C'è stato un periodo in cui le sconfitte di Venus Williams non facevano notizia. Perdeva nei primi turni e tanti si domandavano – per davvero! - perché continuasse a giocare, specie da quando ha scoperto di essere vittima di una grave malattia autoimmune, la Sindrome di Sjogren (fonte di enorme stanchezza e dolori di vario genere). L'ultima finale Slam risale al 2009, quando lasciò alla sorella le chiavi del Centre Court di Wimbledon. Da allora, tanti alti e bassi. Soprattutto bassi, a dire il vero. Questo pazzo Australian Open, tuttavia, l'ha rilanciata. Venus è in semifinale e probabilmente sarà favorita contro Coco Vandeweghe in una sfida tutta americana. Non tanto per la classifica (13 contro 35), e nemmeno per la qualità del tennis espresso in questi giorni. La Vandeweghe, infatti, sembra baciata dagli dei del tennis. Però non ha mai giocato una semifinale Slam, mentre per Venus sarà la ventunesima. E ha la mentalità giusta. Da vera campionessa, vuole vincere il torneo. Quando le hanno chiesto se punta a sollevare il Daphne Akhurst Trophy, ha quasi tuonato: “Perché no? Devo per caso guardare dall'altra parte della rete e pensare che la mia avversaria lo meriti più di me? Non è una mentalità da campioni. Sì, mi piacerebbe vincere, soprattutto quest'anno. La mentalità con cui scendo in campo è semplice: 'Me lo merito!'”. Sicuramente ha meritato di battere Anastasia Pavlyuchenkova, superata 6-4 7-6 in una partita interessante, in cui ha mostrato grande qualità nella fase difensiva. Detto che è sorprendente riuscirci a 36 anni e mezzo, potrà servirle contro la Vandeweghe. “Esatto. Mi sto muovendo bene, spero che possa essere un vantaggio contro Coco, giocatrice molto potente. Arrivati a questo punto del torneo, non puoi aspettarti che l'avversaria faccia chissà quanti errori”.