Il paradiso circondato dalla criminalità

Pochi sanno che lo stato messicano del Guerrero, dove si trova Acapulco, ha un enorme tasso di criminalità e il torneo viene monitorato con attenzione affinchè i tennisti non percepiscano cosa accade all'esterno. Ma fanno un gran lavoro: i giocatori sono super contenti e non è ancora tramontata l'idea di organizzare un Masters 1000.

Le immagini panoramiche del Campo Centrale di Acapulco sembrano provenire da un paradiso terrestre. Si gioca accanto a una delle spiagge più famose al mondo, suggestione per milioni di turisti. Eppure Acapulco si trova nello stato del Guerrero, nel Messico meridionale, uno dei più violenti al mondo. Con i suoi tre milioni di abitanti, racconta storie terribili. Criminalità, regolamenti di conti (anche con decapitazioni) e rapimenti. Secondo la stampa locale, ci sono tre clan che si contendono il controllo del narcotraffico. Nemmeno le imponenti misure di sicurezza permettono di arginare la violenza. Nonostante tutto, Acapulco continua ad essere una zona franca, un luogo di vacanza, mare...e tennis. Il torneo cresce anno dopo anno e nel 2017 ha trovato la sua dimensione. Lo stato ne è consapevole e collabora per eliminare i timori che potrebbero compromettere una delle principali fonti di reddito del Paese: il turismo. L'Abierto Mexicano Telcel è si proprietà di Mextenis, un brand del Grupo Pegaso, proprietà di un certo Alejandro Burillo. E' una specie di Silvio Berlusconi messicano: si occupa di telecomunicazioni, turismo, tecnologia e calcio. Ed è attento ai dettagli: appena i giocatori mettono piede ad Acapulco, vengono isolati e tenuti lontani da qualsiasi situazione pericolosa. L'aeroporto dista 8 chilometri dal Princess Mundo Imperial, la paradisiaca location del torneo. Una volta entrati, non vi escono fino all'eliminazione. Il paese dei balocchi tennistico ha soltanto un elemento stonato: l'imponente numero di guardie del corpo. Non perdono mai di vista i giocatori, dagli allenamenti alle sale stampa, fino all'ingresso in hotel. Qualche anno fa, l'ATP inviò una mail ai vari giocatori con una serie di avvertimenti.

IMMAGINE POSITIVA
Raul Zurutuza è lo storico direttore del torneo. Il suo paziente lavoro ha portato ben sei top-10 nell'edizione che terminerà nel weekend. “Lavoriamo ad Acapulco dal 2001, quando abbiamo lasciato Città del Messico – racconta Zurutuza – e abbiamo il sostegno di tutti i governi: federale, statale e municipale. Inoltre ci aiuta la polizia. Il nostro obiettivo è fare sì che la settimana sia soltanto sport, famiglia e riposo. Vogliamo che la sicurezza si presenti in modo amichevole, senza fucili, aria tesa o abbigliamento militare”. L'allusione è ai circa 300 agenti che frequentano il torneo. Il risultato è straordinario: i giocatori adorano Acapulco. Il torneo piace per la location (si gioca a due passi da una spiaggia), per la cortesia della gente e la qualità delle strutture. Quest'anno c'è stato un clamoroso sold out di biglietteria, tenendo conto che l'arrivo di Djokovic, Nadal e Del Potro ha acceso l'interesse degli appassionati. La TV trasmette tutti i match sui due campi principali e – in effetti – arriva un'immagine positiva. “E' importante veicolare un messaggio di pace” ha detto Zurutuza. Sul piano tecnico, il passaggio dalla terra al cemento è stata una benedizione per attirare i top-10. Il montepremi non è straordinario (Dubai, diretto concorrente, offre più o meno il doppio), tuttavia possono permettersi garanzie molto importanti. E così torna il solito discorso: Acapulco vorrebbe organizzare un Masters 1000. Nel 2019 cambierà qualcosa nel calendario ATP e chissà che non possa succedere qualcosa di interessante per questo angolo di felicità. Certo, qualche anno fa Burillo e Zurutuza si sentirono chiedere 120 milioni di dollari per acquistare una location adatta a un Masters 1000. Ma l'idea non è ancora tramontata. Anzi...

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