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Il primo tassello del nuovo Kafelnikov

A 19 anni e 9 mesi, Andrey Rublev si aggiudica il primo titolo ATP. Lo ha fatto con modalità curiose: perde nelle qualificazioni, entra in tabellone da lucky loser ma poi esprime il suo miglior tennis e schianta tre over 30 negli ultimi turni. Alla faccia dell'invecchiamento del tennis...

Ha preso il trofeo dalle mani di Goran Ivanisevic: mica male, come investitura. In comune con l'ex "cavallo pazzo", Andrey Rublev possiede quel pizzico di sana follia, mischiata a incostanza e imprevedibilità. Ed è simbolico che il baby russo, 20 anni ancora da compiere, abbia vinto il suo primo titolo ATP proprio a Umago. E lo ha vinto da cavallo pazzo, visto che la sua avventura era terminata nelle qualificazioni, quando si era fatto battere da Attila Balazs. Una settimana da buttare si è trasformata in quella della svolta. Il match-capolavoro contro Fabio Fognini, nei quarti, gli ha spalancato la strada per un weekend in discesa. Rublev ha contenuto la spinta di Ivan Dodig e ha raccolto i cocci di Paolo Lorenzi in finale. Un 6-4 6-2 che avrebbe potuto essere ancora più severo, se il moscovita non si fosse distratto nel cuore del primo set. Avanti 4-1 con doppio break (strepitoso il punto con cui s è aggiudicato il quinto game), si è fatto quasi riacchiappare da Lorenzi. Sul 5-4 e 0-30, l'azzurro ci ha creduto per un attimo. Ma era troppo stanco dopo le energie che Alessandro Giannessi gli aveva sottratto, quasi succhiato via, 24 ore prima. Era meno veloce del solito: caldo, umidità e un predestinato come avversario hanno fatto il resto. Rublev ha evitato di complicarsi la vita chiudendo il primo set al decimo game, dopodichè un parziale di cinque giochi consecutivi gli ha regalato il primo titolo ATP in carriera.

CORAGGIO E PERSONALITA'
Rublev vince da lucky loser, ed è la settima volta che accade. L'ultima risale a otto anni fa, con Rajeev Ram a Newport. Ma se per l'americano fu una specie di coronamento, per lui è il primo successo di una carriera che promette scintille, specie da quando alla genialità russa sta affiancando la disciplina spagnola. “Sono felice e sorpreso, non ho parole per descrivere questa emozione – ha detto Rublev – non ho obiettivi classifica e non ambisco a risultati particolari. L'importante è lavorare per migliorare giorno dopo giorno”. Allude al breve termine, perché il suo futuro è scritto. Con questo successo entrerà tra i top-50 ATP, segno che la sua carriera è ormai cambiata. Soltanto poche settimane fa era intorno alla 130esima posizione, poi i quarti ad Halle e il secondo turno a Wimbledon (partendo dalle qualificazioni) avevano inaugurato la svolta. Di Rublev piace la personalità, la capacità di giocare con coraggio i punti importanti. Tutto questo è accompagnato da una notevole consapevolezza nei propri mezzi, già evidenziata dopo la vittoria contro Fognini. Niente esultanze sfrenate, soltanto la libidine psicologica di chi vuole godersi il momento. Khachanov è sempre più vicino, ed è probabile che ritroverà il connazionale a Milano, per la prima edizione delle Next Gen Finals. Con questo successo, Rublev si porta al terzo posto nella Race to Milan, ma in questo momento non deve porsi limiti.

PRIMO TITOLO DI UNA LUNGA SERIE
Andrey possiede enormi margini di crescita, a partire da un fisico ancora acerbo, bisognoso di irrobustirsi. La palla viaggia già parecchio perché dentro c'è un bel mix tra timing e talento, ma un pizzico di pesantezza in più non guasterebbe. Ci sbilanciamo: tra una decina d'anni guarderemo con stupore – e un po' d'ammirazione – gli highlights di questa finale, prima tappa del grande viaggio di Andrey. Umago 2017 come Milano 2001, Sopot 2004 o Amersfoort 2006? Il paragone è impegnativo, ma Andrey Rublev ha una gran fortuna: in buona parta dipende da lui. Lorenzi saluta Umago con soddisfazione: ha provato a mischiare le carte in tavola, non si è vergognato di giocare alcuni pallonetti da giocatore di club, peraltro con risultati apprezzabili, ma la differenza era troppo evidente. “Vorrei migliorare la posizione con cui ho chiuso il 2016, ma un secondo turno a Wimbledon e la finale a Umago non sono bastate: significa che dovrò migliorare ed essere ancora più aggressivo, a partire dalla messa a punto del servizio”. Il segreto della sua longevità agonistica, in fondo, è spiegato da queste parole.

ATP 250 UMAGO – Finale
Andrey Rublev (RUS) b. Paolo Lorenzi (ITA) 6-4 6-2

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