Pel di Carota e la rivincita contro il bullismo

Una recente intervista ha sdoganato l'omossesualità (nota da tempo) di Alison Van Uytvanck, prossima avversaria dell'Italia di Fed Cup. Vittima di bullismo da ragazzina, si è presa la sua rivincita diventando un'ottima giocatrice. “Spero che adesso capiscano il male che mi hanno fatto”. Da quando lavora con coach David Basile è ulteriormente cresciuta.

Chiunque ami la letteratura ricorderà la figura di Francois Lepic, protagonista di uno dei romanzi più famosi di sempre: Pel di Carota. Lo avevano soprannominato così per il rutilismo e, nel racconto di Jules Renard, era vittima di vessazioni da parte della famiglia. Francois sfogò la sua frustrazione diventando bugiardo e nervoso: in sintesi, una cattiva persona. Pel di Carota è l'intenso racconto di un'infanzia difficile ed è attuale ancora oggi, a oltre un secolo dalla sua pubblicazione. Tra qualche giorno, l'Italia del tennis vedrà da vicino la Pel di Carota del tennis. Con quei capelli rossi e la carnagione chiara, il nomignolo si appiccica perfettamente ad Alison Van Uytvanck, probabile singolarista numero 2 del Belgio. Ma c'è una differenza sostanziale tra Pel di Carota e la Van Uytvanck: lei non ha mai perso la dolcezza e ha saputo accettarsi, supportata dalla famiglia. Perché Alison, da ragazzina, è stata vittima di bullismo. Aveva 12 anni ed erano le altre baby-tenniste a prenderla in giro, poiché ben presto aveva scoperto di essere attratta dalle donne. “Ma già a 15-16 anni di età non mi importava più niente, ci potevo convivere. Il mio successo nel tennis è la risposta a chi si è comportato così. Forse adesso si rendono conto del male che mi hanno fatto”. Oggi Alison sta bene: accanto a lei c'è Greet Minnen, altra tennista, tre anni più giovane. Stanno insieme da oltre due anni e tra poco andranno a convivere.. Margaret Court, dichiaratamente anti-gay, ha detto che lo spogliatoio WTA è pieno di lesbiche, condendo le sue parole con affermazioni totalmente fuori luogo, tirando in ballo addirittura “il diavolo”. Vale la pena ricordarle perché molte giocatrici hanno paura di ammettere la propria omosessualità. Lo ha ben spiegato Johanna Larsson, raccontando di aver taciuto a lungo per evitare conseguenze. Altre, probabilmente, non faranno mai coming out.

L'OMOSESSUALITÀ NON È UNA MALATTIA
Il caso della Van Uytvanck è ben diverso: la sua pagina Wikipedia sbaglia quando dice che si è rivelata a inizio marzo, in un'intervista per la TV belga. Basta cercare con più attenzione si trovano tracce della questione risalenti ad almeno un anno prima. Lo scorso luglio, per esempio, la Minnen era insieme a lei a Wimbledon e i media belgi ne parlarono apertamente. Senza dimenticare i profili sui social network, dove è tutto chiaro. Limpido. “L'omosessualità non è una malattia: se ci sono giovani tenniste lesbiche, non dovrebbero aver paura di dirlo. Spero che possano essere rincuorate dalla mia franchezza”. “Ali” ha ribadito queste parole durante il torneo di Lugano, dove si è arresa a Camila Giorgi. A onor del vero, ha specificato che non tutto era corretto. “Sono stata intervistata da un italiano o da un tedesco, non ha compreso alcuni passaggi” ha scritto su Twitter. Poco importa: il filmato di tre minuti andato in onda su Canvas (la TV fiamminga che trasmetterà Italia-Belgio, mentre quella francofona diserterà il match) è stato, in effetti, il grimaldello che ha permesso alla sua storia di varcare i confini del Belgio. Tra non molto, Alison e Greet coroneranno il sogno della convivenza e hanno la benedizione delle rispettive famiglie. “Non nascondiamo nulla, tutti possono saperlo. Sono felice ed è la cosa più importante, mi aiuta anche nel tennis” ha detto la Van Uytvanck, risalita al numero 51 WTA, non così distante dal suo best ranking (n.41), arpionato tre stagioni fa. A febbraio ha vinto il suo secondo titolo ATP a Budapest, rilanciandosi definitivamente dopo un periodaccio: il fisico le aveva fatto pagare i quarti al Roland Garros con una serie di infortuni, sfociati in operazioni a caviglia e polso.

LA MUSICA IRLANDESE
​Quest'anno ha fatto una scelta importante: dopo quattro anni e mezzo sotto l'ala protettiva di Tennis Vlaanderen (parte fiamminga della federazione belga), ha staccato il cordone con la federtennis e coach Alain De Vos, iniziando un percorso privato con David Basile. I risultati sono stati immediati e adesso, prima di dare l'assalto al best ranking, ci sarà il match contro l'Italia. Sabato sfiderà Sara Errani e non avrà molto da perdere, mentre il quarto singolare di domenica potrebbe essere molto delicato. Ma quando vivi certe situazioni, beh, la tensione legata a una partita di tennis diventa insignificante, quasi uno scherzo. Ivo Van Aken, capitano ad interim, non si è nascosto. “Se guardiamo i risultati delle varie giocatrici, il Belgio è favorito. Dobbiamo avere il coraggio di assumerci questa responsabilità. Ovviamente non sarà facile, l'Italia è una vera squadra di Fed Cup”. A rendere ancora più probabile lo schieramento della Van Uytvanck, l'assenza di Yanina Wickmayer (n.107 WTA ma con un passato da top-15). “Vuole concentrarsi sulla sua carriera individuale ed entrare stabilmente tra le top-100. La Fed Cup era un impegno un po' scomodo e rispettiamo la sua decisione. Abbiamo una squadra forte con Elise, Alison e Kirsten, quindi non era certo che avrebbe giocato”. Con ogni probabilità, scenderà in campo Pel di Carota Alison. E nessuno si stupisca che il suo gruppo preferito sia irlandese. Nel tempo libero, infatti, passa ore ad ascoltare la musica dei The Script. Le farà compagnia anche a Genova perché la sua amata si trova in Portogallo, per un torneo ITF, in cerca di punti che le consentano di riassestare la classifica. Con un obiettivo in più: trasferire il loro amore anche nella programmazione agonistica.

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