UNA SCELTA CORAGGIOSA
Il rapporto è sano, nel senso che la Mandlikova non le mette troppa pressione. “Conosce il tennis, ma è come qualsiasi altra mamma. Sa come ci si sente quando sei sotto pressione in campo: altri genitori non lo sanno e di dicono che devi superare certi momenti. Lei, invece, mi dà buoni consigli, mi dice che è normale e devi soltanto combatterli”. La nascita di Mark ed Elizabeth non è stata convenzionale. Divorziata dal suo primo marito, Hana ha messo al mondo il figlio con un amico, frutto di un accordo che prevedeva soltanto il “supporto” in questo senso, ma che non avrebbe avuto alcun ruolo nella loro crescita. Inizialmente li ha cresciuti con Liz Resseguie, una personal trainer che è stata la sua compagna per qualche anno. “La gente potrà dire quello che vuole, ma l'importante è che i bambini siano amati – diceva la Mandlikova durante la gravidanza – non rivelerò mai il nome del padre, perché abbiamo un accordo ben preciso. Non sarebbe giusto. Saremo amici per tutta la vita, anche se non vedrà mai i suoi figli, l'ho detto sin dall'inizio e lui ha accettato. Sapeva che volevo diventare madre e mi ha aiutato. Mi fido totalmente di lui e non ci sanno problemi”. In effetti, è andata proprio così. “Non credo che sia niente di straordinario, molti fanno così ma magari non se ne parla. Siamo nel 21esimo secolo e le donne hanno il diritto di fare le loro scelte”. La sessualità della Mandlikova è stata oggetto di pettegolezzi sin da ragazzina, poi si sposò con il ristoratore australiano Jan Sedlak e rimase incinta a 25 anni, ma le esigenze di tennis professionista la convinsero a rinunciare alla gravidanza, un po' come accadde a Chris Evert con Jimmy Connors (fatto poi rivelato quasi 40 anni dopo). Il desiderio di maternità si è concretizzato nel modo appena descritto, poi la storia con la Resseguie è terminata e oggi la Mandlikova risiede con la nuova compagna, Sydney Billier. Per evitare troppe pressioni ai figli, e in modo che abbiano lo stesso cognome, ha rinunciato alla desinenza “ova” che viene utilizzata per tutte le femmine che provengono dall'ex Cecoslovacchia. Per un po', hanno potuto giocare nell'anonimato. Soltanto i successi sul campo da tennis avrebbero potuto riaccendere i riflettori. È andata proprio così.