CONVIVERE CON LE ASPETTATIVE
Si sono visti 100 errori: come spesso accade, la differenza è arrivata da lì. La Muguruza non poteva pensare di spuntarla commettendone 64. Al termine del secondo set, si pensava che avesse risolto l'enigma, invece ha iniziato a commettere una valanga di errori con il rovescio, trovandosi rapidamente in svantaggio 3-1. Ma non si può dire che non ci abbia provato: sotto 4-1, ha fronteggiato otto palle break. Le ha cancellate tutte e alla quinta palla game si è aggiudicata il game. Ma è stata lei a patire lo sforzo: “Ogni volta che arrivavo a palla break, Garbine ha servito alla grande – ha poi detto la Kasatkina – non avevo mai giocato un game come questo in tutta la mia carriera. Abbiamo combattuto su ogni palla, è stata davvero dura”. Dasha ha pagato la fatica nel game successivo, ma sul 4-3 – quando il match sembrava decisamente girato – ha raccolto le ultime energie e ha chiuso in poco meno di due ore e mezza. Chissà, forse ha sfruttato le enormi aspettative che hanno condizionato Garbine. D'altra parte, sta imparando a conoscerle anche lei. “Quando raggiungi una finale importante come mi è capitato a Indian Wells – ha detto la russa – pensi di dover giocare così bene ogni settimana, ma è molto difficile. Bisogna abituarsi, prendere esperienza e non è facile perché mi sto ancora abituando. Per questo, devo ringraziare il mio team”. Lasciata la Slovacchia e il vecchio coach Vladimir Platenik, adesso ha trovato una buona soluzione in Belgio, dove si fa allenare da Philippe Dehaes. Oggi ottiene i migliori risultati sul cemento, ma la terra rimane una superficie amica. Soltanto quattro anni fa vinceva il Roland Garros junior, senza dimenticare che il suo unico titolo WTA è arrivato sulla terra verde di Charleston. “In effetti da giovane preferivo di gran lunga la terra battuta, ma oggi non posso dire di preferirla al cemento. Mi piace ancora, ma direi che il mio tennis sul cemento è arrivato a un altro livello”. Per sua fortuna, Madrid si gioca in condizioni particolari. Non solo la relativa altitudine, ma la costituzione dei tre campi principali (inscatolati e protetti dal vento), fanno sì che le condizioni siano simili a quelle che si trovano sul duro.