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Addio Knapp: “Il ginocchio non ce la fa”

Il fisico non la vuole ascoltare: a meno di 31 anni, Karin Knapp lascia il tennis giocato. Tra ginocchia e interventi al cuore, si è sottoposta a sette operazioni. “Rimane il rimpianto di non sapere dove sarei arrivata senza questi problemi”. Lascia con due titoli WTA e un best ranking al n.33.

16 mesi di inattività hanno sfumato la notizia, ma il ritiro di Karin Knapp resta un simbolo, l'ennesimo, di un'epoca ormai terminata. Vittima di tanti (troppi) problemi fisici, l'altoatesina adottata dal Lazio ha scelto la prima giornata degli Internazionali BNL d'Italia per annunciare l'addio. La sua ultima partita resterà quella contro Su Wei Hsieh all'Australian Open 2017, quando si ritirò sul punteggio di 6-3 2-0 per l'avversaria. Il ginocchio destro non la lasciava in pace, tanto da convincerla a sottoporsi all'ennesima operazione, qualche settimana dopo. È stata la pietra tombale della sua carriera: ha provato spesso ad allenarsi, a tornare, a rimettere a lucido il fisico. In fondo, l'età era dalla sua parte. Nel tour ci sono parecchie giocatrici più anziane di lei, esisteva un margine di manovra. Ma il fisico non era d'accordo. “Appena aumentavo l'intensità degli allenamenti il dolore ricompariva, capitava di non riuscire a camminare per tre giorni. Una situazione insostenibile”. Non è facile capire quando è il momento giusto per alzare bandiera bianca. Karin ha provato a rinviare, rinviare, rinviare... ma il fisico ha scelto per lei. È la naturale conclusione di una carriera colma di sfortuna. L'anno spartiacque tra una vita “normale” e il calvario è stato il 2008. In febbraio, una Karin appena ventenne centrava una splendida finale ad Anversa, perdendo soltanto da Justin Henin. Saliva al numero 36 WTA e sembrava lei – ancor più di Sara Errani – la più competitiva erede di Schiavone, Pennetta e Vinci. Ma qualche mese dopo, le visite mediche per dare il nulla osta olimpico per Pechino 2008 rivelarono un problema cardiaco non così banale. Carriera in standby e un paio di procedure per rimettere tutto a posto. Al rientro, quando le si facevano domande sull'argomento, i suo occhi si riempivano di paura e tristezza.

KARIN RESTERÀ NEL TENNIS
Ma le sventure non arrivano mai da sole: le ginocchia non hanno retto il suo fisico possente, costringendola a una carriera part-time che però non le ha impedito di togliersi la soddisfazione più bella: migliorare il best ranking a sette anni di distanza. Nel 2015 è salita al numero 33, peraltro con un paio di titoli WTA in bacheca: Tashkent 2014 e Norimberga 2015. “Rimane un po' di rammarico per l'incertezza su dove sarei potuta arrivare senza tutti questi problemi”. Nel tennis non esiste la proprietà transitiva, ma un piazzamento tra le top-20 ci stava. Impossibile dimenticare i suoi primi anni nel tour: finalmente – si diceva – l'Italia ha trovato una giocatrice potente, aggressiva e dal fisico importante. Un prototipo che per adesso non ha avuto repliche. Nel tennis del 21esimo secolo, una Karin Knapp ci stava benissimo, così simile alle amazzoni provenienti dall'est europeo. Il destino ha scelto diversamente, ma i successi restano. Gli ottavi a Wimbledon 2013, per esempio, o quella straordinaria partita contro Maria Sharapova all'Australian Open, in condizioni di caldo estremo. E poi le gioie nella vita privata: lasciato lo storico coach Marco Boesso, si è ritrovata ad Anzio, dai fratelli Piccari. Francesco è poi diventato suo marito e ha contribuito a rendere meno traumatica la transizione verso il ritiro, senza dimenticare la vicinanza con Deborah Chiesa e Alice Matteucci. Senza dimenticare che, ogni tanto, dalle parti del Piccari Tennis Team è passata anche Daniela Hantuchova. Di certo Karin resterà nel tennis, mettendo la sua esperienza a disposizione delle più giovani. All'inizio non sarà facile, ma sempre meno traumatico che finire sette volte sotto i ferri. Per fortuna, i successi non sono l'unico ingrediente che permette di entrare nel cuore degli appassionati.

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