UNA RUSSIA DA RIFONDARE
Niente da fare: Sevastova e la stellina Jelena Ostapenko hanno vinto tre singolari su quattro e hanno messo fine a un periodo di gloria sul quale il tennis russo si è specchiato a lungo. Adesso che i vetri si sono rotti, dovranno pensare a ricostruire. Nella squadra battuta a Khanty Mansiysk c'era la giovanissima Natalia Vikhlyantseva, promettente ma non come chi c'è stata prima di lei. Ma è una base da cui ripartire, così come dovrà diventarlo Daria Kasatkina. Non sarà facile uscire dalle sabbie mobili in cui sono precipitate: si ritroveranno in una sede unica, insieme ad altre tredici squadre. Tutte insieme, un frullato infernale, con soli due posti per accedere ai play-out per il World Group II. Non sarà facile convincere le migliori giocatrici ad accettare una sfida umiliante e difficile allo stesso tempo. Quando Boris Eltsin (enorme appassionato di tennis) guidava il paese, ma anche quando aveva una certa influenza, il nostro sport era uno degli sport più importanti in Russia. Dopo la sua morte, c'è stata una picchiata vera e propria. Dalla “cessione” di alcuni talenti al Kazakhstan allo smantellamento progressivo di alcuni punti cardine, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le squadre di Coppa Davis e Fed Cup avevano sempre i migliori, magari con qualche giovane a supporto. E si giocava sempre a Mosca, sede comoda e prestigiosa. Adesso c'è il liberi tutti e si gioca dappertutto, Siberia compresa, con la scusa-obiettivo di diffondere il tennis. Entrambe le missioni sono fallite. A Khanty Mansiysk c'era pochissimo pubblico e il clima era deprimente, anche per le lettoni. Ma loro hanno vinto e, sul medio termine, possono andare lontano. A guidare il team c'è Andis Juska, ex numero 2 del paese alle spalle di Ernests Gulbis, che ha preso il posto di Jelena Jakovleva (madre della Ostapenko, che comunque era con la squadra): curiosamente, il suo ruolo “ufficiale” è quello di sparring partner della stessa Ostapenko.