabbiano – Ningbo (Cina)
1 – Filippo Baldi – Ismaning (Germania)
Salvatore Caruso, ha vinto il suo primo titolo Challenger a Como
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