Kuznetsova, come uccidere il dolore

A dieci anni dall'ultima volta, Svetlana Kuznetsova supera Timea Bacsinszky e centra la finale a Miami. Ci è arrivata giocando diverse battaglie: è il giusto premio per una sincera passione, ben raccontata dalla frase scritta nel suo tatuaggio.  

Può vincere contro chiunque. Può perdere contro chiunque. Di sicuro è quella che passa più tempo di tutte sul campo. Nonostante abbia vinto due Slam, noi la ricordiamo soprattutto per la sconfitta contro Francesca Schiavone nel mitico ottavo di finale dell'Australian Open 2011. Quattro ore e quarantaquattro minuti di schiaffi tennistici. Alla fine vinse la Leonessa. Non c'è da stupirsi, dunque, che “Sveta” abbia dovuto lottare per 11 ore e 31 minuti prima di digrignare i denti, segno di gioia per aver raggiunto la finale al Miami Open. Dieci anni fa, battendo Maria Sharapova in finale, intascò il titolo. Sabato ci riproverà. E il destino le sta dando una piccola (piccola...) rivincita su Masha. La Sharapova ha vinto più di lei, ha guadagnato (molto) più di lei. Ma oggi sta radunando le carte da presentare insieme al suo avvocato al processo doping, nella speranza di evitare una sanzione troppo pesante. Invece la Kuznetsova vede, e forse annusa, la possibilità di tornare tra le top-10. La ricorda bene, Svetlana, l'ultima volta che il suo ranking era a una cifra. 24 maggio 2010, vigilia del Roland Garros. Doveva difendere i 2.000 punti intascati l'anno prima. Non ci riuscì e sembrò la fine della sua carriera, almeno ad alti livelli. Un paio d'anni dopo, un infortunio la fece uscire dalle top-50. Però Svetlana ha un pregio: è sinceramente appassionata di tennis. Non lo vede soltanto come uno strumento per gonfiare il portafoglio o riempire di zeri il conto corrente. Tante colleghe la vedono così, lei trova ancora il piacere nel tirare un dritto a sventaglio e chiudere con la volèe. Oppure sparare un rovescio lungolinea in corsa, tipo quello con cui ha cancellato a Timea Bacsinszky una palla per salire 6-5 nel primo set. E' stata la base da cui si è sviluppato il 7-5 6-3 che l'ha spinta in finale, la più importante degli ultimi anni. Dopo quattro battaglie giunte al terzo set, è riuscita a chiudere in due. E lo ha fatto alla sua maniera, chiudendo con uno splendido rovescio incrociato.


IL CALDO NON E' UN PROBLEMA

Tanti giocatori e giocatrici si sono lamentati del caldo e dell'umidità che ha accompagnato il Miami Open. Da Svetlana, invece, mai una parola. Anche se è professionista da 15 anni, non dimentica le origini e sa che giocare al caldo è un privilegio. Non cerca compassione, non vuole raccontarci la storia di una campionessa strappata alla povertà, anche perché non è vero. Però allenarsi nella Russia degli anni 90 era complicato, specie d'inverno. Svetlana giocava dentro un pallone pressostatico e fuori c'erano zero gradi. E mancavano i soldi per riscaldarlo. Anche per questo, i genitori capirono che da lì era difficile tirar fuori una campionessa. Così l'hanno spedita in Spagna, nell'Accademia di Emilio Sanchez e Sergio Casal. Aveva 13 anni e hanno fatto in tempo a costruirla secondo la loro scuola. Tanto topspin, soprattutto con il dritto, e splendido gioco di gambe. Lei ci ha messo un bel po' di talento, un tocco che le ha fatto incassare anche i complimenti di Martina Navratilova. E pensare che Svetlana avrebbe dovuto fare la ciclista, proprio come i genitori. Papà Alexander era un allenatore, uno dei migliori del paese. Una specie di Alfredo Martini sovietico. Normale che conoscesse la futura moglie nell'ambiente. Ancora più normale che fosse una campionessa: Galina Tsareva è stata sei volte campionessa del mondo di ciclismo su pista. Nikolay, fratello maggiore di Svetlana, è stato medaglia d'argento ad Atlanta 1996 nella specialità dell'inseguimento. Per questo, la piccola “Sveta” avrebbe dovuto pedalare. “Però mio padre era un allenatore molto duro, teneva separati maschi e femmine perché non voleva che si creassero fidanzamenti o cose del genere – racconta la Kuznetsova – quando stavo per iniziare e doveva decidere se creare un gruppo di ragazze preferì di no. Mi disse che avrei potuto giocare a tennis perché i tennisti guadagnano molto. Ma scherzava, perché a lui i soldi non sono mai interessati”. Con quasi 20 milioni di dollari in tasca lo può dire con il sorriso sulle labbra. Però è un sorriso sincero, mantenuto nonostante le mille difficoltà. Se lo è anche inciso a pelle, con un tatuaggio che recita così: “Il dolore non mi uccide. Sono io che uccido il dolore”. Non ci sono maratone o caldi torridi che tengano.

 

WTA PREMIER MANDATORY MIAMI – Semifinali

Svetlana Kuznetsova (RUS) b. Timea Bacsinszky (SUI) 7-5 6-3

Victoria Azarenka (BLR) vs. Angelique Kerber (GER)

 

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