Riccardo Bisti
25 October 2018

La grande crisi di Grigor Dimitrov

L'ennesima sconfitta mette a nudo l'impressionante crisi di Grigor Dimitrov. Quest'anno ha vinto appena 23 partite, le prime dieci tra gennaio e febbraio. Gli era già capitato di avere un assestamento dopo una buona stagione, ma il calo del 2018 è preoccupante. Oltre a porsi qualche dubbio sul coach, cosa può fare? Ed è veramente forte come si è pensato per anni?

Si dice che un nuovo taglio di capelli segni il desiderio di cambiare, di mettere un punto e ripartire da zero. Vale soprattutto per le donne, ma potrebbe essere lo stesso per Grigor Dimitrov, che si è recentemente rapato, quasi a zero. Soltanto un anno fa, il bulgaro vinceva le ATP Finals e piombava al numero 3 del mondo. Sembrava finalmente maturato. Il suo 2018, invece, va chiamato per quello è: disastroso. La sconfitta contro Mikhail Kukushkin a Vienna è la diciottesima, a fronte di appena ventitré vittorie. Se analizziamo la stagione di “Grisha”, scopriamo che 10 dei 23 successi sono maturati fino a metà febbraio. E che il 60% abbondante dei suoi punti sono arrivati in tre tornei: Australian Open (quarti), Rotterdam (finale) e Monte Carlo (semifinale). Per il resto, una lunga serie di batoste. L'unico risultato degno di nota nella seconda parte dell'anno è stato il quarto di finale a Toronto. Una miseria, per colui che era stato soprannominato “Baby Fed” per la somiglianza stilistica con Roger Federer. E pensare che l'anno scorso aveva mostrato quel tennis che molti pensavano avesse nel braccio, nel cuore, nel talento. Un'ottima condizione atletica lo rendeva molto efficace in difesa, poi la completezza tecnica e un inedito killer istinct gli avevano permesso di giocare grandi partite. Non si era limitato al Masters, ma aveva vinto anche un altro grande titolo a Cincinnati. A 26 anni, l'aggancio ai big sembrava finalmente effettuato. Invece, proprio come gli era accaduto tre anni fa (giocò un brutto 2015 dopo un ottimo 2014) non si è saputo confermare. Dopo un discreto inizio (anche se la sconfitta contro Edmund, nei quarti dell'Australian Open, si poteva evitare) ha avuto un sussulto d'orgoglio ad aprile (semifinale a Monte Carlo e quarti a Barcellona), salvo poi crollare.

BRUTTE PRESTAZIONI
Sull'erba non ha lasciato tracce importanti, perdendo addirittura al primo turno di Wimbledon contro Wawrinka, poi non si è più ripreso. Il ranking ATP lo vede ancora in decima posizione, ma l'impossibilità di difendere il titolo a Londra lo farà precipitare. Attualmente è 22esimo nella classifica stagionale, classifica fin troppo generosa per il livello espresso negli ultimi mesi. Se escludiamo alcuni match ben giocati (per esempio, ha fatto sudare Djokovic a Cincinnati), buona parte delle sue sconfitte sono state il frutto di cattive prestazioni. Allo Us Open, ha ceduto a Wawrinka commettendo 42 errori e risultando pessimo in risposta. Se poi il servizio non gli dà una mano, il gioco è fatto. E allora può succedere che vada sotto contro giocatori di seconda fascia come Dusan Lajovic e lo stesso Kukushkin, al quale ha concesso ben 18 (!) palle break. In attesa di vedere se Parigi Bercy segnerà un'improvvisa fiammata, ci si domanda quale può essere il futuro di Dimitrov. La buona notizia è che gli è già capitato di ripartire dalle retrovie: soltanto un paio d'anni fa era sceso addirittura al numero 40. Neanche l'età sembra un problema, ma allora cosa può fare? Secondo molti, il rapporto con coach Dani Vallverdu sembra ormai giunto al capolinea. Il bulgaro sembra sensibile alle scosse che possono arrivare da un cambio di allenatore. In passato ha tratto benefici e dunque un cambio non sarebbe una sorpresa, anche se stavolta ci si aspetterebbe una svolta definitiva e non effimera.

LA PROFESSIONALITÀ NON MANCA
Non sarà facile tornare ai massimi livelli, anche perché non gli si può imputare scarsa professionalità. Certo, ha avuto flirt importanti e “impegnativi”: non solo è stato fidanzato con Maria Sharapova, mentre dovrebbe ancora essere in una relazione con Nicole Scherzinger, ex cantante delle Pussycat Doll, 13 anni più grande di lui e accanita frequentatrice dello star system. Però non si è mai sottratto al duro lavoro. Per intenderci, il giorno dell'inaugurazione dell'accademia di Patrick Mouratoglou lo si è visto sul red carpet in abiti eleganti, ma pochi sanno che aveva lavorato duramente per tutto il giorno, con sorprendente dedizione. Inoltre la sua vita è abbastanza regolare. Dorme otto ore al giorno e ha una bella abitudine: prima di coricarsi, si appunta tre cose fatte quel giorno per cui dovrebbe essere grato. Non ha mai bevuto alcolici e ha un regime di allenamento piuttosto severo. “Ho una routine abbastanza robotica” diceva qualche mese fa, alludendo alle sei ore di lavoro al giorno tra riscaldamento, campo e palestra. “Sono sempre stato un perfezionista, ma ben presto ho capito che non avrei potuto fare niente di diverso. E non ho problemi con la pressione, mi piace. Da ragazzino mi chiamavano Baby Fed e in effetti c'era un po' di pressione, ma adesso la gente mi ha scoperto”. Inoltre ha la tendenza ad andare in palestra anche nei giorni di vacanza e si è privato di un mucchio di hobby. “Forse farò il pazzo per un anno dopo il ritiro” aveva detto, parlando del desiderio di dedicarsi ad altro. Nulla fa pensare che nel 2018 abbia sgarrato, eppure ha raccolto una delusione dopo l'altra. La parabola di Dimitrov verso l'anonimato alimenta un paio di riflessioni: da una parte, fa capire quanto sia duro il tennis attuale. Lavorare duramente non è affatto garanzia di risultati. L'altra è un dubbio: siamo sicuri che Grigor Dimitrov sia davvero forte come lo avevano etichettato? I prossimi 2-3 anni ci daranno la risposta

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