La samba di Jelena...20 anni dopo Guga

Incredibile coincidenza temporale: Jelena Ostapenko, nata nel giorno del primo titolo di Gustavo Kuerten, acciuffa la finale a Parigi esattamente 20 anni dopo. Neanche il palcoscenico dello Chatrier l'ha messa in soggezione. Contro Timea Bacsinszky aveva più energie ed è emersa alla distanza.

La suggestione è sempre più grande. Vuoi per i ricorsi storici, vuoi per quel termine buttato lì, dopo la vittoria nei quarti. 20 anni fa, Gustavo Kuerten vinceva il Roland Garros. Era il suo primo titolo in carriera, fu l'inizio di una rivoluzione che sarebbe sfociata in altri due successi a Parigi e una carriera sfavillante. Kuerten è stato il simbolo sportivo di un paese, il Brasile, che per anni aveva idolatrato soltanto i calciatori. Ma è anche il paese della samba, il famoso ballo che fa impazzire Jelena Ostapenko, classe 1997, sfavillante finalista al Roland Garros 2017. Festeggia i vent'anni nel ventennale del successo di Guga, che peraltro in mattinata aveva incontrato i giornalisti. Avete capito bene: Jelena è venuta al mondo nello stesso giorno in cui Kuerten vinceva, al Roland Garros, il primo titolo in carriera. E centra la finale esattamente 20 anni dopo. Proprio lei che ha praticato danta latinoamericana per sette anni. Anche la grafica del Roland Garros se ne è accorta: mentre Timea Bacsinszky usciva dal campo, dopo la sconfitta per 7-6 3-6 6-3, ci hanno mostrato una grafica inequivocabile: “Jelena Ostapenko non ha ancora vinto un torneo nel circuito. Gustavo Kuerten ha vinto il suo primo torneo nel 1997, al Roland Garros”. Nessuno pensava che la lèttone avrebbe raggiunto così presto la sua prima finale Slam. Magari tra qualche anno, non certo adesso: quella di sabato sarà la sua prima finale nel tour. Per ora le ha perse tutte. E' curioso che avvenga nella settimana in cui Ernests Gulbis, l'altra stella del tennis lèttone, si è ritirato dal Challenger di Prostejov dopo aver dichiarato che ciò conta, per davvero, è trovare il grande amore. Non c'è dubbio che nei prossimi giorni aumenteranno gli spasimanti per la giovane Jelena.

“NON TIRO PIU' DALLA STESSA PARTE”
E' una delle più grandi sorprese nella storia recente del tennis femminile. Ne abbiamo viste tante, per carità, ma sabato pomeriggio scenderà in campo sullo Chatrier una ragazza che non è mai entrata tra le top-30, e si è presentata a Parigi da numero 47 WTA. La finale a Charleston e la semifinale a Praga, unite a qualche bel match giocato qua e là, facevano pensare a un bel torneo. Ma lei ha fatto di più: “giocando meglio partita dopo partita” ha battuto Stosur, Wozniacki e Bacsinszky grazie a un tennis dirompente, fondato sue due fondamentali....frettolosi, un po' come le sue risposte in conferenza stampa. Non ha voglia di aspettare, Jelena. Appena può cerca il vincente, sia con il rovescio (colpo naturale) che con un dritto giocato quasi senza rotazione. Cresciuta sotto la guida di mamma Jelena, da qualche mese si fa aiutare da Anabel Medina Garrigues, ex ottima giocatrice spagnola che era l'opposto di lei: pensava, ragionava, rifletteva su ogni punto. “Anabel ha grande esperienza, conosce molto bene le giocatrici: con lei ho migliorato alcune cose e stiamo lavorando su altre – dice la Ostapenko – la collaborazione funziona, sto giocando un tennis diverso, non tiro sempre dalla stessa parte”. Lo ha fatto anche nella semifinale contro la Bacsinszky, vinta soprattutto nel primo set. La svizzera è partita con le idee chiare e ha subito messo il naso avanti nel primo set (2-0). Per la Ostapenko era la prima volta nell'immenso catino del Philippe Chatrier, ma le è bastato prendere le misure per iniziare a tirare colpi vincenti. Ha rimesso in equilibrio il match e si è portata avanti di un break sul 4-3, poi ha rischiato di perderlo sul 4-5 e 15-30, quando la Bacsinskzy ha avuto fretta di chiudere, giocando una palla corta che si è bloccata sul nastro. La Ostapenko ha servito per il set sul 6-5, si è fatta riacchiappare ma non ha tremato nel tie-break, peraltro contro un'avversaria che si era procurata un piccolo infortunio al tendine del ginocchio. Le hanno messo una fasciatura, ma ha giocato senza particolari problemi.

LE ENERGIE DI JELENA
​Timea sapeva che era una chance più unica che rara, allora ha tenuto duro nel secondo set. Difendendo a volontà, e cercando di offendere con il rovescio, sul 3-3 ha rimesso in piedi un game da sotto 40-0, poi ha vinto il successivo ai vantaggi. Da lì, ha prolungato il match al terzo. Ma la Ostapenko non conosce la paura: ha continuato a spingere a occhi chiusi, ha preso un break di vantaggio nel terzo (3-1) prima che arrivasse l'ultima reazione della Bacsinszky, con le energie ormai al lumicino. Timea acciuffava il 3-3, ma poi non aveva più benzina e cedeva gli ultimi tre game, avvolta da un senso di impotenza rivelato dalle sue espressioni. Era quasi sull'orlo del pianto: lottava, ma sapeva che avrebbe perso. E così la Ostapenko è arrivata al traguardo a braccia alzate, senza bisogno di tirare la volata. Come Guga Kuerten, che 20 anni fa faceva sognare un paese intero. Oggi c'è la Lettonia, ex repubblica sovietica, che dopo la grande illusione di Ernests Gulbis ha raccolto la sua prima finale in un torneo del Grande Slam. Il merito è di questa ragazza a cui non hanno mai presentato la paura.

ROLAND GARROS DONNE – Semifinale
​Jelena Ostapenko (LET) b. Timea Bacsinszky (SUI) 7-6 3-6 6-3

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