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Redazione
07 December 2017

Il risentimento di Wawrinka, Mou-Baghdatis...

Torna il nostro appuntamento audio con Jacopo Lo Monaco. Cerchiamo di capire perché Stan Wawrinka ha convocato una conferenza stampa per non dire quasi nulla. La filosofia di Patrick Mouratoglou e il suo passato con Marcos Baghdatis. Arrivano le finali di A1: le gare a squadre funzionano? Tanto spazio alle vostre domande.


PRIMO BLOCCO – La conferenza stampa di Stan Wawrinka aveva attirato grande curiosità, ma alla fine è stata un “nulla di detto”, o quasi. Come mai ha voluto catalizzare tutta questa attenzione? Secondo Jacopo Lo Monaco, voleva togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di Magnus Norman, con cui aveva lavorato negli ultimi quattro anni. “Probabilmente non si aspettava di essere lasciato in quel modo, all'improvviso. Tornerà quello di prima? Potrebbe essere decisiva la voglia di dimostrare a Norman di non essere ancora da buttare”. Per lo svizzero, è molto importante aver confermato la collaborazione con il preparatore atletico Pierre Paganini. Restiamo in tema di coach: alcune riflessioni di Patrick Mouratoglou riaprono una vecchia ferita, ovvero il suo rapporto con Marcos Baghdatis. Tra loro non finì benissimo e ci sono versioni un po' discordanti su come andò per davvero. Secondo Baghdatis, il coach francese non ha trascorso molto tempo ad allenarlo, dandogli una mano soprattutto sul piano economico. “A un certo punto ha voluto ridurre i carichi di allenamento” sostiene, invece, Mouratoglou. Chi aveva ragione? Più in generale, è vero che dei giocatori si sentono appagati non appena raggiungono una certa stabilità economica? Partendo da qui, la riflessione si snoda in varie direzioni. A chiudere, il parere di Jacopo sulla probabile contemporaneità tra la finale di Wimbledon e quella dei Mondiali di Calcio, il prossimo 15 luglio. “Nel 1982, McEnroe-Connors e Brasile-Argentina si giocarono più o meno in contemporanea”.

SECONDO BLOCCO – Mancano poche ore alle finali di Serie A1, a Foligno. Jacopo boccia la formula complessiva delle gare a squadre. A suo dire, è grave che nelle categorie inferiori non ci sia un trofeo da conquistare, ma che il massimo obiettivo sia la promozione. “Queste manifestazioni non possono rappresentare un obiettivo nella stagione di un giocatore”. Poi, però, ci spiega perché i tennisti esultano così tanto e si impegnano alla morte quando si tratta di giocare a squadre. Forse lo abbiamo convinto a seguire qualche spezzone del weekend, che vedrà Aniene-Parioli tra gli uomini e Prato-Faenza tra le donne. A chiudere, il consueto spazio per le vostre domande.

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