POCHE PAROLE, TANTO LAVORO
“Qual è la mia virtù? Lavoro in silenzio”, ha raccontato Badio
in una chiacchierata col quotidiano argentino La Nacion, senza sbottonarsi troppo e mostrando grande umiltà malgrado un curriculum importante, dove in mezzo ad attestati vari figura ora anche la capacità di riportare Djokovic dove merita di stare.
Un lavoro stimolante, ma anche di grande responsabilità, visto che i muscoli di “Nole” sono fra i più famosi del mondo, grazie a un’elasticità fuori dal comune. Nelle settimane in cui non lo segue nei tornei in giro per il mondo, Badio si divide fra Monte Carlo e Belgrado, le due basi di Novak, e si occupa di varie cose. Spetta a lui programmare tutti gli esercizi di riabilitazione, occuparsi dei suoi pasti e anche preparare le bevande vitaminiche. Non sorprende che i due vadano molto d’accordo, perché anche Badio ha una visione del mondo molto filosofica. “
I pazienti mi affidano il loro corpo, e io devo fare il possibile per farli star bene. Con Novak va così: se sta bene lui sto bene anche io. Ho una filosofia di vita più simile a quella orientale: per me non è tutto bianco o tutto nero, esiste anche il grigio. Devo trovare delle soluzioni, con l’esercizio o con quelle lunghe chiacchierate”. In questo senso gli dato una mano la lunga pausa del 2017, che gli ha permesso di conoscere in profondità il suo unico grande paziente, le sue abitudini e il suo modo di pensare. “
Un paziente normale dopo una sessione di fisioterapia rientra a casa con la propria famiglia, e continua a lavorare come se nulla fosse. Ma in questo caso si tratta di uno sportivo professionista d’elite, che aveva bisogno di curarsi. Nel suo caso ogni minuto vale oro, non c’era tempo da perdere. È stata una grande sfida, ma sapevo di essere preparato. È da tutta la vita che sto studiando per un’opportunità come questa”. A quanto pare la sta sfruttando come si deve.