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La russa blaugrana fa piangere Madrid

Continua la serie negativa di Garbine Muguruza a Madrid: 64 errori gratuiti le sono fatali contro Daria Kasatkina, ma ci sono tanti meriti della russa. Abile in difesa, intelligente nelle scelte tattiche, ha disinnescato la potenza della spagnola. “Per me Dasha è un'artista, mi limito a dirle 2-3 cose e poi mi devo fidare di lei” dice coach Philippe Dehaes.

L'amore tra Garbine Muguruza e il torneo di Madrid stenta a sbocciare. Ha raggiunto per la prima volta gli ottavi, ma le fasi finali le sono ancora precluse. Mercoledì sera, si è arresa al tennis essenziale e divertente di Daria Kasatkina. Una partita interessante, con un vivace contrasto di stili. La Russia di Fed Cup ha appena incassato un'umiliante retrocessione in Serie C, ma si consola con questa ragazza che – a prima vista – non sembra neanche russa. Non è alta, non è bionda, va contro ogni luogo comune. Eppure è nata a Togliatti, città intitolata al vecchio segretario del Partito Comunista Italiano. “Dasha” si allontana dai luoghi comuni anche nello stile di gioco: non picchia su ogni palla, semmai la accarezza, ama disegnare geometrie irrazionali. Nel primo set ha sfruttato la condotta scriteriata di Garbine, volando fino al 6-2 4-2. Nel palcoscenico della Caja Magica ha tremato sul più bello, consentendo a una Muguruza un po' arruffona si raccogliere quattro game di fila. Ma chi pensava a una rimonta come quella del giorno prima contro Donna Vekic, beh, è rimasto deluso. La Kasatkina possiede ben altra tempra. E così ha infiocchettato il 6-2 4-6 6-3 che sancisce una resurrezione agonistica dopo le difficoltà degli ultimi due mesi. La finale a Indian Wells aveva lasciato scorie importanti. Salita al numero 11 WTA, ha sostanzialmente fallito i quattro tornei successivi, oltre a saltare la Fed Cup. “In effetti è stato un periodo duro – ha detto la Kasatkina – è stato difficile da gestire sul piano mentale. Tuttavia sono rimasta positiva, utilizzando gli ultimi tornei come riscaldamento in vista dei grandi appuntamenti. Ho iniziato a lavorare meglio e penso che adesso vada tutto nella giusta direzione”. D'altra parte non si battono per caso quattro top-3 WTA in pochi mesi. Aveva già superato la Muguruza a Dubai, e anche allora fu battaglia. “Sapevo che sarebbe stata una partita diversa perché lei giocava in casa, sulla terra battuta. Non ho pensato neanche per un attimo a Dubai, perché qui è stata una storia completamente diversa”.

CONVIVERE CON LE ASPETTATIVE
Si sono visti 100 errori: come spesso accade, la differenza è arrivata da lì. La Muguruza non poteva pensare di spuntarla commettendone 64. Al termine del secondo set, si pensava che avesse risolto l'enigma, invece ha iniziato a commettere una valanga di errori con il rovescio, trovandosi rapidamente in svantaggio 3-1. Ma non si può dire che non ci abbia provato: sotto 4-1, ha fronteggiato otto palle break. Le ha cancellate tutte e alla quinta palla game si è aggiudicata il game. Ma è stata lei a patire lo sforzo: “Ogni volta che arrivavo a palla break, Garbine ha servito alla grande – ha poi detto la Kasatkina – non avevo mai giocato un game come questo in tutta la mia carriera. Abbiamo combattuto su ogni palla, è stata davvero dura”. Dasha ha pagato la fatica nel game successivo, ma sul 4-3 – quando il match sembrava decisamente girato – ha raccolto le ultime energie e ha chiuso in poco meno di due ore e mezza. Chissà, forse ha sfruttato le enormi aspettative che hanno condizionato Garbine. D'altra parte, sta imparando a conoscerle anche lei. “Quando raggiungi una finale importante come mi è capitato a Indian Wells – ha detto la russa – pensi di dover giocare così bene ogni settimana, ma è molto difficile. Bisogna abituarsi, prendere esperienza e non è facile perché mi sto ancora abituando. Per questo, devo ringraziare il mio team”. Lasciata la Slovacchia e il vecchio coach Vladimir Platenik, adesso ha trovato una buona soluzione in Belgio, dove si fa allenare da Philippe Dehaes. Oggi ottiene i migliori risultati sul cemento, ma la terra rimane una superficie amica. Soltanto quattro anni fa vinceva il Roland Garros junior, senza dimenticare che il suo unico titolo WTA è arrivato sulla terra verde di Charleston. “In effetti da giovane preferivo di gran lunga la terra battuta, ma oggi non posso dire di preferirla al cemento. Mi piace ancora, ma direi che il mio tennis sul cemento è arrivato a un altro livello”. Per sua fortuna, Madrid si gioca in condizioni particolari. Non solo la relativa altitudine, ma la costituzione dei tre campi principali (inscatolati e protetti dal vento), fanno sì che le condizioni siano simili a quelle che si trovano sul duro.

UNA SETTIMANA SPECIALE
Non poteva festeggiare nel migliore dei modi il suo 21esimo compleanno, celebrato lunedì: la sua permanenza a Madrid era iniziata con una sortita al Bernabeu per assistere al “Clasico” tra Real Madrid e Barcellona. Nonostante le sue origini, la russa è un'accanita tifosa del Barcellona e ha potuto assistere a un bel pareggio, anche se i blaugrana si erano già assicurati il successo nella Liga. Grande ammiratrice di Andres Iniesta, si è emozionata nell'assistere al suo ultimo Clasico. Sono quasi scoppiata in lacrime quando è uscito dal campo. Purtroppo il tempo vola, ma è stata una bella storia”. Per lei, che ha festeggiato il compleanno con una torta preparata dal torneo, il viaggio è appena cominciato. Riprenderà nell'ultimo match di giornata, un difficile quarto di finale contro Petra Kvitova. Sarà il primo scontro diretto: la ceca viene da una serie positiva di otto partite, inaugurata la scorsa settimana a Praga, dove la Kasatkina si è arresa alla nostra Jasmine Paolini. Ma alla Caja Magica è cambiato tutto: “La Kasatkina ha giocato una partita formidabile, non ha quasi commesso errori gratuiti. Ritengo che sia una tennista molto intelligente”. Parola di Garbine Muguruza, che si è comunque detta soddisfatta del suo torneo. “Ma quando gioco contro avversarie brave in difesa rischio di commettere qualche errore di troppo. A parte le statistiche, tuttavia, devo essere fedele al mio stile di gioco. C'è bisogno di equilibrio, credo di averlo trovato”. Lo stesso equilibrio che sta cambiando la carriera della Kasatkina. Philippe Dehaes ha scelto di non essere troppo rigido, convinto di avere tra le mani una piccola artista del tennis. “Mi fido di leiha detto a Sport360 durante il torneo di Indian Wells – cerco di non darle troppe informazioni perché lei è molto creativa. Ho fiducia nei suoi confronti: l'importante è che rispetti 1-2 regole del suo gioco e nella sua testa, dopodiché mi devo fidare di lei”. La fiducia è reciproca e, secondo il tecnico belga, in 2-3 anni potrebbe diventare una delle giocatrici più importanti del tour. Giocando match come questo, la strada sembra davvero segnata.

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