NIENTE SPONSOR
I pezzi della sua esistenza, dopo un periodo d'inferno, si sono ricomposti il 15 novembre 2010, quando si è sposata con l'uomo d'affari di origine italiana Daniele Baroni. Lui non è a Melbourne (“E' troppo impegnato”), ma tra loro va a gonfie vele, anche se in questo momento non sono previsti bambini. “Voglio giocare ancora un po' a tennis. Poi, se Dio vorrà....”. La sua vita, dopo l'avventura fuga dalla Croazia, si è sviluppata negli Stati Uniti, dove il marito possiede un paio di ristoranti, entrambi a Sarasota, Florida. Uno si chiama "Café Epicure", l'altro “Mediterraneo”. Esistono da una ventina d'anni. “Ci vado spesso, ma solo per mangiare – dice la Lucic, aprendosi in un sorriso – il cibo è molto buono. A me piace cucinare, a casa capita spesso, anche mio marito, ma mai al ristorante”. Mirjana è la giocatrice di peggior classifica rimasta in tabellone, l'unica a non essere compresa tra le teste di serie, oltre a Coco Vandeweghe. Ma l'americana è numero 35 WTA, appena fuori, mentre lei sembrava buona solo per qualche exploit in tornei minori. In tanti si domandavano come mai continuasse a giocare: questo Australian Open è la risposta più bella, e magari convincerà qualche azienda a investire su di lei. Già, perché la Lucic-Baroni non ha nessun contratto. Sta giocando con una canotta Adidas e un gonnellino Nike. “Ormai è già da qualche anno. Indosso qualsiasi cosa, utilizzo tutto quello che capita”. Ma cosa volete che sia per una donna che, da ragazzina, incassava le scarpate in testa di perfido papà Marinko. Usava una vecchia Timberland e lo faceva solo in alcune zone del corpo, in modo che i lividi non si vedessero. I lividi le sono rimasti dentro, ma Mirjana non ha paura di affrontarli e nemmeno di parlarne. Si dice che ciò che non uccide ti fortifichi. Con lei è andata proprio così.