La LTA si sta preparando per il dopo Murray

Scott Lloyd, nuovo amministratore delegato della federtennis britannica, ammette di aver trovato una situazione complicata. In particolare, ritiene che nel Regno Unito il tennis sia visto come disciplina troppo elitaria. “E ci sono 113 località dove non c'è un campo indoor nel raggio di 30 minuti”. Un nuovo sistema dovrebbe favorire la ricerca del nuovo Murray.

Andy Murray non è un prodotto della Lawn Tennis Association, la ricca federtennis britannica. Gli “inventori” del tennis, coloro che ospitano Wimbledon, hanno vissuto un lungo periodo senza giocatori di livello che è stato bilanciato, negli ultimi 20 anni, da Tim Henman e – soprattutto – dallo stesso Murray. Vincendo tre Slam (tra cui due Wimbledon), Andy ha aggiornato successi che la Gran Bretagna non viveva da prima della Seconda Guerra Mondiale. Lo scozzese è frutto della testardaggine di mamma Judy: dopo avergli messo una racchetta in mano, ha capito che doveva tenerlo alla larga dalla Gran Bretagna. E allora, a costo di qualche sacrificio, lo ha spedito a Barcellona, alla corte di Emilio Sanchez. È lì che si sono gettate le basi del campione che soltanto un paio d'anni fa diventava numero 1 del mondo. La nuova LTA ne è consapevole e vuole evitare altri casi Murray. Non è detto che il prossimo talento britannico avrà una madre come Judy: per questo, la federazione deve garantire buone possibilità di crescita a tutte le giovani promesse. Da qualche mese, l'incombenza spetta al nuovo amministratore delegato Scott Lloyd, consapevole di avere un compito non facile: tenere la Gran Bretagna in vetta al tennis dopo il ritiro di Murray. “Il tennis è il secondo sport più seguito del Paese, dopo il calcio, con 29 milioni di appassionati. La cifra comprende sia gli appassionati occasionali, sia quelli che non potrebbero vivere senza tennis”. Lloyd è consapevole che queste cifre sono condizionate da Wimbledon: non esiste suddito di Sua Maestà che non abbia fascinazione per uno dei più antichi eventi sportivi al mondo. Il prossimo 2 luglio, scatterà l'edizione numero 150. Tuttavia, senza giocatori britannici di livello (se Murray dovesse dare forfait, soltanto Johanna Konta – che però è nativa australiana – avrebbe chance di andare avanti. A meno che Kyle Edmund non azzecchi un gran torneo), l'interesse del pubblico potrebbe limitarsi ai primi giorni.

UNA COMUNITÀ SQUILIBRATA
Lloyd sa che la concorrenza è molto pericolosa. Per esempio, i bambini sono sempre più sedentari. Gli sport all'aria aperta sono seriamente minacciate dai computer e dalle attività indoor. “Il problema è che il tennis viene visto come qualcosa di inaccessibile, elitario, costoso. Troppe persone, in Gran Bretagna, pensano che il tennis inizi e finisca con Wimbledon”. La tecnologia può essere un buon alleato, ma troppe persone faticano ancora a trovare un posto dove giocare senza spendere troppo, e magari trovare compagni con cui giocare. “Nonostante gli sforzi della LTA nel corso degli anni, questa immagine del tennis persiste. Dobbiamo cambiarla”. Prima di accettare l'incarico (lasciato vacante da Michael Downey, che ha scelto di tornare in Canada), Lloyd ha sondato l'opinione di tutte le persone coinvolte nel tennis. Voleva capire, prima di accettare. La sua conclusione è stata che la comunità del tennis è “squilibrata”. A suo dire, c'erano opinioni diverse tra loro su come avviare i giovani al tennis. Ma, soprattutto: “Non era chiaro chi dovesse essere responsabile di questo”. Come i suoi predecessori, Lloyd vuole rendere il tennis piacevole e accessibile per tutti. Le cifre non sono male, visto che la LTA approva circa 10.000 competizioni all'anno.

113 LOCALITÀ SENZA TENNIS INDOOR
Tuttavia, c'è una forte localizzazione: troppe possibilità in certe zone, nessuna in altre. “Nel paese ci sono 113 località dove non è possibile accedere a un campo indoor nel raggio di 30 minuti d'auto – dice Lloyd – dovessimo cambiare questi dati nei prossimi 10 anni, avremmo la certezza che il tennis non conosce barriere per il 95% della popolazione. Quel che dobbiamo fare mi è ben chiaro: il tennis deve entrare nelle scuole, nei parchi pubblici e in club vari”. I contributi pubblici, tuttavia, non sono più quelli di un tempo. La crisi governativa ha paralizzato il potere di spesa di tante realtà locali. Comprensibilmente, la società britannica sta cercando di rialzarsi. Certe cose sono prioritarie rispetto alla ricerca del nuovo Murray. Questo è un problema, perché troppi campi sono in condizioni pietose e mancano i fondi per una ristrutturazione efficace. Come ha scritto il Guardian, se un bambino passa davanti a un campo in rovina, senza rete in mezzo, con le erbacce che spuntano da sotto il cemento, non si fermerà e cercherà qualcosa di più attraente. Magari, il nuovo Murray è tra quei bambini che hanno rinunciato a giocare a tennis perché ha trovato un campo in condizioni fatiscenti. Tutto questo, per una buona federazione, è inaccettabile. Per metterci una pezza, la LTA sta finanziando i costi dell'attività per i giovani più promettenti attraverso due accademie inaugurate di recente, a Loughborough e presso la Stirling University. “So che la LTA non è stata abbastanza incisiva su questo punto – ammette Lloyd – per questo dobbiamo fare le cose per bene. Ho visto le accademie da cui sono usciti Tim Henman e Jamie Delgado. Da lì si può creare un tipo di ambiente favorevole per il successo. Può essere un inizio, o meglio, una ripresa”. Lloyd ha detto di aver intrapreso un percorso a lungo termine: vuole restare in sella la LTA per un lungo periodo. I britannici sono rimasti scottati, poiché Downey aveva detto le stesse cose salvo poi lasciare dopo tre anni. Certo, in mezzo hanno vinto la Coppa Davis. Ma il merito è stato quasi esclusivamente di un solo giocatore. E il nuovo Murray, per il momento, non si vede.

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