Ma torniamo al tennis e a quello che ho dovuto fare per battere Boris Becker, l'uomo che non aveva mai perso a Wimbledon e si era aggiudicato il torneo nel 1985 e nel 1986. Osservando il nostro match al Queen's, il mio allenatore Michael Fancutt aveva notato una tendenza nel gioco di Becker: la sua volèe di rovescio era sempre indirizzata verso il mio lato sinistro. Per questo, Michael mi disse di fargli giocare sempre la volèe di rovescio e poi correre da quella parte. Nello stesso periodo, feci una telefonata al mio coach ad Adamstown, Frank Brent, per avere un suo consiglio su come affrontare Boris Becker. Mi disse di tenere la palla bassa tutte le volte che lui si presentava a rete, ancora meglio se gliel'avessi messa sui piedi. Non c'è dubbio che entrambe le tattiche abbiano funzionato. Durante la partita, fui in grado di brekkarlo per tre volte. Inoltre ho servito bene: lui mi fece solo un break e così portai a casa la mia famosa vittoria. Due giorni dopo, nel match di terzo turno, ero ancora stanco per le emozioni provate contro Becker ed ebbi grandi difficoltà contro l'americano Leif Shiraf. Persi i primi due set e dovetti annullare un matchpoint nel terzo. In qualche modo ho tenuto viva la partita e ho goduto del sostegno della gente per “l'underdog” australiano, tornando dunque in gara. Dopo quattro ore e mezzo di gioco ho raccolto un'altra vittoria, stavolta 12-10 al quinto. Il giorno dopo, negli ottavi, trovai il possente jugoslavo “Bobo” Zivojnovic, compagno di doppio di Becker. Io ero molto stanco, lui invece era forte e fresco. Mi ha battuto in tre set. Dopo la vittoria su Becker, in quel venerdì, non ho più potuto usare il telefono rotto che avevo scoperto qualche giorno prima. C'era una moltitudine di persone che mi aspettava. In molti si accamparono fuori dallo spogliatoio e avevo bisogno della scorta per spostarmi da un luogo all'altro. Non potevo certo chiedere alla sicurezza di scortarmi verso un telefono rotto e farli aspettare mentre facevo una telefonata illegale. La conclusione di questa storia è che ho aperto la strada alla vittoria di un australiano, il mio compagno di Coppa Davis Pat Cash. Fu fantastico, perché dopo la vittoria di John Newcombe nel 1972 abbiamo avuto soltanto due australiani vincenti a Wimbledon: Pat Cash e Lleyton Hewitt. Senza il suo avversario più pericoloso in gara, per Pat fu tutto molto più facile. La tesi fu confermata dal fatto che, l'anno dopo, Cash e Becker si sono affrontati nei quarti di finale e vinse Becker in tre set.
Peter Doohan
Ps. La cosa che mi rese più orgoglioso di quel successo fu il telegramma ricevuto dal Primo Ministro Bob Hawke, ancora oggi incorniciato e custodito nella casa di mia madre.