Si dice che un nuovo taglio di capelli segni il desiderio di cambiare, di mettere un punto e ripartire da zero. Vale soprattutto per le donne, ma potrebbe essere lo stesso per Grigor Dimitrov, che si è recentemente rapato, quasi a zero. Soltanto un anno fa, il bulgaro vinceva le ATP Finals e piombava al numero 3 del mondo. Sembrava finalmente maturato. Il suo 2018, invece, va chiamato per quello è: disastroso. La sconfitta contro Mikhail Kukushkin a Vienna è la diciottesima, a fronte di appena ventitré vittorie. Se analizziamo la stagione di “Grisha”, scopriamo che 10 dei 23 successi sono maturati fino a metà febbraio. E che il 60% abbondante dei suoi punti sono arrivati in tre tornei: Australian Open (quarti), Rotterdam (finale) e Monte Carlo (semifinale). Per il resto, una lunga serie di batoste. L'unico risultato degno di nota nella seconda parte dell'anno è stato il quarto di finale a Toronto. Una miseria, per colui che era stato soprannominato “Baby Fed” per la somiglianza stilistica con Roger Federer. E pensare che l'anno scorso aveva mostrato quel tennis che molti pensavano avesse nel braccio, nel cuore, nel talento. Un'ottima condizione atletica lo rendeva molto efficace in difesa, poi la completezza tecnica e un inedito killer istinct gli avevano permesso di giocare grandi partite. Non si era limitato al Masters, ma aveva vinto anche un altro grande titolo a Cincinnati. A 26 anni, l'aggancio ai big sembrava finalmente effettuato. Invece, proprio come gli era accaduto tre anni fa (giocò un brutto 2015 dopo un ottimo 2014) non si è saputo confermare. Dopo un discreto inizio (anche se la sconfitta contro Edmund, nei quarti dell'Australian Open, si poteva evitare) ha avuto un sussulto d'orgoglio ad aprile (semifinale a Monte Carlo e quarti a Barcellona), salvo poi crollare.