QUELL'INCROCIATO ASSASSINO
Dopo Cagliari, i due si sono trasferiti a Barletta, dove Nadal vinse il suo primo titolo Challenger, battendo in finale il “Dragone” Albert Portas. “Ci eravamo accorti che era speciale, molto speciale” dice Marin, semifinalista nello stesso torneo. Si persero di vista per qualche giorno, salvo poi ritrovarsi proprio a Barcellona. E il sorteggio, beffardo, li ha messi nuovamente uno contro l'altro. “Ho preparato la partita pensando a quello che era successo qualche settimana prima a Cagliari. Pensavo che sarebbe stata un'altra battaglia, punto a punto. Invece fu un calvario. Davanti a me c'era un giocatore completamente diverso. All'improvviso non potevo giocare contro di lui. Tirava colpi vincenti da tutte le parti. Non sapevo cosa fare. Sul 4-0 ho pensato che mi avrebbe rifilato un cappotto: non avevo mai provato una sensazione del genere su un campo da tennis. Però nel quinto game sono salito 40-0 e pensavo che avrei evitato 6-0. Sul punto seguente mi ha tirato un incrociato potentissimo, ma ho provato ugualmente ad arrivarci. Sono caduto, ho perso il punto e il ginocchio ha fatto crack. Ho perso il set 6-0, ho chiamato il fisioterapista e mi disse che non aveva senso andare avanti. Mi ero rotto il legamento e sarei rimasto fermo per quattro mesi”. Ma com'era possibile che la stessa persona fosse diventato un altro giocatore, completamente diverso, nell'arco di poche settimane? Come aveva fatto a cambiare passo, velocità, pesantezza? La risposta era qualche centinaio di chilometri verso est, al Country Club di Monte Carlo. Mentre Marin preparava il torneo di Barcellona, Nadal tentò le qualificazioni a Monte Carlo. Le passò battendo Eschauer e Stoliarov, poi nel main draw superò Karol Kucera e Albert Costa, campione in carica del Roland Garros.