IL PRIZE MONEY DELLA DISCORDIA
Si tratta di una vecchia battaglia sindacale, su cui i giocatori hanno ottenuto buoni risultati, ma non ancora definitivi. Il motivo è semplice: i tornei del Grande Slam hanno un fatturato enorme, di centinaia di milioni di dollari. Per questo, i maxi-montepremi rappresentano una percentuale tutto sommato modesta (non si arriva neanche al 20%), mentre in diverse leghe professionistiche la fetta destinata agli atleti è ben più ampia. Il principio esposto da Stakhosky può essere corretto, ma poi si creano conseguenze sgradevoli. Ne abbiamo avuto un buon esempio a Wimbledon, quando diversi giocatori sono ugualmente scesi in campo pur senza essere in grado di giocare. Il caso più clamoroso riguarda Mandy Minella: la lussemburghese ha giocato singolare e doppio, pur essendo incinta di quattro mesi e mezzo! Motivo? Il sostanzioso assegno per chi perde al primo turno, che per diversi giocatori può rappresentare una preziosa fonte di serenità economica. Umano, ma per nulla sportivo. E allora è capitato che Janko Tipsarevic restasse in campo appena 12 minuti, intascando quasi 3.000 sterline al minuto. Casi del genere avvengono a ogni Slam, più o meno evidenti, più o meno celati. Per limitare il fenomeno, l'ATP (ma solo nei tornei sotto la sua egida) ha varato una norma che lascia il prize money del primo turno anche ai giocatori che si ritirano a tabellone compilato. Al loro posto gioca un lucky loser, che intasca denaro soltanto se vince almeno una partita. Il tennis è uno sport che offre guadagni importanti, ma a pochissime persone. Stakhovsky ne è ben consapevole. “Il tennis deve attirare i giovani – dice l'ucraino, che in carriera ha intascato quasi 5 milioni di premi ufficiali – ma i giovani vedono che un panchinaro di una squadra di calcio guadagna milioni, mentre un tennista intorno alla centesima posizione raccoglie circa 400.000 dollari (lordi) in un anno. E' normale che scelgano il calcio”. Cose ben note, così come le enormi spese che si deve sobbarcare un tennista.