02 September 2016

Il tetto della discordia

Dopo i primi match giocati a tetto chiuso sul centrale di Flushing Meadows, sono fioccate le polemiche per il rumore assordante all'interno dello stadio. Da Murray a McEnroe a Nadal, i commenti non sono incoraggianti ... DI ROBERTA LAMAGNI

Il tetto della discordia

di Roberta Lamagni - foto Getty Images

 

Il nuovo tetto sopra l'Arthur Ashe - lo stadio da tennis più grande del mondo - la cui costruzione ha contribuito ad alimentare pagine e pagine nell'ultimo lustro, continua a far parlare di sé, e non in bene.

 

Dopo il meccanismo inceppatosi durante l'inaugurazione, settimane prima dell'evento, incidente che aveva lasciato Billie Jean King con il dito sopra il pulsante e occhi perplessi al cielo, a distanza di quattro giorni dall'inizio dei giochi, si iniziano a tirare le somme... che per il momento non tornano.

 

150 milioni di dollari è il costo dell'operazione, per mettere al riparo oltre 22500 spettatori nelle giornate di pioggia. Il privilegio di inaugurare la chiusura durante un match ufficiale è spettata a Rafael Nadal opposto al nostro Andreas Seppi, nella notte di mercoledì. Colleghi di Sports Illustrated hanno riferito che durante i 39 minuti del primo set, quando la copertura era stata solo parzialmente retratta, il giudice di sedia sia stato costretto a zittire il pubblico oltre 15 volte, cosa che non era mai accaduta in precedenza.

 

Pare infatti che il consueto brusio tra spettatori venga molto amplificato dalla volumetria importante della costruzione e si trasformi in un ronzio costante e fastidioso per i giocatori. A chiusura completata, nel secondo set, l'atmosfera descritta dai presenti pare fosse comunque simile a uno stadio da baseball, molto diversa dal clima soffice e ovattato tipico di uno stadio di tennis.

 

Per quanto diplomatci, i commenti del nino a riguardo non hanno lasciato spazio all'immaginazione. "Noi tennisti siamo abituati a giocare con il silenzio. Con il nuovo campo, anche quando il tetto era aperto c'era confusione. Non penso sia colpa del pubblico, perché gioco qui da tanti anni e non mi era mai capitato. E' stato strano. In alcuni momenti il rumore era eccessivo anche durante i punti".

 

La prova del nove si è però tenuta la scorsa notte, quando la copertura totale dello stadio si è rivelata necessaria sin dai primi colpi, sotto una pioggia battente e in alcuni momenti violenti scrosci, tanto che nel match tra Murray e Granollers i giocatori si sono addirittura fermati per capire cosa stesse provocando quel frastuono. Diverse le lamentele, dai giocatori in campo, Andy Murray in primis, ai commentatori tv.

 

"Non sono mai stato in uno stadio così rumoroso - ha sentenziato John McEnroe, commentaore per Espn - un fastidio tale che quasi fatichi a pensare".

Altrettanto severo è stato Brad Gilbert: "Non sentivo la palla uscire dalle corde ed ero seduto a bordo campo". Non un dettaglio trascurabile, visto che i giocatori abitualmente ricevono molte informazioni dal suono della palla all'impatto. Argomento che è stato ripreso da Andy Murray che, evitando di versare benzina sul fuoco, ha comunque in tutta sincerità evidenziato un difetto obiettivo. "E' come se giocassimo con le cuffie nelle orecchie. Noi usiamo l'udito quando giochiamo, ci aiuta a capire la velocità della palla, lo spin, quanto forte la palla è stata colpita. E' un po' complicato, ovviamente possiamo giocare comunque ma non è semplice".

 

Per sdrammatizzare le critiche ha poi aggiunto: "Come atleti ci abitueremo. Ci dobbiamo adattare ogni settimana a condizioni diverse, c'è differenza tra giocare di giorno e di notte, con una palla o con un'altra ma ci abituremo. Solo serve tempo. Penso sia per questo che se ne sta parlando tanto, questa è una novità. Sono certo che se gli spettatori non apprezzano i match, l'organizzazione cercherà di trovare una soluzione". Probabile, sì, ma non certo facile da individuare.    

 

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