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È tornato l’occhio della tigre

Novak Djokovic risponde all'arrembaggio dei giovani col miglior match del suo 2017: la semifinale degli Internazionali d'Italia contro Dominic Thiem si trasforma in una dimostrazione di forza terrificante, chiusa per 6-1 6-0 in 59 minuti. Thiem mostra qualche limite ma il serbo domina dalla prima all'ultima palla, con gli occhi infuocati e il body language di chi ha deciso di rialzare finalmente la testa. Sarà vero?
Se una rondine non fa primavera, una (splendida) vittoria non fa rinascita, o almeno non ancora. Ma ai campioni può bastare poco per ribaltare pensieri, opinioni e soprattutto risultati, resettare la mente e ripartire. Hanno un interruttore nascosto da qualche parte, quello che Novak Djokovic sta cercando dal lunedì successivo allo scorso Roland Garros, e potrebbe aver ritrovato nella sua Roma, celebrata per tutta la settimana con l’anagramma Amor(e). La prima parte del quarto di finale con Del Potro aveva acceso qualche speranza di rivederlo finalmente ai suoi massimi livelli, e la semifinale contro Dominic Thiem le ha letteralmente fatte esplodere, con un 6-1 6-0 in 59 minuti di dominio purissimo. Una dimostrazione di forza che mancava da tanto, troppo tempo e torna a mostrare al mondo intero il miglior Djokovic del 2017, di nuovo apparentemente indistruttibile. Battere questo Thiem equivale a battere uno degli altri Fab Four, e batterlo nel modo in cui l’ha fatto lui è tanto inatteso quanto entusiasmante. Per il punteggio, per il gioco, per la condizione mostrata, ma soprattutto per lo sguardo di chi ha deciso di non perdere più, gli occhi di nuovo infuocati, un body language nemmeno parente di quello di qualche tempo fa, e dei “come on” udibili fino al Colosseo strillati dopo ognuno dei cinque break che gli hanno spianato la strada verso l’ottava finale agli Internazionali. Altro che il tennista scarico di questa prima metà di 2017, che la bocca la apriva solo per lamentarsi e dava a tutti la possibilità di tenergli testa. L’eliminazione di Nadal gli ha fatto sentire profumo di vittoria, ha riattivato la spia delle motivazioni e ne ha fatto le spese l’incolpevole Thiem, rimandato proprio nel momento in cui sembrava pronto a esplodere definitivamente. Ma la sua ora arriverà, in barba a qualche pirla che l’ha fischiato all’uscita dal campo.
“NOLE IS ON FIRE… AGAIN”
Oggi, onestamente, l’austriaco non poteva fare molto di più. Forse non si è aiutato all’inizio, reagendo alla pressione con un po’ di fretta che gli è costata tanti errori, ma Djokovic ha tenuto un livello troppo alto, per lui e forse non solo per lui. Impattava la risposta quattro metri (quattro!) più avanti di Nadal e la spediva sempre nell’ultimo metro di campo, e poi non sbagliava mai. Thiem spingeva col diritto, spingeva col rovescio, spingeva con tutto ciò che aveva, ma la palla tornava sempre indietro, come se di là ci fosse il muro dei tempi d’oro, fino a farlo andare fuori giri. “Nole” dominava sull’1-2, vinceva gli scambi lunghi, non arretrava mai, e l’austriaco si è trovato senza armi (su questo deve riflettere: qualche variazione non guasterebbe), incapace di mordere e di conquistare più del 15% di punti con la seconda di servizio. Ha avuto solamente un paio di palle-break, sul 6-1 3-0, ma Djokovic non gli ha lasciato nemmeno quelle, bruciandogli l’ultimo briciolo di tutta l’autostima accumulata nelle ultime quattro settimane. Doverla ricostruire prima di Parigi non sarà facile, ma le possibilità o meno di diventare un campione si vedono anche da queste cose. Quanto a Djokovic, per parlare di rinascita è presto: bisognerà aspettare prima la finale con Zverev – che avrebbe fatto bene a non vedere questo match – e poi almeno il Roland Garros, ma difficilmente un match così arriva per caso. Mamma Dijana era emozionata, papà Srdjan sembrava addirittura sorpreso, e Boris Becker, lui che dopo la separazione non ha avuto problemi a tirare qualche frecciatina al suo ex assistito, dicendo che avrebbe dovuto allenarsi di più e invitandolo a osservare i duelli Federer-Nadal per trovare ispirazione, ha sparato la sua sentenza via social: Nole is on fire… again”. Ce ne siamo accorti tutti. Ma se lo dice chi lo conosce meglio degli altri vale molto di più.

MASTERS 1000 ROMA – Semifinale
Novak Djokovic (SRB) b. Dominic Thiem (AUT) 6-1 6-0
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